Respirare bene è facile, se sai come farlo. Servono aria pulita, consapevolezza del respiro e qualche attenzione dentro casa. Mettiti comodo, ora ti raccontiamo tutto.
- 1. Lo yoga e l’arte del respiro
- 2. Cosa respiriamo nelle nostre case
- 3. Respirare bene quando si fa sport
- 4. Gli amici a quattro zampe e il respiro
Respirare è la cosa più naturale del mondo, è il primo (e ultimo) atto che accompagna la nostra esistenza. In media al giorno respiriamo dalle 20mila alle 30mila volte e nella stragrande maggioranza dei casi eseguiamo atti meccanici in maniera inconsapevole, senza troppo badare a quel flusso d’aria vitale che ci attraversa e ci dà energia. Eppure “respirare bene” può fare la differenza e migliorare il nostro benessere perché spesso lo stress, le abitudini e l’ambiente in cui ci troviamo, fuori e dentro casa, vanno a condizionare e alterare il nostro respiro.
Joseph Pilates, ginnasta tedesco del primo novecento nonché fondatore del metodo di allenamento che porta il suo nome – il metodo Pilates appunto – in uno dei suoi scritti definiva la respirazione come una “doccia interiore”, capace di agire sulla circolazione, purificando il sangue e rigenerando le cellule. Prendendo spunto dalle discipline orientali che studiò a fondo insieme alla biomeccanica e l’anatomia, arrivò a sostenere che “la cosa più importante è imparare a respirare correttamente”. Se a questo punto della lettura avete tirato un bel respiro e sentite il vostro corpo risvegliarsi, iniziare a muoversi e stiracchiarsi, sappiate che una buona risposta alla sua richiesta di attenzione è riassumibile in una parola: yoga.
1. Lo yoga e l’arte del respiro
Si comincia a praticare yoga per un problemino alla schiena, una contrattura alla gamba o quella dose di pensieri che non fa dormire la notte. Molti di noi cominciano così, nel tentativo di aggiustare il tiro di una quotidianità troppo sedentaria o frenetica e finiscono per scoprire qualcosa di straordinariamente semplice che può contribuire al nostro benessere: l’arte del respirare.
Spesso, infatti, andiamo ad alterare inconsciamente il ritmo del nostro respiro o assumiamo schemi di respirazione scorretta da cui possono derivare vari problemi muscolari, neurologici, cardiovascolari, gastrointestinali. Se siamo arrabbiati o agitati il respiro si accorcia, quando siamo tranquilli si allunga.
Insegnante di yoga associato alla Federazione Italiana Yoga, regista e filmaker milanese. Collabora negli anni ’80 ai programmi televisivi di Carlo Massarini, dirige le trasmissioni Rai “ Vento del Nord” e “l’Elmo di Scipio” di Enrico Deaglio e realizza numerosi documentari. Collabora con Virgin Music Italy. Negli ultimi anni si dedica principalmente alle pratiche sperimentali del video, ricercando nuove vie espressive. Nel 2019 a Roma dà vita ad “INCLUSIVA”, spazio interculturale. Come insegnate yoga conduce da anni regolarmente corsi settimanali, incontri periodici di approfondimento e laboratori, vivendo tra Milano e Roma.
Intervista a Leonardo Gervasi parte 1. Il respiro e il pranayama
“Il respiro nello yoga è tutto, perché è l’incontro tra la mente e il corpo, quindi ha una funzione fisica ma è legato anche ai nostri piani emotivi” spiega Leonardo Gervasi che andiamo a trovare nella sua casa milanese tra spezie, libri, foto di viaggi e fiori di Bach. Leonardo è una persona poliedrica, oltre ad avere un trascorso da documentarista e filmaker è insegnante di yoga. Una vita nel mondo delle produzioni video costellata da viaggi in India e incontri con maestri importanti, che l’hanno portato anche ad aprire un ashram nell’87 a Rimini. “Il respiro nello yoga è tutto, perché è l’incontro tra la mente e il corpo, quindi ha una funzione fisica ma è legato anche ai nostri piani emotivi” spiega Leonardo Gervasi che andiamo a trovare nella sua casa milanese tra spezie, libri, foto di viaggi e fiori di Bach. Leonardo è una persona poliedrica, oltre ad avere un trascorso da documentarista e filmaker è insegnante di yoga. Una vita nel mondo delle produzioni video costellata da viaggi in India e incontri con maestri importanti, che l’hanno portato anche ad aprire un ashram nell’87 a Rimini. “La prima volta che ho avuto a che fare con lo yoga è stato a 18 anni con Autobiografia di uno yogi di Yogananda. Da allora ho sempre praticato e studiato, sono stato in India una dozzina di volte, là mi sono sposato nell’87. Ora ho 63 anni, insegno yoga da più di dieci e solo di recente ho scelto di diplomarmi alla scuola della Federazione Italiana Yoga. Diciamo che la scuola mi ha fatto mettere un pò di ordine sulla scrivania e aiutato a capitalizzare quello che già c’era.
Il respiro nello yoga è tutto, perché è l’incontro tra la mente e il corpo, quindi ha una funzione fisica ma è legato anche ai nostri piani emotivi.
Leonardo Gervasi
Trovo che lo yoga sia un atto rivoluzionario nei confronti di noi stessi e del mondo, parte da ciò che sta più vicino, trasformandolo”. E a proposito di vicinanza e piccole rivoluzioni quotidiane, fatta eccezione per il periodo della pandemia, ogni mattina alle 9:00 la porta d’ingresso di casa Gervasi si apre ai condomini che liberamente possono entrare per una mezz’ora di meditazione. “Un giorno ho scoperto di avere una stanza piena di cose che non mi servivano, così l’ho svuotata e l’ho finalmente dedicata allo yoga. Medito tutte le mattine e chi vuole può unirsi”. Bastano pochi minuti tutti i giorni, infatti, per risvegliare e regolare l’energia di corpo e mente.
Intervista a Leonardo Gervasi parte 2. Reimparare a respirare
“Pranayama è la tecnica con cui si gestisce ‘l’energia vitale’ attraverso il controllo del respiro. La parola prana significa appunto energia vitale mentre ayama significa imbrigliare, dirigere. Immaginate una cartina geografica con migliaia di strade, stradine, autostrade. Ecco, queste sono le nadi, ovvero i canali energetici, mentre il traffico è l’energia vitale che le attraversa e i chakra sono le piazze dove si incontrano le nadi. Questa è una specie di mappa di ciò che nella tradizione viene definito corpo pranico. Si tratta della visione dei saggi indiani che risale a migliaia di anni fa”. E sorridendo aggiunge: “il prana a quei tempi non veniva di certo osservato al microscopio ma oggi possiamo ben comprendere che esiste un’energia sottile nel nostro corpo che arriva alle cellule attraverso il respiro, grazie all’emoglobina che trasporta l’ossigeno”. A nutrirci quindi è prima di tutto il respiro, oltre al cibo, alla luce e alle relazioni umane. Con il respiro andiamo ad ossigenare bene il corpo ma anche a gestire il prana e quindi ad agire sulla sfera mentale ed emotiva. Siamo noi a bilanciare i flussi energetici tramite la respirazione consapevole, lenta e calma.
Srotoliamo il tappetino sul pavimento e abbandoniamo il corpo a terra in posizione supina, ascoltandoci e cercando di rilassarci. La mente tende ad infilare raffiche di pensieri ma se ci concentriamo sul respiro riusciamo a stare nel qui ed ora. Basta poco per riscoprire e allenare il diaframma, il muscolo che fa salire e scendere l’addome, abbassandosi per accogliere aria e alzandosi per espellere l’anidride carbonica dai polmoni. Inoltre sentiamo i benefici della respirazione che nello yoga avviene solo attraverso il naso. Grazie alle narici, infatti, filtriamo e purifichiamo l’aria, la riscaldiamo e la umidifichiamo, cosa che non avviene con la bocca.
Trovo che lo yoga sia un atto rivoluzionario nei confronti di noi stessi e del mondo, parte da ciò che sta più vicino, trasformandolo.
Leonardo Gervasi
“Da un punto di vista fisiologico – dice Leonardo – il respiro è strettamente legato al nostro sistema nervoso autonomo. Per semplificare, possiamo pensare di avere un freno e un acceleratore. L’acceleratore è il nostro sistema simpatico, mentre il freno è il sistema parasimpatico. Il simpatico è quello che ci aiuta nelle performances, manda in circolo adrenalina dalle ghiandole surrenali; serve per dare esami, sostenere un incontro di lavoro, guidare la macchina nel traffico…così spesso arriviamo a casa e non riusciamo a dormire, perché siamo pieni di adrenalina. Allora occorre respirare. Ci possiamo mettere sulla sedia, con le spalle allo schienale e i piedi ben appoggiati a terra. Abbandoniamo spalle e braccia e respiriamo in maniera naturale. Non dobbiamo fare nulla, solo portare la mente sul nostro respiro e poi piano piano rallentarlo, cercando di rimanere in questo stato il più possibile. Fare questo per dieci minuti al mattino e alla sera – lasciando perdere la mistica – consente di attivare il nervo vago e il sistema parasimpatico, il nostro freno”.
Intervista a Leonardo Gervasi parte 3. I Maestri, tra India e Italia
Così migliora la qualità del sonno, la digestione, la pressione arteriosa e viene per esempio ridotta l’ansia.
Questo solo per cominciare, perché nella pratica dello yoga il controllo del respiro è l’anticamera della meditazione, ovvero la strada per accrescere il nostro grado di coscienza e la nostra crescita spirituale.
In India si dice che ogni essere umano ha un numero personale e sconosciuto di respiri da utilizzare nella vita. Sta a noi giocarci questo numero nella maniera più saggia e attenta possibile. Più lentamente respiriamo, maggiore sarà la qualità e la durata del nostro tempo. Questi sono i preziosi “effetti collaterali” del fare yoga.
Praticare yoga con i vicini di casa, un piccolo gesto rivoluzionario
Ora che ci siamo presi cura della nostra respirazione grazie allo yoga, non dimentichiamo che anche la qualità dell’aria gioca un ruolo importantissimo per il nostro benessere. Oltre al “come” è fondamentale considerare anche “cosa” respiriamo. Attraverso un esperimento interessante che prevede l’utilizzo di uno “zaino tecnologico” da indossare e da portare in spalla lungo le strade in cui ci muoviamo, recentemente si sono fatte delle misurazioni per andare a verificare gli effetti del lock down (causato dalla Covid-19) sulla qualità dell’aria delle nostre città. Presto vi racconteremo di che si tratta e i risultati emersi.
2. Cosa respiriamo nelle nostre case
L’aria, come il respiro, non si vede ma si sente. Camminando per le strade delle città durante il lockdown dovuto alle restrizioni per la Covid-19, mettendo il naso fuori casa per andare a fare la spesa o per fare una corsa nel parco più vicino, abbiamo prestato attenzione all’ambiente in cui siamo immersi, riscoprendo non solo la bellezza di uno spazio più silenzioso e meno trafficato ma anche i profumi presenti in natura normalmente coperti dall’odore dello smog. Eppure, al di là delle impressioni, qual è stato l’impatto del lock down a livello globale sulla qualità dell’aria sia all’esterno che negli ambienti chiusi? Già, perché spesso ci dimentichiamo che l’aria che respiriamo all’interno è la stessa che respiriamo all’esterno, a cui si aggiungono elementi inquinanti invisibili ai nostri occhi ma comunque dannosi per la salute derivanti per esempio da spray, fornelli, fiori e animali domestici.
Per trovare queste risposte e raccogliere dati relativi all’inquinamento, un’azienda tecnologica di portata mondiale come Dyson, in collaborazione con il Kings College London e la Greater London Authority, ha messo a punto un particolare strumento di monitoraggio lanciando un esperimento su scala internazionale. Si tratta di uno “zaino tecnologico” leggero e pratico che si mette in spalla durante gli spostamenti e che grazie a dei sensori sofisticati rileva gli elementi presenti nell’aria. In pratica abbiamo a disposizione una centralina portatile che fornisce delle “istantanee” dell’aria rilevando biossido di azoto (NO2), i composti organici volatili (VOC) e particelle PM2.5 e PM10.
Il cambiamento epocale è comprendere che noi siamo parte di questo sistema vitale complesso, ricco, sofisticato e meraviglio. È solo nei nostri migliori interessi imparare a onorarlo a livello sociale, ambientale ed economico, sapendo che ogni aspetto è interconnesso.
Cristina Gabetti
Nel 2020 è stato quindi lanciato un progetto che ha coinvolto 14 città in tutto il mondo tra cui Berlino, New York, Delhi, Singapore, Dubai, Bangkok dove è stato chiesto ad alcune persone di indossare lo zaino durante gli spostamenti quotidiani in due fasi distinte, cioè durante e dopo il lock down. I dati ottenuti sono stati abbinati a quelli riportati dai rilevamenti fatti all’interno degli ambienti chiusi. I risultati hanno restituito un quadro della situazione molto interessante e per certi aspetti sorprendente.
In Italia l’esperimento è stato effettuato a Milano, città che si posiziona in cima alle classifiche per le concentrazioni di polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e biossido di azoto (NO2). Ed è qui che abita Cristina Gabetti, giornalista esperta in sostenibilità, a cui è stato chiesto di partecipare al progetto.
Radici americane, cresce a Torino; è giornalista, scrittrice e consulente per l’implementazione di pratiche sostenibili. Dopo un decennio da cronista di spettacolo, dal 2008 si dedica al tema della sostenibilità. Nel 2008 pubblica il suo primo libro, Tentativi di eco condotta (Rizzoli) a cui seguono tra gli altri Tondo come il mondo destinato alle scuole. Oltre alla sua attività in televisione e con diverse testate giornalistiche, collabora con organizzazioni e aziende. Insegna e modera dibattiti con esperti nazionali e internazionali attorno alle sfide del nostro tempo. Dal 2019 è membro dell’Advisory board del Ycelp – Yale center for environmental law&polic .
Intervista a Cristina Gabetti: lo zaino per la qualità dell’aria
“Avere questa tecnologia sulle spalle – racconta Cristina – mi ha permesso di confrontarmi con i miei sensi, in particolare con l’olfatto. Mi ha affascinata l’idea di avere una lettura precisa di ciò che respiriamo. Mentre camminavo per le vie deserte sentivo tutti i sensi spalancarsi. Convinta che la qualità dell’aria fosse migliore, riflettevo sul paradosso per cui si respira meglio in un momento in cui è colpito l’apparato respiratorio a livello globale, a causa della pandemia. Quando mi sono ritrovata con lo zaino in mezzo al traffico, al rumore e alla puzza, mi sono resa conto che le nostre città sono proprio vecchieˮ. E poi lo stupore di fronte ai risultati dell’indagine: “Ho avuto conferma che ciò che si sente pungere nel naso è il biossido di azoto, il gas di scarico delle auto, che durante il lockdown è diminuito, mentre mi ha sorpresa molto vedere che il particolato fosse maggiore e questo è imputabile in buona parte al riscaldamento. E poi aggiunge: “Sono molto attenta alla qualità del respiro; per anni ho praticato yoga e ora pratico tai chi, inoltre ho partorito tre figli e molto del parto è legato al respiro. Mi sono resa conto ultimamente di quanto non respiriamo in modo corretto, tendiamo a trattenere troppa aria nei polmoni e invece è importante buttarla fuori per rinnovarla. Abbiamo dei filtri ʻmagiciʼ nel nostro naso e se non respiriamo correttamente questi non sono in grado di funzionare e proteggerciˮ.
Il suo approccio all’esperimento è stato del tutto personale, dettato da una visione “olisticaˮ dell’esistenza: “Sono olistica per allenamento e questo è fondamentale quando si parla di sostenibilità. Essere sostenibili vuol dire rispettare i sistemi vitali che sono tutti interconnessi tra loroˮ.
Cristina si dedica al tema sostenibilità da più di dieci anni. È del 2008 il suo primo libro intitolato Tentativi di Eco Condotta e da allora si occupa di sviluppo sostenibile come giornalista collaborando anche con organizzazioni e aziende.
Intervista a Cristina Gabetti: l’importanza di respirare bene e l’approccio olistico allo studio
Per quanto riguarda l’aria indoor Cristina ci riporta la sua esperienza personale: “Quando è nata la mia seconda figlia abbiamo cambiato casa e ho fatto un enorme studio sull’ambiente interno, per ridurre le possibili emissioni nocive: la cucina è fatta evitando colle con formaldeide, i rivestimenti alle pareti e ai pavimenti sono naturali, privi di elementi tossici. I tessuti non hanno trattamenti ignifughi e abbiamo eliminato i detersivi classici, sapendo che la migliore guida a comprendere quali sono le sostanze nocive e tossiche sono i nostri sensi, il naso e il gusto nello specifico. Pochi sanno che l’ambiente interno può essere più inquinato di quello esterno. La pandemia ci ha insegnato che la polvere è un aggregatore di batteri. Adesso è più facile trovare soluzioni e prodotti adatti ma a quel tempo era complesso, quindi escogitavo dei sistemi di compensazione tutti miei: se ero costretta a inquinare in un ambito, tendevo a compensare in un altroˮ.
Cristina da questo punto di vista è esemplare, interpreta la sostenibilità come una missione creativa per cui va alla ricerca di nuove soluzioni, sperimenta, cerca di rendere accessibile ciò che non lo è. Le sue scelte sono il risultato di un sano pragmatismo e di un continuo lavoro di ricerca e informazione. Rispetto al futuro afferma: “Il cambiamento epocale è comprendere che siamo parte di questo sistema vitale complesso, ricco, sofisticato e meraviglioso. È solo nei nostri migliori interessi imparare a rispettarlo a livello sociale, ambientale ed economico, sapendo che ogni aspetto dipende dall’altroˮ.
Intervista a Cristina Gabetti: la qualità dell’aria in ufficio
Queste parole ci portano ad una riflessione chiara: non c’è una separazione tra dentro e fuori, la salute del nostro ambiente e la nostra salute sono strettamente legate. I dati sulla qualità dell’aria all’esterno oggi disponibili suggeriscono una riduzione dei livelli di NO2 nelle principali città durante il lockdown.
Al termine delle restrizioni a Milano si è registrato infatti un aumento del 100 per cento del biossido di azoto (legato al traffico) e un sorprendente calo dei PM 2,5, ovvero le polveri sottili tipiche delle emissioni industriali, associate agli impianti di riscaldamento e in generale ai processi di combustione. Se lasciamo ferme le auto (in particolare quelle a disel) il nostro impatto sull’aria che respiriamo diminuisce, ma questo non basta: serve maggiore consapevolezza per quanto riguarda l’inquinamento negli spazi chiusi, domestici o pubblici, dove svolgiamo il 90 per cento delle attività: dormire, lavorare…e fare sport! L’inquinamento non si lascia fuori chiudendo la porta d’ingresso e in particolare abbiamo bisogno di respirare aria pulita quando ci dedichiamo all’attività fisica. Di questo vi parleremo nel prossimo capitolo…
Sempre più persone sono consapevoli dell’importanza della qualità dell’aria che respiriamo negli spazi indoor (casa, uffici a altri luoghi chiusi), fondamentale per il nostro benessere. Come il cibo e la luce, l’aria è energia vitale. L’ossigeno che inspiriamo nutre le cellule del nostro corpo e attraverso la pratica dello yoga possiamo imparare a resprirare correttamente, traendo benefici per la nostra sfera fisica, emotiva e mentale.
I purificatori domestici offrono una soluzione efficace per rigenerare l’aria, rilevando le particelle ultrafini invisibili ai nostri occhi. Si tratta di particelle inquinanti come PM 2,5 (emissioni indutriali), PM 10 (pollini e allergeni), COV (composti organici volatili) e NO₂ (biossido di azoto in alte concentrazioni vicino alle strade). La tecnologia Dyson rimuove il 99,95 per cento delle particelle ultrafini (compreso il polline) e distrugge la formaldeide.
Fiori, animali domestici, spray e fornelli da cucina, l’aria delle nostre case può nascondere particelle inquinanti invisibili oltre a odori sgradevoli. I purificatori Dyson rilevano automaticamente questi elementi e li rimuovono. Il sistema Air Multiplier™ consente di diffondere in tutta la stanza un flusso potente e uniforme di oltre 290 litri d’aria purificata al secondo, rinfrescando l’ambiente d’estate e riscalandolo d’inverno.
3. Respirare bene quando si fa sport
Forse bisognerebbe cambiare linguaggio per riuscire a smuovere un paese ancora troppo sedentario come il nostro e convincerlo a sfilarsi le pantofole per attivarsi e ritrovare equilibrio fisico e mentale. Abbiamo infatti a disposizione due modi efficaci e gratuiti per prenderci cura di noi stessi e combattere quel mal comune che si chiama stress: “respirare bene” e fare movimento. Forse, dicevamo, potremmo usare un linguaggio differente per persuadere le persone dell’importanza del respiro e dell’attività motoria. Immaginate di sostituire le parole “esercizio fisico” con “allenamento alla felicità”. L’espressione di primo acchito fa sorridere ma richiama ciò che numerosi studi scientifici confermano, ovvero che l’attività motoria influenza l’umore.
Mettendo alla prova corpo e mente comprendiamo di cosa siamo capaci realmente e in questo modo possiamo realizzarci.
Omar Gatti
Di questo è convinto anche Omar Gatti, specializzato in analisi del movimento e biomeccanica del ciclismo, con un passato da artista marziale e una forte passione per cicloviaggi e trail running. Secondo lui “essere in forma fisica è un presupposto necessario per essere felici, perché muoversi significa vivere senza dolori, utilizzando le capacità motorie in modo completo, sviluppando forza muscolare, resistenza aerobica e velocità di movimento. Mettendo alla prova corpo e mente comprendiamo di cosa siamo capaci realmente e in questo modo possiamo realizzarci”. Con lui ragioniamo sul fatto che l’Italia è un paese vecchio e immobile: “Siamo il paese in Europa con il più alto tasso di obesità tra i ragazzi e le tre cause principali di morte sono il diabete, le malattie cardiovascolari e l’ipertensione. Dobbiamo cercare di rendere le persone più attive nella loro vita quotidiana, a casa e negli spostamenti”.
Intervista a Omar Gatti parte 1: Essere in forma fisica è il presupposto per essere felici
La soluzione a molti di questi problemi è la bicicletta, come spiega Omar, che oltre a lavorare come biomeccanico è responsabile della scuola di formazione di Bikeitalia.it e non perde l’occasione per ricordare il benessere che questo mezzo può portare. Infatti la bici è l’alleata perfetta di uno stile di vita sano e sostenibile. “Per andare al lavoro in media le persone compiono un tragitto che sta sotto i dieci chilometri. È stato dimostrato che su queste distanze l’auto è il mezzo meno efficiente, mentre la bici è il più veloce e conveniente”. Quindi pedalando rimaniamo in forma, risparmiamo soldi, tempo e abbassiamo il livello dei gas inquinanti che poi andiamo a respirare sia all’esterno che negli spazi chiusi.
Siamo il paese in Europa con il più alto tasso di obesità tra i ragazzi e le tre cause principali di morte sono il diabete, le malattie cardiovascolari e l’ipertensione. Dobbiamo cercare di rendere le persone più attive nella loro vita quotidiana, a casa e negli spostamenti.
Omar Gatti
“Ho fatto i conti con il tema della qualità dell’aria per via del mio bimbo che ora ha cinque anni” racconta Omar. “Ricordo quando i miei suoceri dicevano ʻtienilo in casa, così non si ammalaʼ. Soffriva di bronchiti e mi sono reso conto dell’influenza dell’inquinamento sul problema. Ai tempi abitavamo sopra una rotonda trafficata, sui vetri c’era la polvere nera dello smog, la stessa che respiravamo anche in casa. Siamo abituati a pensare alle nostre mura domestiche come a uno schermo che ci protegge da microrganismi, come se le finestre fossero dei filtri che purificano l’aria… ma non è così”.
Intervista a Omar Gatti parte 2: La bici, emblema di uno stile di vita sano e sostenibile
Omar ha l’abitudine di allenarsi in casa tutti i giorni molto presto, dalle 6 alle 7:30 del mattino, quando riesce a ritagliarsi un momento per sé prima del lavoro in studio e degli impegni familiari, approfittando di un momento tranquillo, “quando il bimbo e mia moglie dormono”. Sottolinea che è fondamentale arieggiare gli ambienti prima e dopo gli allenamenti. “Spesso, anche in inverno, tendo ad allenarmi sul balcone, proprio per respirare meglio. Molti clienti – parliamo di ciclisti – mi raccontano che ʻfanno i rulliʼ in garage, quindi sotto terra, oppure in camera da letto, senza arieggiare. Le stanze diventano camere a gas piene di CO2, anche perché quando si fa attività indoor si suda molto di più rispetto all’esterno, dove l’effetto wind chill ci raffredda. È importante curare questo aspetto. Anche durante il defaticamento finale, il ricambio d’aria è fondamentale”.
È stato dimostrato che su distanze sotto i i cinque chilometri, l’auto è il mezzo meno efficiente, mentre la bici è il più veloce e conveniente.
Omar Gatti
Omar Gatti, classe 1985. Laureato in scienze motorie, si è specializzato in “Preparaciòn Fisica y Atletica” presso l’Accademia degli sport di Alto Rendimento (Spagna). Biomeccanico e direttore della scuola di formazione di Bikeitalia.it. Da giovane artista marziale, ora cicloviaggiatore e trail runner, è convinto che essere in forma fisica sia un presupposto necessario per essere felici.
Cosa pensiamo dell’aria in casa? La ricerca Toluna
In effetti, in Italia, il tema dell’inquinamento indoor è ancora sottovalutato. C’è una scarsa percezione del problema, e non solo da parte degli sportivi, come ci dimostrano i risultati dell’indagine promossa da Dyson – azienda tecnologica di portata mondiale – in collaborazione con Toluna, agenzia di ricerche di mercato. Si tratta di uno studio riguardante la percezione dell’inquinamento dell’aria rivolto in particolare agli abitanti di alcune grandi città: Roma, Milano, Napoli e Torino.
L’aria che respiriamo a casa è anche peggiore di quella esterna
Molto+ Abbastanza d’accordo
Quale tra i seguenti spazi ritieni più inquinato?
Sul campione di abitanti del Nord Italia
Che rilevanza avrà il tema dell’inquinamento domestico nei prossimi 5 anni?
Abbastanza + Grande rilevanza
Dati della ricerca Toluna sulla percezione della qualità dell’aria in casa © Toluna
Su un campione di più di 1.000 intervistati, la netta maggioranza (più dell’80 per cento) pensa di respirare aria cattiva all’aperto e sui mezzi di trasporto; ma solo il 4 per cento dei residenti nel nord Italia indica la casa come lo spazio più inquinato. Ma non è tutto. Quando si presentano dati scientifici a supporto di questa tesi, solo un intervistato su due concorda sul fatto che l’aria negli spazi chiusi sia anche peggiore di quella esterna. Significa che preferiamo rimanere ancorati alle nostre convinzioni piuttosto che fare i conti con la realtà, nonostante in media si dichiari di trascorrere in casa tra le dieci e le undici ore al giorno. Così, se per il 96 per cento degli intervistati del nord Italia l’inquinamento risulta un tema rilevante, gli stessi non si rendono conto che il problema si incontra maggiormente al chiuso, dove tra l’altro funghi, muffe ed acari non sono percepiti come particolarmente pericolosi, mentre alcuni elementi inquinanti come fumo di sigaretta e polveri sottili non vengono considerati diffusi negli spazi indoor.
Inoltre, tornando al tema dell’attività motoria, si sostiene che praticare sport outdoor comporti rischi per la salute a causa dell’inquinamento, mentre come abbiamo visto è proprio al chiuso che si rischia di non avere aria sufficientemente pulita durante gli allenamenti. E per completare il quadro, una parte importante del campione intervistato (il 50 per cento circa) dichiara che il tema dell’inquinamento domestico e delle possibili strategie per evitarlo saranno rilevanti nei prossimi cinque anni.
Approfondimento. Conoscere la formaldeide e gli altri inquinanti indoor
All’interno degli ambienti sono presenti elementi invisibili e inodori che respiriamo inconsapevolmente e che possono minare la nostra salute. Si tratta dei Cov, composti organici volatili, in inglese definiti Voc, Volatile organic compounds. Ne esistono più di 300, sono di origine chimica e la loro presenza è dettata da diversi fattori, come il fumo della sigaretta o il nostro modo di cucinare (spesso è il prodotto di una combustione), la pulizia degli ambienti o l’uso di detersivi detergenti, cosmetici, profumi. Altro fattore di rischio sono le vernici e le colle dei materiali d’arredo che possono quindi causare irritazioni agli occhi, alle vie respiratorie o alla cute. In particolare ricordiamo la formaldeide, sostanza cancerogena che rappresenta uno dei principali agenti implicati nella sindrome dell’edificio malato (Sick building syndrome). In particolare, come afferma l’Oms, l’esposizione è pericolosa per le persone con problemi respiratori, per gli anziani e per i bambini. Da qui l’importanza di ventilare costantemente gli ambienti e controllare l’etichetta dei prodotti: se leggiamo “utilizzare il prodotto in un ambiente ben ventilato” non dobbiamo sottovalutare la questione e dobbiamo quindi aprire le finestre.
Intervista a Omar Gatti parte 3: L’importanza della respirazione nelle arti marziali
Insomma, come per la questione dell’attività fisica, anche per quanto riguarda la qualità dell’aria abbiamo ancora della strada da fare per accrescere il nostro livello di consapevolezza. Eppure, il cambiamento è a portata di mano, conviene e dipende da noi.
Prima di dedicarsi alla bici, per molti anni Omar ha praticato le arti marziali in cui la respirazione ha un ruolo di primaria importanza. Da quel periodo arriva un insegnamento che Omar ci consegna e che si inserisce perfettamente nel nostro percorso sull’importanza respiro: “Non puoi pensare lentamente, se respiri in maniera affannosa”. Corpo e testa viaggiano di pari passo, saluta fisica e mentale sono due facce della stessa medaglia.
Per ritrovare benessere bisogna quindi muoversi di più ma anche saper rallentare e “stare”. La qualità del respiro fa la differenza, consente di riconnetterci con noi stessi e con la natura. Questo sarà il tema del prossimo capitolo, dedicato agli amici a quattro zampe.
4. Gli amici a quattro zampe e il respiro
Respirare bene e muoversi sono due modi per ritrovare equilibrio, due strumenti per riallineare il corpo e la mente che spesso viaggiano a velocità differenti. Mentre il corpo resta immobile e si contrae, il pensiero corre frenetico e finiamo con l’accorciare il nostro respiro. Esiste però un altro modo per ritrovare benessere e tornare al fatidico “qui ed ora” ed è la relazione con gli animali, in particolare con gli animali da compagnia. Senza dire una parola, semplicemente standoci accanto, gli amici a quattro zampe sanno tirare fuori il meglio di noi. Sono una fonte inesauribile di buon umore. Anche quando se ne stanno acciambellati in un angolo o immobili davanti alla finestra, la loro presenza è un invito alla leggerezza e alla vitalità. Sono un toccasana per la nostra salute fisica e mentale e i benefici che portano sono provati scientificamente.
Un’attenzione però che dobbiamo prestare nei confronti di cani, gatti o altri animali domestici riguarda le allergie che questi possono innescare nei soggetti predisposti e che interessano principalmente le vie respiratorie. Ma quali sono i fattori scatenanti e cosa dobbiamo sapere al riguardo? Ne parliamo con una veterinaria che ha deciso di trasformare l’amore per gli animali nella sua professione, per dedicarsi in particolare alla cura di cani e gatti. Con lei scopriamo i benefici derivanti dalla relazione con gli animali d’affezione e gli eventuali problemi di allergia, andando a chiudere il nostro viaggio sul tema del respiro volteggiando in aria e respirando musica. Lasciamoci quindi ispirare dal racconto di Eleonora Tosca.
37 anni appena compiuti e due grandi amori da sempre: gli animali e la musica.
Veterinaria, appassionata di medicina naturale, lavora in una clinica e sta seguendo un percorso di studio legato a omotossicologia, omeopatia e medicina integrata.
In arte si fa chiamare Eleviole?, è una cantautrice e performer. Voce della band Aria di neve, nel 2019 pubblica il primo album da solista “Dove non si tocca”. Attualmente sta lavorando al secondo album previsto per il prossimo inverno, dove la musica si incontrerà con le arti aeree del circo in un vero e proprio spettacolo live.
Eleonora fin da bambina diceva “da grande voglio fare la veterinaria”, anche se abitando in una metropoli il contatto con gli animali e la natura non era semplice. In appartamento il primo cane arriva quando lei ha undici anni. In compenso nella sua vita c’è sempre stato spazio per la musica e poi il circo e il teatro. Ora ha 37 anni, da Milano si è trasferita in Toscana dove lavora come veterinaria in una clinica, dopo aver trascorso due anni in pronto soccorso. Quando stacca dal lavoro si dedica a due passioni: la musica e le acrobazie aeree con i tessuti. Come cantautrice in arte si chiama Eleviole?. Vittorio e Otello sono i suoi due gatti, quelli che si ritrovano tra le note delle canzoni, nei suoi testi.
Intervista a Eleonora Tosca parte 1. I benefici che porta la relazione con gli animali da compagnia
“Molti studi confermano che la presenza degli animali in casa, in particolare dei gatti, contribuisce a diminuire l’insorgenza di fenomeni cardiovascolari acuti – spiega Eleonora. “Per esempio accarezzare il pelo o stare sul divano con il nostro animale sulle ginocchia, fa abbassare la pressione arteriosa. Questo favorisce il benessere personale. Dopo una giornata di lavoro prendere in braccio il gatto che è caldo, morbido e fa le fusa, fa rilassare e abbassare il livello di cortisolo, migliora l’umore. La giornata può esserti andata storta, ma quando entri in casa e il tuo cane ti accoglie scodinzolando, molti dei problemi si risolvono, gli animali riescono a cancellarli immediatamente”. E poi aggiunge: “L’animale per sua natura vive in un costante presente, sempre positivo, cosa che noi invece facciamo fatica a vivere. Se l’animale è equilibrato, il contatto con lui ci restituisce la possibilità dello stare nel qui ed ora”. Inoltre, avere un animale, soprattutto un cane, ci rende più attivi, porta a muoversi, a passeggiare, a giocare e fare quindi esercizio fisico. Così si riduce lo stress, si abbassa la pressione del sangue e migliora il tono muscolare.
Tornando ai gatti, per quanto riguarda le allergie, Eleonora specifica un aspetto importante: “Non siamo allergici al pelo ma ad una proteina contenuta nella saliva o nella forfora. L’allergene viene distribuito dai gatti sul pelo quando si leccano (i gatti si leccano anche quattro o cinque ore al giorno) per cui il pelo è un veicolo”. Gli allergeni sono particelle microscopiche e leggere, oltre a rimanere sul pelo si diffondono nell’aria e restano a lungo in un ambiente, anche per anni. Si spostano nello spazio e si legano alle particelle di polvere, tendono a depositarsi sui tessuti (coperte, cuscini) e sugli indumenti. Per questo, oltre all’igiene dell’animale, è importante tenere puliti gli spazi domestici, arieggiare ed eventualmente utilizzare un purificatore. Possono scatenare reazioni allergiche nelle persone predisposte colpendo soprattutto le vie respiratorie. Ogni animale con pelo può essere una fonte di allergeni, ma le allergie sono soprattutto associate a gatti e in minor misura a cani.
Gli animali vivono in un costante presente, sempre positivo, cosa che noi invece facciamo fatica a vivere. Se l’animale è equilibrato, il contatto con questo ci restituisce la possibilità dello stare nel qui ed ora.
Eleonora Tosca
“Le allergie possono capitare in qualsiasi momento della vita, anche io sono stata allergica. Quello che possiamo fare è provare a desensibilizzarci, cioè a stare poco e spesso in contatto con l’animale in modo che l’organismo non lo riconosca come una minaccia. Io sono guarita così, se fossi ancora allergica non potrei fare questo mestiere. Chi è allergico normalmente ha un sistema immunitario sbilanciato e può essere allergico a più sostanze. Sono importanti pulizia degli ambienti e ricambio d’aria”. Eleonora è appassionata di medicina non convenzionale che ha provato prima di tutto su se stessa. Attraverso lo studio della medicina integrata e dell’omeopatia punta ad una visione olistica dei suoi pazienti, affiancando alla medicina tradizionale strumenti diversi per le cure, anche se non è semplice, come ci dice, “perché gli animali non parlano e i percorsi di questo tipo richiedono tempo”.
I benefici di un purificatore d’aria
La saliva e i peli degli animali domestici contengono comuni allergeni. Si tratta di particelle microscopiche che si diffondono nell’aria e permangono negli ambienti. Aderiscono facilmente ai mobili, alle lenzuola e alla tappezzeria. I peli degli animali possono inoltre trasportare altri allergeni come polline, acari della polvere e muffe.
I purificatori domestici offrono una soluzione efficace per rigenerare l’aria, rilevando le particelle ultrafini invisibili ai nostri occhi. Si tratta di particelle inquinanti come PM 2,5 (emissioni industriali), PM 10 (pollini e allergeni), COV (composti organici volatili) e NO₂ (biossido di azoto in alte concentrazioni vicino alle strade). La tecnologia Dyson rimuove il 99,95 per cento delle particelle ultrafini (compreso il polline) e distrugge la formaldeide.
Fiori, animali domestici, spray e fornelli da cucina: l’aria delle nostre case può nascondere particelle inquinanti invisibili oltre a odori sgradevoli. I purificatori Dyson rilevano automaticamente questi elementi e li rimuovono. Il sistema Air Multiplier™ consente di diffondere in tutta la stanza un flusso potente e uniforme di oltre 290 litri d’aria purificata al secondo, rinfrescando l’ambiente d’estate e riscaldandolo d’inverno.
Ci ricorda non solo la bellezza del suo mestiere ma anche il carico emotivo che comporta. Non teme la fatica e le sfide, dentro e fuori dallo studio medico, anzi è ciò che cerca per mettersi in gioco. Basti pensare che per l’uscita del suo primo album, nel 2018, ha deciso di percorrere 600 chilometri in bicicletta in otto giorni per realizzare un road movie in cui raccontarsi: una piccola grande impresa femminile. Alla domanda “Ma chi te lo ha fatto fare?”, risponde che la fatica per lei è sempre stata una specie di motore e con la volontà alla fine possiamo fare quasi tutto.
Intervista a Eleonora Tosca parte 2. L’aria come elemento prediletto: i tessuti acrobatici, sfidare il limite e sentirsi vento
Ogni giorno, dopo il lavoro, si allena sui tessuti aerei, sale a sei metri di altezza, volteggia e fa acrobazie. “Ho sempre avuto una passione per l’aria, è il mio elemento e mi piace l’altezza. Stare in aria è vincere un limite, perché noi siamo fatti per stare a terra. Ogni centimetro guadagnato sui tessuti è una vera fatica. Mi piace arrivare lassù e vedere le cose da un altro punto di vista, lasciando tutto il resto indietro, perché devi essere concentratissima”. E poi aggiunge sorridendo: “Mia nonna mi diceva ʻTu sei come il ventoʼ. E’ una frase che mi sono tatuata. Arrivavano come una tempesta, facevo una cosa e poi subito dopo un’altra. Ecco, ora cerco di essere come il vento buono”. La prossima sfida di Eleonora è artistica: “Il mio sogno ora è portare brani cantati in aria e questo necessita un lavoro capillare sul respiro, cantare sospesi è molto complicato. Quando si inizia a cantare la cosa più difficile è rimparare a respirare. Il respiro per me è una ricerca per tornare alle origini”.
Intervista a Eleonora Tosca parte 3. Il respiro nel canto. Reimparare a respirare e tornare alle origini
Chiudiamo questo percorso sul tema del respiro con l’immagine di Eleonora sui tessuti. Il respiro che diventa movimento armonico e espressione artistica. Il corpo che prende forma nell’aria. Abbiamo parlato della necessità di respirare bene, di muoversi, di riconnettersi con se stessi e col mondo, anche attraverso la relazione con la natura e gli animali. Abbiamo detto che non servono grandi rivoluzioni per attivare il cambiamento, possiamo iniziare da piccoli esercizi e gesti quotidiani. Quello che possiamo aggiungere è che attraverso la consapevolezza e la volontà possiamo andare ben oltre i nostri limiti e che questo passaggio regala libertà e bellezza.
Quando si inizia a cantare la cosa più difficile è rimparare a respirare. Il respiro è una ricerca per tornare alle origini.
Eleonora Tosca
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