Sette idee per vivere l’atmosfera natalizia tra lo shopping nei mercatini, passeggiate in borghi vestiti a festa e mirabili opere d’arte.
OrMe – Ortica Memoria, cosa si può vedere nel primo museo a cielo aperto di Milano
Al quartiere Ortica di Milano la storia è dipinta sui muri. Merito del progetto collettivo OrMe – Ortica Memoria, realizzato dagli Orticanoodles con il contributo della cittadinanza.
Da piccolo quartiere di periferia, delimitato prima da orti e poi da fabbriche e ferrovie, a primo museo a cielo aperto del mondo, accessibile a tutti e con un vero e proprio itinerario culturale dedicato ai protagonisti che hanno fatto la storia del Novecento. È quanto accaduto in questi ultimi anni nel quartiere dell’Ortica, zona est di Milano, grazie al progetto dell’Associazione OrMe – Ortica Memoria. Un’iniziativa spontanea, nata grazie all’impegno di associazioni no profit e alla collaborazione attiva di cittadini e istituzioni (e con il patrocinio del comune di Milano e del Municipio 3).
A dare il proprio indispensabile contributo sono stati in primis gli Orticanoodles, collettivo artistico di muralisti, formato da Walter Contipelli “Wally” e Alessandra Montanari “Alita”, che ha messo la propria arte al servizio di un’impresa unica: realizzare venti opere di arte urbana tra le più grandi mai realizzate in Italia. Un percorso teso a valorizzare e a far perdurare la memoria (appunto) di personaggi centrali del secolo scorso e delle loro imprese, decorano le pareti di edifici pubblici, privati, di scuole e palazzi, regalando bellezza e colore a tutto il quartiere. In questo senso OrMe è anche un’opera di riqualificazione urbana, che si inserisce anche nell’abitudine sempre più diffusa a portare l’arte e la cultura fuori dal centro, in un ampliamento degli orizzonti cittadini.
Viene da dire che, in questi tempi “senz’arte”, disporre di un museo a cielo aperto come questo è una vera fortuna per chi abita in questa zona. Una boccata d’aria fresca, che dalle strade arriva anche online, con contenuti multimediali, messi a disposizione di tutti per approfondire la conoscenza delle opere e organizzare la propria visita.
OrMe, un itinerario culturale tra le vie del quartiere
Nato spontaneamente nel 2015, in occasione del 70esimo anniversario della liberazione dalla guerra, il progetto OrMe – Ortica Memoria ha già portato al completamento di 17 opere, che, dal cavalcavia Buccari fino all’Istituto Pasolini e al piccolo stadio Scarioni, rendono omaggio ai protagonisti, ai simboli e ai grandi valori che hanno animato il “secolo breve”, incrociandosi in modo speciale con la città di Milano, dai Martinitt alle donne della Resistenza, dal cardinal Ferrari al partigiano Morandi.
Un’operazione che va oltre il valore artistico delle opere e che diventa mezzo di rigenerazione sociale, come sottolinea Wally degli Orticanoodles. “Vedere sui muri i volti di questi personaggi porta a ricercare e a conoscere la loro storia e questo crea coesione tra le persone. È l’aspetto che mi interessa di più di questa forma d’arte, che arricchisce tantissimo anche noi artisti”.
Con i suoi muri illustrati, il quartiere Ortica è diventato così un nuovo polo culturale permanente e in continua evoluzione, tanto da diventare nuova meta turistica della città, con street art tour dedicati. Si parte dal ponte ferroviario di via San Faustino, dove si possono ammirare Il muro della legalità e quello dedicato a La musica popolare. Qui s’incontrano da una parte eroi come Giorgio Ambrosoli, Walter Tobagi e Lea Garofalo, che hanno dato anche la vita in nome di un ideale di giustizia che va “oltre ogni ideologia”, e dall’altra interpreti come Ornella Vanoni, Enzo Jannacci, Giorgo Gaber e Nanni Svampa, cantanti simbolo della cultura popolare, e – alcuni in modo speciale – del quartiere Ortica (celebre il brano Faceva il palo di Jannacci).
Attraversando il sottopassaggio ferroviario troviamo Human – Il muro delle migrazioni, sui cui campeggiano i visi innocenti dei bambini che oggi sbarcano sulle nostre coste, ma anche quelli dei nostri connazionali dei secoli scorsi, che con le valige di cartone partivano in cerca di fortuna. “Siamo tutti umani” cita l’opera, riportando anche le parole del giudice americano Tom C. Clark: “Un diritto non è ciò che ti viene dato da qualcuno, ma qualcosa che nessuno può toglierti”.
Il tour tra i muri di OrMe prosegue con il Murale delle donne che hanno fatto grande il ‘900, dipinto su un’ala dell’istituto tecnico Pasolini, con figure simbolo dell’emancipazione femminile come la poetessa Alda Merini, la giornalista e scrittrice Camilla Cederna e la senatrice Liliana Segre.
La storia del Novecento prosegue con i tributi artistici ai campioni dello sport, come Gino Bartali, Pietro Mennea, Gino Mazzola, Sara Simeoni e Muhammed Alì, impressi sui muri dello storico centro sportivo Scarioni; al movimento dei lavoratori e delle lotte operaie che proprio a Milano mossero i primi passi alla fine dell’800. E troviamo ancora: Il muro della cooperazione, nato dalla collaborazione di Legacoop Lombardia con Orme Ortica Memoria e ispirato alla foto storica (datata 1914) che ritrae i soci della sezione di Cinisello della Società di miglioramento e resistenza tra i lavoranti muratori di Milano. Reperti storici e testimonianze che escono dagli archivi per diventare accessibili a tutti e trovare nuovi modi di dialogare col presente.
Arte partecipata e condivisa
Il progetto OrMe è anche un laboratorio di sperimentazione artistica unico, che rispecchia molto bene il concetto di arte partecipata e condivisa promosso dagli Orticanoodles.
L’opera d’arte in quest’ottica è vista come il risultato di una collaborazione tra gli artisti e le persone coinvolte di volta in volta nei progetti. Un approccio che diventa ancora più naturale in un quartiere popolare come l’Ortica, dov’è ancora forte il senso di comunità tra gli abitanti. “È l’unico quartiere di Milano che ha un’identità di borgata”, spiega Wally, originario di Carrara, che, insieme ad Alita, ha scelto di aprire qui il suo laboratorio artistico nel 2004.
A realizzare le opere, insieme agli Orticanoodles, sono stati infatti anche cittadini, associazioni e studenti della zona, coinvolti di volta in volta nel gesto creativo delle varie opere. È così che i muri del quartiere sono diventati, non solo oggetti di memoria storica, ma anche testimonianze dell’impegno personale dei singoli messo al servizio della collettività.
Ma i risvolti positivi di progetti come questo non finiscono qua. “Le forme d’arte partecipata hanno anche una funzione didattica”, spiega Wally, che con Alita porta avanti tantissime iniziative sociali, rivolte anche al mondo della disabilità. Ecco allora che un progetto come OrMe diventa occasione di riscoperta storica e di ricerca identitaria per tutti. “Io stesso ho imparato moltissimo dipingendo queste opere”, racconta Wally. “Nel momento in cui i cittadini vengono direttamente o indirettamente coinvolti nella realizzazione dell’opera, o ne sono semplicemente fruitori, instaurano una sorta di dialogo con ciò che hanno davanti. E questo innesca anche un meccanismo di coesione sociale, sganciato dall’etnia o dal ceto. La vicinanza aiuta a fare similitudini”.
Mentre aspettiamo che l’arte si riappropri di tutti i suoi spazi, il museo a cielo aperto dell’Ortica resta un esempio da cui trarre ispirazione e da imitare.
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