L’orso polare non riesce più a ingrassare per sopravvivere all’inverno

Il numero di orsi polari che vivono sulle acque ghiacciate del nord dell’Alaska, negli Stati Uniti, è calato del 40 per cento dal 2001 al 2010 secondo uno studio dello US Geological Survey (Usgs) e pubblicato da Ecological Society of America. Oggi gli orsi polari presenti sarebbero circa 900.   Ci sono sempre meno orsi

Il numero di orsi polari che vivono sulle acque ghiacciate del nord dell’Alaska, negli Stati Uniti, è calato del 40 per cento dal 2001 al 2010 secondo uno studio dello US Geological Survey (Usgs) e pubblicato da Ecological Society of America. Oggi gli orsi polari presenti sarebbero circa 900.

Due orsi polari
L’orso polare (Ursus maritimus) è il più grande carnivoro terrestre del pianeta, in grado di superare i due metri e mezzo di lunghezza per gli ottocento chili di peso (Photo by Alexander Petrosyan/Kommersant Photo via Getty Images)

 

Ci sono sempre meno orsi

La ricerca dal titolo Polar bear population dynamics in the southern Beaufort Sea during a period of sea ice decline è stata condotta nel mare di Beaufort, nell’oceano Artico, ed evidenzia come il calo più consistente di esemplari si sia avuto tra il 2004 e il 2006 quando solo due degli ottanta cuccioli monitorati dagli scienziati è sopravvissuto. Il tasso di mortalità è poi tornato nella norma nel 2007, ma il bilancio nei dieci anni rimane comunque negativo.

Le cause del declino

Tra le cause di questo declino ci sarebbe un parallelo calo del numero di foche, sia nel periodo invernale che in quello estivo. L’orso polare, secondo quanto riporta il Wwf Italia, è “al vertice dell’ecosistema artico” e per sopravvivere ha bisogno di “grandi quantità di grasso di foca”. Grasso che viene immagazzinato proprio nei mesi estivi, da fine aprile a fine luglio, per riuscire a sopravvivere al lungo inverno artico, quando passa anche tre o quattro mesi senza mangiare. Anche le condizioni del ghiaccio contribuiscono a rendere la caccia sempre più complicata. Sempre più sottile e instabile a causa del riscaldamento globale, costringe gli orsi a nuotare per chilometri e giorni a vuoto alla ricerca di cibo e isole di ghiaccio su cui riposare. “Il basso tasso di sopravvivenza potrebbe essere causato da una combinazione di fattori che potrebbe essere difficile analizzare singolarmente, e non è dato sapere come mai il tasso di sopravvivenza sia migliorato alla fine della ricerca” ha detto Jeff Bromaghin, autore principale dello studio ed esperto di statistica dello (Usgs).

Il futuro incerto degli orsi polari

Steven Amstrup, capo ricercatore del Polar bears international, già nel 2007 aveva previsto che gli orsi polari avrebbero rischiato l’estinzione entro metà di questo secolo se non si fosse intrapresa la strada giusta per contenere le emissioni di CO2 in atmosfera. Previsione che Amstrup riafferma oggi visto che “questo rapporto conferma che siamo ancora sulla strada sbagliata”.

 

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