Il film Everything everywhere all at once ha trionfato agli Oscar 2023 con 7 statuette. Ecco le storie di dolore e riscatto di alcuni premiati del cast.
Oscar 2021: il trionfo di Chloé Zhao e tutti i vincitori della 93esima edizione
Storico trionfo per la regista cinese Chloé Zhao, prima donna asiatica a vincere per la miglior regia agli Oscar 2021. Delusione per l’Italia rimasta a mani vuote, ma con tre candidature importanti.
Mentre lo scorso anno seguivamo la cerimonia degli Oscar non potevamo immaginare che di lì a breve la pandemia avrebbe fatto calare il sipario sullo scintillante mondo dello show business (come su tutto il resto). Era il 9 febbraio 2020. Oggi, più di un anno dopo, il 25 aprile 2021, gli Oscar sono tornati proprio nel momento in cui i nostri cinema riaccendono i loro schermi. Una coincidenza simbolica e che fa decisamente ben sperare.
Gli Oscar 2021 saranno ricordati soprattutto per lo stravolgimento delle regole di ammissione dei film (per la prima volta sono stati ammessi anche quelli usciti solo in streaming), delle date slittate (da febbraio ad aprile) e per la cerimonia, riadattata nel rispetto dello scenario pandemico. Uno stravolgimento, scandito da protocolli da rispettare e distanziamenti, ma che ha saputo comunque regalare emozioni e colpi di scena.
Con un’atmosfera intima, più da festa tra vip che da cerimonia, gli Oscar 2021 sono andati in onda dalla storica Union Station di Los Angeles e da lì hanno segnato un nuovo traguardo nella storia degli Academy. Chloé Zhao, regista di Nomadland, è stata infatti la prima donna asiatica a vincere un premio Oscar per la miglior regia e la seconda donna a vincere un Oscar in questa categoria dopo Kathryn Bigelow, premiata nel 2010 per The Hurt Locker.
Acclamatissimo dalla critica internazionale, il film di Chloé Zhao è ispirato al romanzo di Jessica Bruder, Nomadland. Un racconto d’inchiesta e arriverà il 29 aprile nelle sale italiane e il 30 aprile su Star all’interno di Disney+.
La 93esima edizione degli Academy Awards si era già preannunciata tra le più inclusive della Storia, con più candidature femminili nelle categorie importanti e un mosaico di nazionalità più ricco del solito. Una direzione intrapresa da qualche anno dagli Oscar, più volte accusati di essere un premio razzista a causa del grande squilibrio nelle candidature tra bianchi e persone di colore. A denunciarlo era stato il movimento nato sui social nel 2015 Oscar so white, che insieme ad altri movimenti come Me too e Black lives matter, stanno cercando di portare a una maggiore eterogeneità tra i film in corsa. Oggi la doppietta incassata dalla Zhao suona come una risposta a queste richieste, come lo era stata anche la vittoria dello scorso anno del sudcoreano Parasite. Ed è stato proprio Bong Joon Ho, regista di Parasite, a consegnare virtualmente l’Oscar a Chloé Zhao, quasi in un profetico passaggio di testimone.
Oscar 2021, la storica vittoria di Nomadland
Era una vittoria annunciata quella della regista cinese Cholé Zhao, che con il suo Nomadland ha primeggiato per tutta la awards season, vincendo – tra gli altri – il Leone d’oro a Venezia e due prestigiosi Golden globe (miglior regia e miglior film drammatico). “Questo è per chiunque abbia la fede e il coraggio di aggrapparsi alla bontà in se stessi e alla bontà che c’è nell’altro, non importa quanto sia difficile farlo”, ha detto la regista durante il suo discorso di premiazione. Zhao, con treccine e scarpe da ginnastica, ha voluto anche condividere il più prezioso degli insegnamenti ricevuti da bambina da suo padre: “Le persone alla nascita sono intrinsecamente buone”. Un messaggio di fiducia e speranza nel prossimo, in un momento storico di grande divisione e distanza.
Questo è per chiunque abbia la fede e il coraggio di aggrapparsi alla bontà in se stessi e alla bontà l’uno nell’altro, non importa quanto sia difficile farlo.
Gli Oscar 2021 passeranno alla storia anche per aver visto candidate la prima volta due donne nella categoria miglior regia: oltre a Chloé Zhao, infatti, c’era in lizza Emerald Fennell, nominata per il suo film fulminante esordio Una donna promettente (Promising Young Woman). La regista e attrice britannica si è però consolata con la vittoria per la miglior sceneggiatura originale, meritato grazie a una sorprendemte dark comedy con protagonista una giovane vendicatrice seriale (Carey Mulligan)
Sempre a Nomadland sono andati anche altri due degli Oscar più ambiti, quello per il miglior film e alla miglior attrice, che ha consegnato a Frances McDormand il terzo Oscar della sua carriera, per il suo ritratto di Fern, nomade per scelta e per necessità durante la crisi economica che ha travolto gli Usa (e il mondo) tra il 2007 e il 2013. A lei anche il merito di aver voluto Cholé Zhao alla regia, co-producendo questo poetico affresco della middle class americana, ispirato al romanzo di Jessica Bruder, Nomadland. Un racconto d’inchiesta.
“Il nostro amore per i film ci ha aiutato a farcela”
Ad aprire la 93esima edizione dei premi Oscar è stata l’attrice afroamericana Regina King, che ha parlato dell’omicidio di George Floyd e della condanna del poliziotto del Minnesota, ammettendo: “Devo essere onesta, se le cose fossero andate diversamente la scorsa settimana a Minneapolis avrei scambiato i miei tacchi con degli anfibi”.
Stasera siamo qui per festeggiare. Questo è stato davvero un anno difficile per tutti. Il nostro amore per i film ci ha aiutato a farcela. Ci ha aiutato a sentirci meno isolati e connessi quando ci siamo sentiti separati.
Una vittoria a sorpresa è arrivata per Anthony Hopkins, che grazie alla sua struggente interpretazione di un uomo alle prese con la demenza senile nel film The father – Nulla è come sembra, a 83 anni è diventato il più anziano vincitore di sempre per l’Oscar come miglior attore.
Favorito per la vittoria era il compianto Chadwick Boseman, già premiato ai Golden globe e ai Sag Award per il suo ruolo nel film Ma Rainey’s black bottom. A lui Hopkins ha voluto rendere omaggio nel suo videomessaggio, inviato questa mattina dal Galles per ringraziare l’Academy. “Ci è stato tolto troppo presto”, ha commentato l’attore, che è stato l’unico vincitore assente e non collegato in streaming durante la kermesse. Come lui stesso ha ammesso, d’altra parte, questa vittoria, pur ampiamente meritata, lo ha colto di sorpresa, aggiungendosi a quella ottenuta per Il silenzio degli innocenti ventinove anni fa.
Una nota importante per quanto riguarda questa categoria è l’inclusione di Steven Yeun, primo interprete coreano candidato a un Oscar da protagonista, per il suo ruolo in Minari. E proprio alla sua collega Yuh-Jung Youn è andato il premio di miglior attrice non protagonista per il film rivelazione Minari, diretto dal regista di origini coreane Lee Isaac Chung. Per Yuh-Jung Youn, diva del cinema coreano, il favore dell’Academy era dato per scontato dopo il plebiscito degli ultimi trofei (dai Sag Award ai Bafta), ma ha lasciato ancora una volta l’amaro in bocca a un’icona come Glenn Close, sconfitta ancora alla sua ottava nomination, per il ruolo della burbera ma concreta nonna di Elegia americana di Ron Howard. La stessa Yuh-Jung Youn, incredula nel ritirare il premio, ha ammesso:”Tutte e cinque le candidate sono vincitrici di film diversi. Abbiamo interpretato ruoli diversi, quindi non possiamo competere tra noi. Stasera sono qui, ho solo avuto un po ‘di fortuna, penso. Sono solo stata più fortunata di voi! “.
I pronostici della vigilia sono stati confermati anche per Daniel Kaluuya, protagonista di Judas and the Black Messiah di Shaka King, sulla storia dell’attivista leader delle Pantere Nere Fred Hampton, giustiziato a soli 21 anni durante un raid dell’Fbi. L’attore durante la premiazione ha detto che Hampton e altri pionieri dei diritti civili come lui “ci hanno mostrato il potere dell’unione, il potere dell’unità. Quando [gli altri] giocano a divide et impera, noi diciamo ‘Unisci e ascendi!’.
Solo due premi (ma i pronostici lo dicevano) per il film più nomination dell’anno, Mank. Il film di David Fincher, girato in bianco e nero e interpretato da Gary Oldman, ha ricevuto gli Oscar per la fotografia e la scenografia, in virtù della sua sontuosa ricostruzione della Hollywood degli anni Trenta.
Delusione per Laura Pausini e Pinocchio
A mani vuote l’Italia, che ha visto sfumare le tre candidature per costumi, trucco e canzone originale. A soffiare il premio nelle prime due categorie a Pinocchio di Matteo Garrone è stato il favorito dei pronostici Ma Rainey’s Black Bottom, il film Netflix che ha ricostruito con maestria la scena del blues degli anni Venti. Mentre a superare il brano Io sì di Laura Pausini, candidato per La vita davanti a sé, è stato Fight for you del film Judas and the Black Messiah. Nonostante la delusione, la cantante (già premiata con un Golden globe per la stessa canzone), ha dichiarato tutta la sua gioia e soddisfazione per essere arrivata così in alto e per essersi esibita durante l’evento: “Aver cantato Io sì sul palco dell’Academy è un sogno che mai avrei potuto mai sperare si avverasse ancora di più in un’edizione così storica”.
A conquistare la categoria di miglior film straniero è stato uno dei titoli più premiati del 2020: il film danese Un altro giro, forte anche della candidatura per la regia di Thomas Vinterberg. Interessante la candidatura in questa cinquina del dramma The Man Who Sold His Skin, il primo candidato all’Oscar nella storia della Tunisia.
Nessuna sorpresa anche per la sezione dedicata ai film di animazione, già ipotecata da tempo dal film Pixar Soul, così come per la cinquina dei documentari, conquistata a mani basse da Il mio amico in fondo al mare (My octopus teacher), racconto dell’incredibile amicizia nata tra il filmmaker naturalista Craig Foster e un polpo sui fondali marini della kelp forest in Sud Africa, vicino Cape Town.
Di seguito tutti i vincitori della 93esima edizione dei premi Oscar 2021
Miglior film
• Nomadland
• The Father
• Judas and the Black Messiah
• Mank
• Minari
• Una donna promettente
• Sound of Metal
• Il processo ai Chicago 7
Migliore regia
• Chloé Zhao – Nomadland
• Thomas Vinterberg – Un altro giro
• David Fincher – Mank
• Lee Isaac Chung – Minari
• Emerald Fennell – Una donna promettente
Migliore attore protagonista
• Anthony Hopkins – The Father
• Riz Ahmed – Sound of Metal
• Chadwick Boseman – Ma Rainey’s Black Bottom
• Gary Oldman – Mank
• Steven Yeun – Minari
Migliore attrice protagonista
• Frances McDormand – Nomadland
• Viola Davis – Ma Rainey’s Black Bottom
• Andra Day – The United States vs. Billie Holiday
• Vanessa Kirby – Pieces of a Woman
• Carey Mulligan – Una donna promettente
Migliore attore non protagonista
• Daniel Kaluuya – Judas and the Black Messiah
• Sacha Baron Cohen – Il processo ai Chicago 7
• Leslie Odom Jr – One Night in Miami
• Paul Raci – Sound of Metal
• Lakeith Stanfield – Judas and the Black Messiah
Migliore attrice non protagonista
• Yuh-Jung Youn – Minari
• Maria Bakalova – Borat 2
• Glenn Close – Elegia Americana
• Olivia Colman – The Father
• Amanda Seyfried – Mank
Migliore sceneggiatura originale
• Una donna promettente
• Judas and the Black Messiah
• Minari
• Sound of Metal
• Il processo ai Chicago 7
Migliore sceneggiatura non originale
• The Father
• Borat – Seguito film cinema
• Nomadland
• One Night in Miami
• The White Tiger
Miglior film internazionale
• Un altro giro (Druk), regia di Thomas Vinterberg (Danimarca)
• Collective (Colectiv), regia di Alenxander Nanau (Romania)
• The Man Who Sold His Skin, regia di Kaouther Ben Hania (Tunisia)
• Quo vadis, Aida?, regia di Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina)
• Shàonián de nǐ, regia di Derek Tsang (Hong Kong)
Miglior film d’animazione
• Soul
• Onward
• Over the Moon
• Shaun, vita da pecora: Farmageddon – Il film
• Wolfwalkers
Migliore fotografia
• Mank
• Judas and the Black Messiah
• Notizie dal mondo
• Nomadland
• Il processo ai Chicago 7
Migliore scenografia
• Mank
• The Father
• Ma Rainey’s Black Bottom
• Notizie dal mondo
• Tenet
Miglior montaggio
• Sound of metal
• The Father
• Nomadland
• Una donna promettente
• Il processo ai Chicago 7
Migliore colonna sonora
• Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste – Soul
• Terence Blanchard – Da 5 Bloods – Come fratelli (Da 5 Bloods)
• Emile Mosseri – Minari
• James Newton Howard – Notizie dal mondo (News of the World)
• Trent Reznor e Atticus Ross – Mank
Migliore canzone
• Fight for you (Judas and the Black Messiah)
• Il processo ai Chicago 7
• Eurovision
• La vita davanti a sé
• One Night in Miami
Migliori effetti speciali
• Tenet
• Love and monsters
• The Midnight Sky
• Mulan
• The One and Only Ivan
Miglior sonoro
• Sound of metal
• Greyhound
• Mank
• Notizie dal mondo
• Soul
Migliori costumi
•Ma Rainey’s black bottom
• Emma
• Mank
• Mulan
• Pinocchio
Miglior trucco e acconciatura
• Ma Rainey’s black bottom
• Emma
• Elegia americana
• Mank
• Pinocchio
Miglior documentario
• Il mio amico in fondo al mare (My octopus teacher)
• Collective
• Crip Camp
• The Mole Agent
• Time
Miglior cortometraggio documentario
• Colette
• A concerto is a conversation
• Do not split
• Hunger ward
• A love song for latasha
Miglior cortometraggio
• Two distant strangers
• Felling through
• The letter room
• The present
• White eye
Miglior cortometraggio d’animazione
• If anything happens i love you
• Burrow
• Genius Loci
• Opera
• Yes-People
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