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#OscarsSoWhite, l’uguaglianza a Hollywood è ancora un miraggio
Gli Academy Awards si terranno il 28 febbraio. Scopriamo cos’è #OscarsSoWhite, l’hashtag che ha acceso il dibattito sulla discriminazione nei media che va oltre lo sfarzo hollywoodiano.
#OscarsSoWhite è un hashtag creato per attirare l’attenzione sul ruolo e sul talento delle persone di colore nel mondo dello spettacolo. April Reign di Broadway Black e giornalista di Nu Tribe Magazine, lo ha lanciato il 15 gennaio dell’anno scorso in risposta alla scarsità di candidati di colore agli Oscar del 2015. L’Academy aveva promesso di prendere provvedimenti, ma anche quest’anno le persone di colore non sono quasi affatto rappresentate, come si può vedere nella foto ufficiale (sopra) affollata da facce bianche scattata l’8 febbraio in occasione del pranzo dei candidati all’Oscar. Ora l’hashtag è diventato virale e ha raggiunto più di due milioni di account infuocando il dibattito pubblico.
Le celebrità si esprimono
Molte celebrità, tra cui Snoop Dogg, Rooney Mara e George Miller hanno rilasciato dichiarazioni sulla questione dei diritti civili. Chris Rock, che sarà il presentatore anche quest’anno, ha completamente riscritto il suo monologo per affrontare al meglio l’argomento. Sylvester Stallone, nominato come migliore attore non protagonista per Creed, ha minacciato di boicottare gli Oscar in segno di rispetto nei confronti del co-protagonista Michael B. Jordan e del regista Ryan Coggler, entrambi neri. Will Smith e Spike Lee non parteciperanno alla cerimonia e l’attore Idris Elba si è rivolto al parlamento britannico con un discorso molto sentito sull’argomento.
Lo sdegno dei vincitori dell’Oscar
Hattie McDaniel è stata la prima persona nera ad aver ricevuto la statuetta nella storia. Ha vinto il premio come miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione in Via col vento nel 1939. Dal 1929, l’anno della nascita del premio Oscar, su un totale di 2.947 statuette, solo 33 sono state assegnate a persone di colore (poco più dell’un per cento). Halle Berry ha detto che è “straziante” rimanere l’unica donna nera ad aver vinto il premio come migliore attrice, mentre Lupita Nyong’o, che ha vinto l’Oscar come migliore attrice non protagonista per la sua interpretazione in 12 anni schiavo, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che “gli Oscar non dovrebbero dettare i termini dell’arte nella nostra società. Mi schiero dalla parte dei miei colleghi che chiedono di ampliare il numero di storie da raccontare e vogliono un riconoscimento per le persone che le raccontano”.
L’Academy risponde
Più del 90 per cento degli amministratori delegati e dei massimi dirigenti dell’Academy of motion picture arts and sciences che presenta gli Oscar sono stati bianchi. La presidentessa Cheryl Boone Isaacs ha detto: “Quest’anno sappiamo tutti che c’è un elefante nella stanza. Gli ho chiesto di andarsene”. L’Academy, infatti, è stata messa sotto pressione per risolvere le polemiche e a fine gennaio è stata tenuta una riunione del consiglio straordinaria dove sono state approvate, all’unanimità, alcune riforme sul sistema di votazione e tre seggi per i nuovi direttori.
Da #OscarsSoWhite a #BlackLivesMatter
Malgrado ciò l’elefante è ancora lì e Stallone ha deciso di prendere parte lo stesso alla cerimonia. Questo dimostra che il problema va ben oltre l’attivismo su Twitter. La battaglia è reale, le ragioni che hanno portato alla creazione dell’hashtag #OscarsSoWhite sono profonde e ben radicate ma allo stesso tempo attuali. Negli Stati Uniti il movimento nero è sotto i riflettori soprattutto grazie a #BlackLivesMatter, un movimento per i diritti civili nato nel 2012 dopo la morte di Trayvon Martin, un ragazzo di 17 anni che è stato ucciso dal poliziotto George Zimmerman, successivamente assolto per il crimine. Dalle strade dei quartieri più violenti al fascino hollywoodiano, la lotta contro il razzismo istituzionale si può dire ben viva.
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