L’ospedale al Shifa a Gaza si è trasformato in un cimitero, con cadaveri in decomposizione, fosse comuni e attacchi israeliani. E ha smesso di operare.
L’epicentro dell’offensiva israeliana su Gaza è l’ospedale al Shifa, dove Tel Aviv ritiene si nasconda una base operativa di Hamas.
Nell’ospedale ci sono 600 pazienti, 1.500 civili e 500 operatori sanitari. Manca elettricità, cibo, acqua e connessione internet.
L’ospedale ha smesso di funzionare e decine di pazienti stanno morendo. I cadaveri giacciono per terra o vengono sepolti in fosse comuni.
Se c’è un luogo che più di altri negli ultimi giorni è diventato il simbolo dell’offensiva di Israele sulla Striscia di Gaza, quello è l’ospedale al Shifa. La struttura all’esterno è circondata dai mezzi militari israeliani, dal momento che Tel Aviv ritiene che proprio nell’ospedale si nasconda una delle basi operative di Hamas. All’interno invece si possono vedere tutte le conseguenze dell’assedio totale imposto da Israele sulla Striscia. Macchinari che non funzionano, obitori fuori uso per assenza di energia con cadaveri accumulati per terra, personale medico allo stremo e impossibilitato a garantire le cure mediche, migliaia di sfollati. Una situazione che un chirurgo di Medici senza frontiereha definito “grave e inumana”.
Perché proprio l’ospedale al Shifa
L’ospedale al Shifa si trova nella parte settentrionale di Gaza city, la città più popolosa della Striscia di Gaza. Si tratta di un complesso molto grande, che raggiunge quasi cinque ettari nei quali si trovano diversi edifici.
L’esercito israeliano è convinto che nei sotterranei dell’ospedale si trovi una delle principali basi operative dell’organizzazione radicale palestinese Hamas, accusata di usare i civili come scudi umani. Per questo motivo da fine ottobre, quando è iniziata l’invasione di terra della Striscia, i corazzati israeliani si sono sempre più avvicinati al complesso ospedaliero, che ora si trova circondato. Il direttore dell’ospedale, Mohammed Abu Salmiya, ha definito falsa la teoria israeliana secondo cui Hamas si nasconda proprio ad Al Shifa. Ma l’offensiva dell’esercito israliano va avanti.
Israeli military vehicles advanced on Monday to the gates of the besieged Al-Shifa hospital complex as medical staff painted a calamitous picture of conditions there. “The situation here is catastrophic in every sense of the word,” one nurse said. https://t.co/FYEolmdMsKpic.twitter.com/biEIY7lgQw
La struttura si trova sotto tiro dei cecchini delle Forze di difesa israeliane (Idf). L’area intorno all’ospedale è interessata dai combattimenti di terra più pesanti, al momento, nella Striscia di Gaza. Come ha sottolineato un ex consigliere della sicurezza israeliano, l’obiettivo dell’esercito è mettere sotto pressione il complesso ospedaliero e forzare i civili che si trovano al suo interno a evacuare, per poi entrare direttamente al suo interno. Più o meno ciò che i militari israeliani hanno già fatto in altri ospedali più piccoli nelle scorse ore, come quello di al Rantisi, di cui si sta parlando per il video di propaganda diffuso da Tel Aviv su un foglio ritrovato al suo interno con i nomi degli ostaggi, in realtà poi rivelatosi un semplice calendario. Intanto Medici senza frontiere ha fatto sapere che fuori dall’ospedale al Shifa sono posizionati dei cecchini che sparano anche sui civili: tre persone sono state ferite da armi da fuoco durante un tentativo di evacuazione.
La situazione all’interno
Se fuori dall’ospedale al Shifa si combatte, all’interno la situazione è ancora più tragica. Dentro ci sono circa 600 pazienti, 1.500 civili che hanno trovato rifugio nei suoi ambienti dai bombardamenti a tappeto di Israele sulla Striscia di Gaza e un numero di operatori sanitari che potrebbe arrivare fino a 500 persone.
L’assedio totale imposto da Israele ormai più di un mese fa sulla Striscia di Gaza ha messo fuori uso l’ospedale per assenza di carburante, che serve per attivare i generatori di energia elettrica. “L’ospedale non funziona più”, ha annunciato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Manca anche la connessione a internet, cibo e acqua. Senza elettricità, il personale medico non può curare i pazienti ricoverati all’interno, tra cui ci sono 37 bambini. Secondo il ministero della Salute di Gaza, negli ultimi giorni sono morti 32 pazienti a causa dell’impossibilità di garantire loro cure. Tra questi c’erano anche tre bambini.
A report from Al Jazeera on Tuesday shows the precarious condition Gaza’s prematurely born babies are in as al-Shifa hospital had to switch off incubators due to a lack of electricity, caused by Israel’s ongoing siege of the Gaza Strip pic.twitter.com/rfpTSb09bV
Quello dei morti sta diventando un problema non di poco conto nel complesso ospedaliero. Christian Lindmeier, portavoce dell’Oms, ha detto che al Shifa è ormai“quasi un cimitero”. Davanti all’ingresso sono accumulati numerosi cadaveri: il problema è sia che i pazienti dell’ospedale continuano a morire, sia che la mancanza di elettricità non permette il funzionamento delle celle frigorifere per conservare i corpi. Il direttore sanitario dell’ospedale ha detto che 179 cadaverisono stati sepolti in una fossa comune all’interno del complesso, mentre i corpi che rimangono sul terreno attirano i cani dall’esterno. Un giornalista presente nell’ospedale ha sottolineato che c’è un odore fortissimo di corpi in decomposizione.
La testimonianza di un medico di Msf
“Le persone moriranno in poche ore senza un impianto di ventilazione funzionante. Di fronte all’ingresso principale ci sono molti cadaveri, anche pazienti feriti, ma non possiamo farli entrare in ospedale. Quando abbiamo provato a mandare l’ambulanza a prendere questi pazienti, il veicolo è stato attaccato. Ci sono feriti fuori l’ospedale, cercano cure mediche, non possiamo curarli”.
"We are nearly sure that we are alone now. No one hears us… The problem is to be sure that we can evacuate the neonatal patients because we have about 37 to 40 premature babies."
Dr Mohammed Obeid, surgeon at Al-Shifa hospital, shares his testimony from today⤵️ pic.twitter.com/3oHC5GKzQ0
A parlare è Mohammed Obeid, un chirurgo di Medici senza frontiere che lavora all’ospedale al Shifa di Gaza. Le telecomunicazioni e internet non funzionano, ma ogni tanto si riesce a raggiungere la linea e l’organizzazione non governativa si è messa in contatto con il suo personale a Gaza e ha raccolto questa testimonianza. “Siamo chiusi qui dentro, nessuno sa veramente come viviamo qui”, continua il chirurgo. “Noi medici dell’ospedale siamo pronti a lasciare l’ospedale solo se i pazienti saranno evacuati per primi: non vogliamo lasciare i nostri pazienti. Se ci daranno garanzie e faranno evacuare prima i pazienti, noi lasceremo l’ospedale”.
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