Un antiossidante può salvare il riso italiano dai cambiamenti climatici

L’Italia produce metà del riso europeo, soprattutto in pianura Padana. La salinizzazione dovuta alla siccità sta facendo danni, ma oggi c’è una soluzione.

  •  L’Italia produce il 50 per cento del riso europeo, ma la siccità sta mettendo in crisi i raccolti aumentando la salinità dei terreni.
  • Solo nel 2023, la superficie coltivata si è ridotta di 8.182 ettari (-3,7 per cento rispetto al 2022, con 210.239 ettari).
  • Una scoperta italiana può salvare la situazione, trasferendo un antiossidante dalle qualità di riso più resistenti a quelle più fragili.

Forse il riso italiano, minacciato dai cambiamenti climatici, è salvo. Grazie alla ricerca scientifica: un team di ricercatori dell’Università Campus Bio-Medico di Roma infatti ha identificato le caratteristiche molecolari che permettono ad alcune varietà di riso di resistere all’aumento della salinità dei suoli, offrendo una soluzione promettente per garantire la sostenibilità della produzione risicola nel futuro.

La metà del riso europeo viene dall’Italia 

L’Italia è il principale produttore di riso in Europa, con circa il 50 per cento dei raccolti e una produzione annua di circa 1,5 milioni di tonnellate. Tuttavia, le varietà italiane, apprezzate in tutto il mondo, stanno soffrendo a causa dell’aumento della salinità dell’acqua in aree come la pianura Padana, dove si concentra oltre il 95 per cento della produzione nazionale. L’eccesso di sale nel suolo può causare una significativa riduzione della produttività, mettendo a rischio la capacità produttiva del settore risicolo. Il fenomeno della salinizzazione è strettamente legato ai cambiamenti climatici, perché si verifica quando le precipitazioni non sono sufficienti ad eliminare i sali contenuti nel suolo.

La ricerca si è concentrata su quattro varietà di riso coltivate in Italia: Baldo e Onice, più tolleranti al sale, e Selenio e Vialone Nano, più sensibili. Analizzando i tratti molecolari correlati ai sintomi di sofferenza e all’inibizione della crescita dovuti alla salinizzazione dei suoli, i ricercatori hanno identificato nella capacità di produrre e accumulare antiossidanti, come il glutatione, la chiave per una maggiore tolleranza allo stress salino. “I risultati ottenuti finora dalla nostra ricerca sono stati presentati nei giorni scorsi al congresso internazionale ‘Reactive Oxygen and Nitrogen Species in Plants’ organizzato dal Plant Oxygen Group ad Antibes Juan-les-Pins“, ha spiegato la professoressa Vittoria Locato, docente di Scienze dell’alimentazione e della nutrizione umana e di scienze e tecnologie alimentari e food design. “Nei prossimi mesi sarà possibile identificare dei marcatori di tolleranza presenti nelle piante più resistenti alla salinizzazione dei suoli. Una volta identificati questi marcatori, sarà possibile, attraverso diversi approcci biotecnologici, trasferire le caratteristiche di resilienza alle varietà di riso che, pur avendo un grande interesse produttivo, non sono resistenti allo stress salino”.

 

Questa scoperta potrebbe rivoluzionare la produzione di riso, permettendo di incrociare diverse varietà per ottenere colture più resistenti ai cambiamenti climatici e mantenendo le proprietà organolettiche che rendono famosi i risi e i risotti italiani nel mondo. “Grazie alla possibilità di incrociare le diverse varietà di riso”, continua Locato, “sarà possibile trasferire caratteristiche di tolleranza agli stress ambientali a varietà di interesse agronomico, ottenendo colture più resistenti ai cambiamenti climatici e quindi più produttive”.

La crisi della produzione di riso in Italia

Le principali aree di produzione di riso in Italia comprendono il Piemonte (Vercelli e Biellese), la Lombardia (Lomellina e Pavia), l’Emilia Romagna (Ferrara e Delta del Po), il Veneto (Verona e Rovigo), la Sardegna (Oristano e Muravera), la Toscana (Grosseto), la Calabria (Piana di Sibari), il Friuli Venezia Giulia (Udine), la Sicilia (Piana di Lentini) e, recentemente, anche il Trentino. Nel 2023, la superficie coltivata si è ridotta di 8.182 ettari (-3,7 per cento rispetto al 2022, con 210.239 ettari), e in tutta Europa si registra un calo della produzione dovuto alle conseguenze del riscaldamento globale, che peggiora la salinità dei suoli.

La scoperta dei marcatori di tolleranza al sale rappresenta una svolta cruciale per il futuro della produzione di riso in Italia. Questa innovazione potrebbe garantire che le varietà di riso italiane, rinomate per le loro qualità organolettiche, possano continuare a prosperare nonostante le sfide poste dai cambiamenti climatici, assicurando così la sostenibilità della produzione risicola nel lungo termine.

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