Leggere l’etichetta sulle confezioni di mangimi per cani è indispensabile per sapere che cosa stiamo effettivamente dando da mangiare al nostro migliore amico. Ecco i consigli dell’esperta.
Ossitetraciclina, un pericolo che si nasconde nel cibo dei nostri amici a 4 zampe
L’ossitetraciclina è un antibiotico usato negli allevamenti intensivi che può risultare parecchio pericoloso per i cani e i gatti di casa che si cibano di mangimi industriali.
Gli allevamenti intensivi tornano nell’occhio del ciclone. E lo fanno, questa volta, per quel che riguarda l’alimentazione di cani e gatti. Un recente studio condotto in Italia dal dipartimento Ricerca e Sviluppo di Sanypet spa in collaborazione con il dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata e di quello di Scienze mediche traslazionali dell’Università di Napoli “Federico II”, mette sul banco degli imputati l’ossitetraciclina, un antibiotico ad ampio spettro usato per tenere sotto controllo il rischio epidemie negli allevamenti intensivi di animali destinati alla macellazione.
Lo studio del 2015
Già nel 2015 è stato effettuato uno studio “in vitro” (con la collaborazione delle Università di Torino, di Napoli e della Basilicata) sull’effetto dei residui di questo antibiotico depositati nelle ossa di polli a cui era stato somministrato. Nessun pericolo per l’alimentazione umana, situazione diversa per cani e gatti che si cibano di mangimi industriali contenenti farine di carne ricche di osso degli animali provenienti da allevamenti intensivi. L’attuale legislazione, che limita i controlli sui residui di ossitetraciclina a muscolo, fegato e reni degli animali macellati, e a latte, uova e miele, ignora completamente l’osso e crea “a cascata” tutta una serie di danni a tutta la filiera collegata all’uso di carne derivata da allevamenti intensivi.
Ossitetraciclina e alimentazione di cani e gatti
“L’ossitetraciclina di per sé non è tossica, ma diventa un vero e proprio ‘rifiuto tossico’ quando si deposita nelle ossa degli animali da carne – spiega il dottor Sergio Canello, medico veterinario e responsabile della ricerca e sviluppo di Sanypet. “Se nell’alimentazione giornaliera di cani e gatti si presenta questa sostanza si possono determinare, nel tempo, una serie di reazioni organiche che danno origine a processi di infiammazione cronica”. Infatti, se si calcola che nella lavorazione del pet food si usano abitualmente farine di carne che contengono farina d’osso in una percentuale mediamente del 30 per cento, è facile prevedere come la crocchetta possa rappresentare un importante veicolo di assunzione massiva di questo antibiotico, determinando fenomeni di “accumulo” destinati a sfociare in malattie infiammatorie di vario tipo: dalle patologie dermatologiche ai problemi gastroenterici e, non da ultimo, addirittura alle problematiche comportamentali.
Come difendere i nostri amici a quattro zampre
Che fare, allora? Per difendere i nostri amici a quattro zampe da questo problema “il modo più sicuro è evitare alimenti che contengano carni derivate da allevamenti intensivi, ricche della parte anatomica in cui si accumula il residuo tossico: l’osso. Se si alimenta il proprio cane o gatto con un mangime industriale secco – continua Canello – è bene privilegiare una tipologia a base di pesce (meglio se di piccole dimensioni) o, comunque, a base di carne certificata proveniente da allevamenti non intensivi.”
L’alimentazione casalinga
Se si vuole evitare l’utilizzo di farine di carne “sospette” si può sempre ricorrere all’alimentazione casalinga, avendo cura però di scegliere carne “bio”, fresca, ben conservata e di ottima qualità. A questo proposito aggiunge il dottor Canello: “L’utilizzo di carne o pesce fresco, specie in estate e con le alte temperature, in alcuni contesti scarsamente controllati, può favorire la proliferazione di patogeni che causano problemi ai quattro zampe di casa. Attenzione, quindi, nella preparazione della pappa casalinga, non solo alla provenienza delle fonti proteiche usate, ma anche alla loro freschezza e buona conservazione.” Il tutto per limitare il rischio di intossicazioni alimentari che, soprattutto con il caldo, possono compromettere non poco il benessere del nostro animale.
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