Legambiente

L’ostello nel bosco dove paghi quanto vuoi e altre idee giovani per far ripartire l’Italia

Un crowdfunding per creare una vallata di zafferano e un ostello che fa scegliere agli amanti della natura quanto pagare. Tra le idee dei giovani che puntano sull’innovazione e sul territorio, secondo Legambiente.

Creatività, sostenibilità ed economie della condivisione. Queste sono le parole d’ordine in tempi di sharing economy che stanno aprendo nuovi scenari di innovazione sociale anche nei territori rurali e montani. Una sfida che si traduce in linguaggi e proposte nuove per scoprire i territori, rilanciare il turismo sostenibile e le economie locali di qualità.

La formula pay what you want dell’ostello Parco Monte Barro a Lecco

Un esempio è la formula del pay what you want proposta dai giovani di Legambiente che gestiscono l’eco-ostello Parco Monte Barro a Galbiate, in provincia di Lecco. La struttura, una realtà che ha già puntato molto sul binomio riuso e riciclo, nel mese di febbraio propone agli ospiti di pagare letteralmente quanto si vuole, per scoprire l’accoglienza e la vista mozzafiato sul lago di Como (Lario) e sulle Prealpi lecchesi, i primi monti che si innalzano arrivando da Milano.

Non si tratta di una promozione commerciale ma di una vera rivoluzione dell’ospitalità che sposta il cuore dell’offerta dal prezzo all’ospite, in un legame di creazione di valore che si misura sull’esperienza vissuta, la condivisione del progetto incontrato, il luogo visitato, per costruire un rapporto di scambio basato sulla responsabilità e trasparenza reciproca.

Per tutto il mese di febbraio, quindi, l’ospite dell’ostello farà una scelta di consumo consapevole che avrà il merito di sostenere anche la raccolta di un milione di firme della campagna People4Soil, promossa da Legambiente e altre 400 organizzazioni europee, per chiedere all’Europa norme specifiche per tutelare il suolo.

Giovani imprenditori che scommettono sulla sostenibilità e sul territorio

Il processo di sperimentazione spesso parte dal talento dei giovani imprenditori che scommettono su piccole realtà sostenibili e sul territorio, che non vogliono arrendersi e andarsene neanche di fronte al dramma del terremoto che ha colpito il cuore dell’Italia centrale. È il caso di Ilaria Amici e Lorenzo Battistini, titolari di Bosco Torto, azienda agli esordi nel superfood di qualità, a cui il terremoto ha interrotto bruscamente il progetto che da meno di un anno li aveva fatti trasferire sulle colline di San Pellegrino di Norcia, in provincia di Perugia. Da quest’estate si svegliano ogni mattina in una tendopoli, da cui sono ripartiti, iniziando a tessere legami e collaborazioni.

lorenzo battistini zafferano
Lorenzo Battistini, uno dei titolari di Bosco Torto, mostra il raccolto di zafferano dopo il terremoto che ha colpito Castelluccio di Norcia © Filippo Monteforte/AFP/Getty Images

Hanno iniziato a innovare, ricominciando da un crowdfunding con la piattaforma Produzioni dal basso e da una raccolta in bitcoin, lo strumento democratico di finanza digitale che permette di aprirsi a panorami internazionali, ricevendo, così, donazioni da tutto il mondo secondo un sistema di trasparenza e monitoraggio dei fondi che offre la tracciabilità completa dei flussi economici.

Il percorso è stato reso possibile grazie al sostegno della raccolta fondi La rinascita ha il cuore giovane, dedicata proprio alle imprese giovanili nelle zone colpite dagli eventi sismici di agosto e ottobre, promossa da Legambiente insieme ad altre realtà. Tra l’altro, Legambiente è la prima realtà non profit in Italia ad affacciarsi ai bitcoin, grazie alla collaborazione di Helperbit, una startup italiana che utilizza la tecnologia blockchain nel settore della beneficenza e delle emergenze umanitarie, vincitrice di diverse competizioni internazionali e selezionata dalle Nazioni Unite per il World humanitarian summit.

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La raccolta dello zafferano a Castelluccio di Norcia, dopo il terremoto di ottobre © Filippo Monteforte/AFP/Getty Images

Oggi i ragazzi di Bosco Torto hanno già messo a dimora 120mila bulbi di zafferano facendo ripartire il sogno interrotto di avviare qui uno degli impianti più importanti di zafferano d’Italia, e costruire una filiera di qualità del superfood e delle erbe officinali per la produzione di oli essenziali, con l’ambizione di valorizzare il paesaggio di queste aree sostenendo l’idea di una vallata delle spezie e dello zafferano come accaduto in Provenza con la lavanda.

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