Tornano le puntate speciali del podcast condotto da Giovanni Mori, registrate nelle Oasi Lavazza ¡Tierra! Si parla di benessere mentale.
Osteopatia, cos’è, come funziona e benefici di una terapia manuale sempre più apprezzata
L’osteopatia è una terapia manuale che agisce sulle strutture muscolari e ossee aumentandone la mobilità reciproca, rilassando i muscoli, migliorando l’apporto di sangue nei tessuti. Lavora sul corpo in modo da migliorare la salute di tutti i sistemi organici, tra i quali quello nervoso, circolatorio e linfatico. Nonostante le sue qualità, solo nel 2018 il Parlamento
L’osteopatia è una terapia manuale che agisce sulle strutture muscolari e ossee aumentandone la mobilità reciproca, rilassando i muscoli, migliorando l’apporto di sangue nei tessuti. Lavora sul corpo in modo da migliorare la salute di tutti i sistemi organici, tra i quali quello nervoso, circolatorio e linfatico. Nonostante le sue qualità, solo nel 2018 il Parlamento italiano ha stabilito che l’osteopatia “esisteva davvero”.
“Più specificamente, l’osteopatia, già riconosciuta in molti Stati europei, in Italia viene semplicemente identificata dalla opportuna legge n. 3 del 2018. Si tratta, tuttavia, solo di una preliminare e generica individuazione della nuova professione della salute, la cui istituzione è demandata a tre decreti interministeriali di cui ancora oggi non si conoscono i contenuti. Siamo quindi ben lungi dalla sua istituzione, affidata agli stessi decreti legge di cui si attende notizia da due anni”, spiega Luigi Ciullo, presidente di Adoe, l’Associazione tecnico scientifica degli osteopati esclusivi, i professionisti che svolgono solo questa professione dopo aver svolto studi legalmente autorizzati.
“Il settore non è affatto regolamentato perché l’iter legislativo non è stato completato e, di conseguenza, non sono disponibili forme di controllo né sull’esercizio né, tanto meno, sulla pedagogia degli osteopati. Conseguente è il rischio per le persone e per la dignità della nuova professione sanitaria” spiega Ciullo.
Malgrado la sua identificazione come nuova professione della salute, l’osteopatia persiste oggi in uno stato di assoluta auto-referenzialità, come accadeva nel recente passato in cui era considerata solo come una tecnica manuale nell’ambito generico della terapia del benessere. “Con tutti i rischi conseguenti a uno scarso controllo dei variegati operatori senza una preparazione riferita alle normative europee e Oms. Ora, si spera che il settore verrà presto regolamentato. Inoltre sono state verificate varie evidenze scientifiche a seguito dei monitoraggi relativi ai risultati della terapia”, dice Giorgio Germano, osteopata Do Msc Ost Uk, docente presso l’Icom, International college of osteopatic medicine.
L’osteopatia è basata su principi che sono sempre stati considerati validi in ambito sanitario. Tra questi quello secondo cui “Lo stato di salute di una persona dipende dalla conservazione della sua condizione di equilibrio funzionale settoriale e globale, specie nell’ottica della prevenzione generale e in specifici contesti di cronicità patologica”, spiega Ciullo. Il corpo e, in particolare, le ossa, i muscoli, i legamenti, i tessuti connettivi, devono, cioè, poter funzionare in modo armonico. Alle origini dell’osteopatia la sua utilità derivava dal fatto che non si conoscevano molte delle terapie farmacologiche attuali, quindi sia la diagnosi che il trattamento venivano affidati spesso all’analisi palpatoria e alle terapie manuali. L’approccio olistico al paziente che ne derivò, secondo il quale non si può agire sulle singole componenti del corpo senza tener conto delle relazioni con la globalità dell’organismo, rappresenta oggi un criterio di innovazione in medicina generale e preventiva: una potenzialità questa che ha reso indispensabile l’osteopatia per milioni di persone anche ai giorni nostri. Sempre premesso che “gli osteopati esclusivi si pongano nei confronti della medicina allopatica in termini di complementarietà multidisciplinare e nel rispetto della diagnosi medica, da intendersi come presupposto ineludibile per ogni terapia”, precisa Ciullo.
Quando nasce l’osteopatia
L’osteopatia nasce nel 1874 quando il medico americano Andrew Taylor Still si accorge della sua abilità di usare le mani per influire sulla fisiologia delle persone. Still viveva in Missouri a stretto contatto con la tribù indiana degli Shawnee e aveva imparato da loro un grande rispetto per la natura. Da qui l’idea di fare in modo di aiutare la capacità naturale, propria di ciascuno, di curare se stessi. Dopo aver studiato attentamente l’anatomia, scoprì il collegamento tra struttura e funzione. Immaginava il corpo umano come una macchina complessa che, come altre macchine, per poter funzionare bene richiede uno schema stabile e un’ottima lubrificazione. A 64 anni aprì poi una scuola, l’American school of osteopathy in Kirksville, Missouri.
Quanto è diffusa in Italia
Secondo il Roi, Registro osteopati d’Italia, sono oltre seimila i terapeuti, di cui tremila iscritti al registro, mentre oltre dieci milioni di italiani si affidano alle loro cure. Il 70 per cento di chi va dall’osteopata lo fa per curare dolori muscolo scheletrici e il 90 per cento di questi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto. Più di un terzo degli italiani che si rivolgono a un osteopata lo fa su consiglio dei medici stessi. L’osteopata individua la “disfunzione somatica”, ovvero l’espressione di una alterazione. Egli indaga contestualmente anche tutti gli “insulti” e le abitudini che ne possono rappresentare la causa, sia che questa risieda all’interno che all’esterno, manifestando comunque i sintomi sul sistema muscolo scheletrico come dolore o riduzione di mobilità, oppure sul sistema viscerale, fluidico e nervoso.
Osteopatia, a cosa serve
L’osteopatia non funziona solo per il mal di schiena, ma è utile anche in tantissimi altri casi, comprese le crisi di emicrania, la dismenorrea, problemi di vocalizzazione come la disfonia, la sindrome dell’intestino irritabile. Può intervenire su chi ha alterazioni del ciclo circadiano, compresa l’insonnia.
Inoltre aiuta moltissimo i bambini che hanno subito una deformazione morfologica del cranio causata dal parto, quelli che soffrono di otiti ricorrenti o hanno affezioni dell’apparato respiratorio, chi ha problemi di postura e dismorfismi come la scoliosi e il dorso curvo. L’approccio osteopatico applicato alle cicatrici permette di curare le aderenze permettendo al tessuto fasciale di scorrere nuovamente eliminando le alterazioni posturali che possono creare dolori e disturbi di vario tipo. Insomma, sono numerosissime le possibilità di cura e prevenzione offerte dall’osteopatia.
Come funziona la visita
Quando ci si fa visitare, si verrà esaminati fisicamente nel dettaglio e questo può richiedere da una a due ore di tempo. Al paziente viene chiesto di fare piccoli movimenti e allungamenti attivi e passivi, che permettono di individuare blocchi della mobilità. L’osteopata valuta la condizione delle strutture, dei legamenti e dei tessuti tramite la palpazione. A questo punto egli individua le limitazioni della mobilità articolare e dei tessuti, in particolare dei sistemi neuro-muscolo-scheletrico, viscerale, fasciale, cranio-sacrale. Fatto questo, attraverso la manipolazione ripristina la mobilità fisiologica, normalizzando cioè le disfunzioni.
Usando differenti tecniche, l’osteopata applica delle forze manuali nelle zone del corpo e introduce specifiche forze correttive, come stiramenti, profonde pressioni, trazioni, decompressioni, mobilizzazioni, per ridurre le restrizioni e restituire mobilità generale. Manipolando la rete di connessioni tra nervi, muscoli e ossa, l’osteopata stimola la naturale tendenza del corpo a ripristinare autonomamente le proprie funzioni, per promuoverne cioè l’auto-guarigione. Non c’è da sorprendersi, dunque, se il terapeuta interverrà in altre regioni del corpo per risolvere ad esempio, problemi lombari o cervicali.
Osteopatia, fisioterapia, chiropratica: differenze
“L’attività manuale è importantissima e dipende da terapeuta a terapeuta. Per questo è fondamentale mettersi nelle mani di un professionista qualificato. La diagnosi funzionale permette di individuare lo squilibrio con un metodo originale che prevede non tanto di lavorare sui sintomi ma sulle disfunzioni da cui questi dipendono”, sottolinea Germano. Ci si potrebbe inoltre domandare perché preferire l’osteopatia ad altre pratiche come la fisioterapia o la chiropratica. “Queste discipline non sono in competizione tra loro, bensì spesso complementari. E a volte, in base a precise indicazioni terapeutiche, è necessario sia andare dall’osteopata che dal fisioterapista. L’osteopata agisce sulla globalità del paziente, strutturalmente anche sui visceri, mentre il fisioterapista riabilita, per esempio, una articolazione mediante massaggi o esercizi di rieducazione neuro muscolare della parte del corpo che ha subito interventi chirurgici o soffre di grave disabilità. Non a caso il paziente di solito, una volta a casa, deve continuare a fare una serie di esercizi e terapie che gli sono state prescritte. Dall’osteopata invece si va per intervenire più sulla causa delle disfunzioni, prevenendo in tal modo le recidive di problemi che possono anche riguardare altri sistemi. La chiropratica invece può essere invece può essere considerata una cugina dell’osteopatia, perché agisce con terapie manipolative simili, anche se utilizza quasi esclusivamente il click articolare limitandosi al trattamento della colonna vertebrale e delle articolazioni”, spiega Germano.
La maggior parte dei disturbi e delle malattie, lo sappiamo, possono essere generati da abitudini scorrette e, in particolare, da attitudini corporee che non seguono le regole della natura essendo condizionate dallo stress psico-fisico. Non possiamo dimenticare, infatti, anche l’importanza dell’equilibrio mente-corpo.
“La terapia manuale osteopatica interviene dunque a preventiva salvaguardia della salute attraverso un approccio di valutazione e cura manuale, coordinato all’interno del progetto sanitario pluridisciplinare mediante la risoluzione delle disfunzioni somatiche che possano comportare aggravamenti patologici, specifiche sintomatologie, cronicizzazioni e riduzione complessiva della qualità della vita. Un’opportunità terapeutica innovativa per il Sistema sanitario nazionale che potrà consentire risparmio della spesa oltre a efficacia ed efficienza delle cure, ma solo nel caso di una sua seria e rigorosa regolamentazione”, conclude Ciullo.
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