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Abbiamo già finito le risorse naturali, il primo agosto è l’Overshoot day 2018
L’Overshoot day, la data che sancisce il consumo di tutte le risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare in un anno, non era mai arrivato così presto.
L’Olocene è finito e ci troviamo in una nuova era geologica, seppur non ancora riconosciuta ufficialmente, l’Antropocene, la prima della storia del pianeta forgiata da una delle specie animali che lo abitano. Fin dalla sua comparsa l’Homo sapiens ha avuto un notevole impatto sugli ecosistemi e gli animali selvatici, contribuendo all’estinzione della megafauna che un tempo dominava la Terra. Da allora l’attività umana ha trasformato da un terzo a metà del pianeta, l’uomo ha alterato la composizione dell’atmosfera e utilizza in maniera bulimica e insostenibile le risorse naturali. L’ennesima conferma di questa tendenza distruttiva peculiare della nostra specie, chissà, forse inscritta nei nostri geni, è certificata dall’arrivo dell’Overshoot day, il giorno che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni.
Overshoot day 2018, mai così presto
La data, che muta di anno in anno a seconda della rapidità con cui tali risorse vengono sfruttate, viene calcolata dal Global footprint network (Gfn), organizzazione internazionale che si occupa di contabilità ambientale calcolando l’impronta ecologica. Quest’anno l’Overshoot day è il 1° agosto e da allora inizieremo a utilizzare risorse che il pianeta non sarà più in grado di rigenerare.
Una lotta contro il tempo
L’Overshoot day si ripete ogni anno, ma sempre con alcuni giorni d’anticipo. Rispetto allo scorso anno arriva solo un giorno prima, mentre due anni fa il debito con la Terra era scattato l’8 agosto. Il confronto con meno di mezzo secolo fa è però impietoso, nel 1970 il cosiddetto Giorno del superamento della Terra ricorreva infatti il 29 dicembre. Da allora abbiamo perso circa trenta giorni di autosufficienza del pianeta ogni dieci anni.
Un pianeta non basta più
Per soddisfare l’attuale scriteriato fabbisogno di risorse naturali stiamo sfruttando l’equivalente di 1,7 pianeti Terra, a causa della pesca eccessiva, del sovrasfruttamento delle foreste, del consumo di suolo e dell’emissione di più di anidride carbonica nell’atmosfera di quanto gli ecosistemi possano assorbire. Se la popolazione umana continua a crescere, le risorse del pianeta rimangono le stesse. L’attuale sovrasfruttamento ecologico è tuttavia possibile solo per un tempo limitato prima che gli ecosistemi comincino a degradarsi irrimediabilmente e collassare.
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Non è troppo tardi per cambiare
Gli impatti del sovrasfruttamento ecologico sono già evidenti, pensiamo all’erosione del suolo, alla desertificazione, alla deforestazione, all’estinzione di specie animali ad un ritmo mai visto, al collasso degli stock ittici, alla crescente concentrazione di carbonio nell’atmosfera. Invertire questa allarmante tendenza è però possibile, se riuscissimo a posticipare la data dell’Overshoot day di soli cinque giorni ogni anno, potremmo ritornare a utilizzare le risorse con meno di un pianeta entro il 2050.
Come ridurre il nostro impatto
Il cambiamento necessario per ridurre la nostra impronta ecologica e garantire un futuro alla nostra specie comincia a tavola. Allevamento e pesca hanno infatti un enorme impatto ambientale sugli ecosistemi di tutto il mondo. Il rapporto Livestock’s long shadow, pubblicato nel 2008 dalle Nazioni Unite, identifica nell’allevamento degli animali la causa principale dei cambiamenti climatici. Secondo quanto riportato dal Global footprint network e dalla Fondazione Barilla center for food & nutrition (Bcfn), se sostituissimo il nostro consumo di carne con alimenti di origine vegetale e se riducessimo i nostri sprechi alimentari del 50 per cento, potremmo far slittare la data dell’Overshoot day di 38 giorni.
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