L’Overshoot Day 2023 ci dice che abbiamo esaurito le risorse della Terra cinque giorni dopo rispetto al 2022, ma solo in minima parte per merito nostro.
Il 2 agosto è l’Earth Overshoot Day 2023, ovvero il giorno in cui abbiamo esaurito tutte le risorse che la Terra è in grado di produrre e mettere a disposizione nell’arco di 365 giorni. La data, come ogni anno da segnare in rosso sul calendario, muta di anno in anno a seconda della velocità con cui le risorse del nostro pianeta vengono sfruttate, e viene calcolata dal Global footprint network (Gfn), un’organizzazione internazionale che si occupa di contabilità ambientale calcolando l’impronta ecologica della società nel suo insieme.
Prendiamo tempo, ma i nostri meriti sono limitati
Nel 2022 l’Overshoot Day era caduto il 28 luglio, cinque giorni in anticipo rispetto a quest’anno. Il ritardo è sicuramente una buona notizia, poiché non assistevamo ad un allungamento dei tempi dal 2020. In quell’occasione, però, il la data era stata pesantemente condizionata dagli effetti del lockdown causato dalla pandemia da Covid-19. L’entusiasmo per il 2023 va tuttavia ridimensionato perché, analizzando il ritardo, scopriamo che quattro di questi giorni sono dovuti per lo più all’integrazione di dati più dettagliati e precisi nel calcolo della ricorrenza, mentre solo uno sarebbe il frutto dei nostri progressi come società.
L’andamento dell’Overshoot Day negli ultimi anni
Per ogni edizione i risultati, comprese le date annuali di overshoot, vengono ricalcolati a partire dal 1961, garantendo la coerenza nel tempo e nei Paesi. Come detto, lo scorso anno l’Overshoot Day era caduto il 28 luglio. Mai, prima di allora, era arrivato così in anticipo. Nel 2021 era arrivato appena un giorno dopo, il 29 luglio. Nel 2020, invece, il coronavirus aveva spostato la data sul calendario, fissata per il 22 agosto, ben tre settimane in ritardo rispetto al 2019.
L’Overshoot day italiano
Nel 2023, così come l’anno precedente, l’Italia ha raggiunto l’Overshoot day il 15 maggio, prima ancora della metà dell’anno. L’impronta ecologica media di un italiano, quindi, è pari a circa 4,3 ettari globali, viene divisa per la biocapacità media mondiale, cioè la quota di risorse disponibili per ciascun abitante della Terra, cioè 1,6 ettari globali. Il risultato di questa divisione è 2,68: ciò significa che, se tutti avessero il nostro stesso stile di vita, avremmo bisogno di quasi 2,7 pianeti.
Ci vogliono più sforzi per posticipare l’Overshoot day
Fatta salvo la parentesi della pandemia, appare evidente come la tendenza negli ultimi cinque anni si sia ormai appiattita. È però difficile stabilire quanto questo sia dovuto al rallentamento dell’economia o a sforzi deliberati di decarbonizzazione. Tuttavia, la riduzione dell’overshoot è troppo lenta. Secondo quanto affermato dal Gfn, “per raggiungere l’obiettivo dell’Ipcc delle Nazioni Unite di ridurre le emissioni di carbonio del 43 per cento a livello mondiale entro il 2030 rispetto al 2010, sarebbe necessario spostare l’Earth Overshoot Day di 19 giorni all’anno per i prossimi sette anni”.
Steven Tebbe, Ceo del Gfn, ha avvertito che “il persistente overshoot porta a sintomi sempre più evidenti, tra cui ondate di calore insolite, incendi boschivi, siccità e inondazioni, con il rischio di compromettere la produzione alimentare. Ciò sottolinea l’interesse delle città, dei Paesi e delle entità commerciali a promuovere la propria sicurezza delle risorse se vogliono prosperare. Anche il mondo ne trarrebbe beneficio”.
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