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Dal 19 maggio l’Italia è in debito con la Terra. È l’Overshoot day italiano, quando terminano le risorse in grado di rigenerarsi naturalmente in un anno.
Immaginate che da domenica 19 maggio fino alla fine dell’anno dovrete vivere la vostra quotidianità senza luce, acqua ed energia. È quello che dovremmo sperimentare tutti noi, se volessimo davvero non indebitarci con la Terra. Il 19 maggio 2024, infatti, è l’Overshoot day italiano, il giorno del sovrasfruttamento delle risorse rinnovabili che abbiamo a disposizione, il giorno da cui cominciamo a usare risorse che non avremmo. Andando a debito con le prossime generazioni.
Dal 19 maggio saremo in deficit ecologico: in altre parole, spendiamo più delle risorse che il territorio italiano è in grado di rigenerare in un anno e immettiamo in atmosfera più CO2 della capacità che hanno gli ecosistemi di assorbirla.
L’Overshoot day è una data che cambia ogni anno, a seconda di quanto consumiamo, come singoli Paesi e in totale. Per l’Italia per il 2024 è appunto il 19 maggio, mentre per il mondo la data ufficiale verrà comunicata il 5 giugno, Giornata mondiale dell’ambiente. Il confronto con l’anno scorso è d’obbligo: nel 2023, era stato il 15 maggio per l’Italia. Ciò significa che in Italia il “bilancio” è migliorato, seppur di poco.
E a livello globale? Nel 2023, l’Overshoot day è stato il 2 agosto. Sebbene sia ancora presto parlare di date per il 2024 (diverse fonti, non confermate, parlano di un’ipotetica data a fine luglio, forse il 25), ciò che è certo è che la Terra impiegherebbe 20,5 anni per rigenerare ciò che è stato esaurito, se la lasciassimo intatta.
L’Overshoot day è stato istituito dall’organizzazione internazionale Global Footprint Network, che si occupa di contabilità ambientale e che calcola, a partire dal 1961, l’impronta della specie umana nel suo insieme e quella dei singoli Stati. Negli anni Settanta, l’Overshoot Day si verificava alla fine di dicembre. Negli anni Ottanta era a novembre, negli anni Novanta è passato a ottobre, e nel 2001 è stato anticipato al 13 settembre. Un progressivo peggioramento che sposta la data sempre prima ogni anno.
Le conseguenze di questo “superamento ecologico” si manifestano con la deforestazione globale, la perdita di biodiversità, il collasso degli stock ittici, la scarsità e l’inquinamento dell’acqua, l’erosione del suolo, l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici, che portano a eventi meteorologici estremi più frequenti come siccità, inondazioni e incendi.
Torniamo all’impronta dell’Italia: oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie più di 4 Italie. Se tutti avessero il nostro stesso stile di vita, servirebbero 2,7 pianeti. Se tutti avessero lo stile di vita americano, di pianeti ne servirebbero quattro. In Italia non siamo ai livelli di Qatar e Lussemburgo – che già a febbraio facevano toccare il fondo alle risorse del Pianeta – né di Emirati arabi, Stati Uniti e Canada (seguiti anche da paesi europei come Danimarca e Belgio) che hanno esaurito le risorse già a marzo, cioè a inizio anno. Siamo comunque molto alti nella classifica dei Paesi che consumano più rapidamente le proprie risorse. E non esistono stati che non consumino le risorse del pianeta al 31 dicembre ma alcuni si avvicinano a questo traguardo più di altri. È il caso di Cuba e Giamaica: la prima raggiunge il suo Overshoot day a novembre, la seconda addirittura al 20 dicembre.
Il 3 maggio, invece, è stato l’Overshoot day dell’intera Unione europea. Anche se l’Ue rappresenta meno del 6 per cento della popolazione mondiale, utilizza più del 16 per cento dell’intera biocapacità del nostro pianeta. Un comportamento “insostenibile e irresponsabile”, come evidenziano 317 organizzazioni della società civile che hanno inviato un appello ai politici europei per chiedere loro di impegnarsi a lavorare per un’economia neutrale dal punto di vista climatico e a inquinamento zero. Un interesse comune, poiché l’Europa è destinata a subire aumenti di temperatura doppi rispetto ad altri continenti a causa dei cambiamenti climatici.
Chissà se alle prossime elezioni dell’8 e 9 giugno, questi temi riecheggeranno come un monito nelle urne dove si andrà a votare. Le soluzioni non mancano: il Global Footprint Network propone una serie di azioni: accelerare il Green deal, aumentare gli investimenti pubblici nel settore climatico e sociale, rafforzare i processi di governance aprendo all’effettiva partecipazione della società civile. Perché le risorse che abbiamo a disposizione sono una quantità finita, ma le nostre capacità non lo sono. Vivere all’interno delle capacità del nostro territorio è tecnologicamente possibile, finanziariamente vantaggioso ed è la nostra unica possibilità per un futuro prospero.
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