In tre anni il patrimonio dei 5 uomini più ricchi del mondo è raddoppiato, quello di 5 miliardi di persone è rimasto fermo. Ed è solo uno dei dati di Oxfam sulla disuguaglianza.
In occasione del World economic forum di Davos, l’organizzazione umanitaria Oxfam ha pubblicato il report Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi.
Dall’inizio della pandemia, la ricchezza dei miliardari è cresciuta di 3.300 miliardi di dollari. Quella dei 5 milioni di individui più poveri è rimasta ferma.
In Italia, l’1 per cento più ricco della popolazione ha un patrimonio 84 volte superiore rispetto al 20 per cento più povero.
Lunedì 15 gennaio ha preso il via a Davos, in Svizzera, la 54ma edizione del World economic forum. Un summit in cui 2.800 leader, tra cui una sessantina di capi di Stato e di governo, si confrontano sulle sfide che attendono l’economia globale. Anche l’organizzazione umanitaria Oxfam approfitta di questa occasione per trasmettere un messaggio forte. Siamo di fronte a un bivio: possiamo cedere il potere a un’oligarchia, oppure costruire una società più equa e coesa in cui al centro c’è il potere pubblico. Che questa non sia un’esagerazione lo dimostrano i numeri dell’ultimo rapporto della ong, intitolato Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi.
I miliardari continuano ad arricchirsi
Per la maggioranza dell’umanità, questo inizio di decennio è stato tutt’altro che semplice. Prima la pandemia, poi i conflitti e la crisi energetica hanno fatto salire considerevolmente il costo della vita. Su 8 miliardi di individui, 4,8 hanno faticato a tenere il passo con l’inflazione. Invece di appianarsi, la disuguaglianza è aumentata. Per la prima volta in un quarto di secolo.
Nell’arco degli stessi tre anni, a parità di condizioni esterne, i miliardari hanno visto i loro patrimoni crescere di 3.300 miliardi di dollari in termini reali, a un tasso tre volte più veloce rispetto a quello di inflazione. Al vertice della piramide ci sono i cinque uomini più ricchi del mondo. A partire dall’inizio della pandemia, Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett hanno più che raddoppiato le proprie fortune, a un ritmo di circa 14 milioni di dollari l’ora. Nel frattempo, il patrimonio dei quasi 5 miliardi di persone più povere rimaneva inalterato.
Andando avanti di questo passo, al più tardi tra dieci anni avremo il primo trilionario, cioè il primo individuo con un patrimonio di mille miliardi. Per portare l’incidenza della povertà globale al di sotto dell’1 per cento, invece, impiegheremo 230 anni. E in questo caso Oxfam fa riferimento alla soglia di povertà più alta fissata dalla Banca mondiale, pari a 6,85 dollari al giorno.
Dal 2020 i 5 uomini più ricchi al mondo (Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett) hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune – da 405 a 869 miliardi di dollari – a un ritmo di 14 milioni di dollari all'ora, mentre la ricchezza… pic.twitter.com/G25pV45Dmm
Disuguaglianza e povertà peggiorano, anche in Italia
La prima, macroscopica disuguaglianza è quella tra il nord e il sud del mondo: il primo, infatti, ospita il 21 per cento della popolazione e il 69 per cento della ricchezza privata. Ma anche all’interno dei confini nazionali il divario tra ricchi e poveri spesso è vertiginoso. Anche in Italia.
Alla fine del 2022, l’1 per cento più ricco dei nostri connazionali deteneva un patrimonio 84 volte superiore rispetto a quello del 20 per cento più povero della popolazione. Sono 5.395 gli italiani che posseggono più di 50 milioni di dollari: nel 2023 è aumentato il loro numero ed è aumentata anche la somma dei loro patrimoni (per la precisione, è cresciuta di 79 milioni di dollari in termini reali). Nel frattempo, nonostante il buon andamento dell’economia tricolore, l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto della popolazione. Nel 2022, le persone in condizioni di povertà assoluta sono 5,6 milioni.
In questo quadro si inserisce la fine del reddito di cittadinanza, sostituito da altre misure di cui beneficeranno 500mila persone in meno. E si inserisce una riforma fiscale che, secondo Oxfam, “non interviene su questioni sistemiche” come lo spostamento della tassazione dai redditi da lavoro a profitti, rendite e interessi.
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