Dal 2020, per ogni dollaro guadagnato da rientra nel 90 per cento più povero dell’umanità, un miliardario ne ha intascati 1,7 milioni. Lo afferma Oxfam.
L’organizzazione umanitaria Oxfam ha pubblicato i dati più aggiornati sulla disuguaglianza del mondo, all’apertura del World economic forum di Davos.
La ricchezza generata nel biennio 2020-2021 è finita per il 63 per cento nelle mani dell’1 per cento più ricco dell’umanità.
Nel frattempo, 860 milioni di persone vivono in condizioni di povertà: un numero che aumenta per la prima volta negli ultimi 25 anni.
Ogni anno, all’apertura del Forum economico mondiale (World economic forum, Wef) che si tiene a Davos, in Svizzera, l’organizzazione umanitaria Oxfam presenta alcuni dati alternativi sull’economia globale. Non le cifre sulla crescita del pil o degli scambi commerciali, bensì quelle che testimoniano le macroscopiche disuguaglianze che dividono l’umanità. Da un lato c’è chi accumula ricchezze, dall’altro chi si deve accontentare delle briciole. Nel 2023 il titolo, emblematico, è Survival of the richest, letteralmente “la sopravvivenza dei ricchi”. Perché i Paperoni hanno continuato a prosperare anche durante la pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi energetica e alimentare.
I miliardari continuano ad arricchirsi
Nel biennio 2020-2021, segnato dalla pandemia, nel mondo è stata generata nuova ricchezza. Il problema sta nel fatto che è finita per la maggior parte (il 63 per cento, per la precisione) nelle mani dell’1 per cento più ricco dell’umanità. Una concentrazione delle risorse che aumenta visibilmente, visto che nel decennio 2012-2021 tale percentuale era pari al 54 per cento. Insomma, in soli due anni questo ristretto club di miliardari ha visto incrementare il valore dei propri patrimoni di 26mila miliardi di dollari in termini reali (circa 24 miliardi di euro). Per usare un altro metro di misura: a partire dal 2020, per ogni dollaro guadagnato da qualcuno che fa parte del 90 per cento più povero dell’umanità, c’è stato un miliardario che ne ha intascati 1,7 milioni.
Nel frattempo, però, una larga parte dell’umanità fatica ad arrivare a fine mese. 1,7 miliardi di persone, cioè più della popolazione della Cina, vivono in stati in cui l’inflazione supera l’incremento medio dei salari. In altre parole, hanno visto calare il proprio potere di acquisto. Per la prima volta in un quarto di secolo, la povertà nel mondo è aumentata: oggi riguarda 860 milioni di persone, cioè l’11 per cento dell’umanità. Tant’è che la Banca mondiale ha detto chiaro e tondo che il primo obiettivo dell’Agenda 2030, sconfiggere la povertà, non sarà raggiunto.
La proposta di Oxfam: tassare i super ricchi
Se è così, allora, perché non alzare le tasse a chi se le può permettere, incassando risorse per sostenere le fasce della popolazione più in difficoltà? È una delle misure per cui Oxfam si batte da tempo. “Un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi, è uno degli strumenti di contrasto alle disuguaglianze”, sostiene la direttrice esecutiva di Oxfam International, Gabriela Bucher. “Un’imposta del 5 per cento sui grandi patrimoni potrebbe generare per i paesi riscossori risorse da riallocare per obiettivi di lotta alla povertà a livello globale affrancando dalla povertà fino a 2 miliardi di persone”.
Nell’arco di 25 anni, l’1 per cento più ricco della popolazione globale ha emesso il doppio della CO2 rispetto al 50 per cento più povero. Lo svela Oxfam.
Ogni giorno, l’anno scorso, 2,5 miliardi di dollari in più entravano nelle tasche degli ultra ricchi, mentre 500 milioni uscivano da quelle dei più poveri. La denuncia arriva da Oxfam, mentre a Davos è in corso il World Economic Forum.
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.