La ong Oxfam ha fatto una stima delle conseguenze che il coronavirus e la guerra in Ucraina comporteranno per le fasce più deboli della popolazione.
263 milioni di persone in più ricadranno nella povertà estrema nel corso del 2022, arrivando a un totale di 860 milioni.
Per arginare l’emergenza, Oxfam propone di alleviare la pressione del debito estero che incombe sui paesi poveri, oltre a tassare i patrimoni dei ricchi e i profitti delle multinazionali.
Dalla crisi alla catastrofe. Si intitola così il nuovo report con cui la ong Oxfam fa una stima delle conseguenze che il coronavirus e la guerra in Ucraina comporteranno per le fasce più deboli della popolazione. Un titolo impietoso, perché impietosi sono i numeri: si parla di 263 milioni di persone in più che potrebbero ricadere nella povertà estrema nel corso del 2022.
L’11 per cento dell’umanità vive in condizioni di povertà estrema
Sottoscrivendo l’Agenda 2030, i 193 paesi membri delle Nazioni Unite si sono formalmente impegnati ad azzerare la povertà entro la fine di questo decennio. È il primo dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. La realtà appare tuttavia molto diversa da questa promessa.
La pandemia, unita all’aumento delle disuguaglianze che ne consegue, porterà altri 198 milioni di persone a vivere sotto la soglia della povertà estrema, corrispondente a un reddito di 1,90 dollari al giorno. A ciò si aggiunge la guerra in Ucraina che ha determinato un’impennata dei prezzi dell’energia e dei beni alimentari, mettendo economicamente in ginocchio altri 65 milioni di persone. Il totale è di 263 milioni, il doppio della popolazione del Messico. Questo solo nel 2022. Considerando anche le persone che erano in uno stato di povertà estrema già da prima, si arriva a 860 milioni. Cioè l’11 per cento dell’umanità.
L’appello di Oxfam: più tasse per i ricchi, meno debito per i paesi poveri
Il rischio – concreto – è quello di mandare in fumo tutti i progressi nella lotta contro la povertà compiuti nell’ultimo quarto di secolo. Per evitare un così clamoroso passo indietro, Oxfam chiede ai governi di mettersi in gioco in prima persona, e farlo con urgenza.
Da un lato, bisogna soccorrere tutte quelle persone che sono escluse dai sistemi di welfare e di previdenza sociale (si stima che manchino all’appello 707 miliardi di dollari per renderli davvero universali). Il che si può fare attraverso trasferimenti di denaro, l’istituzione di un fondo globale per la protezione sociale e interventi per calmierare i prezzi dei beni essenziali.
La Banca mondiale inoltre stima che le economie di 33 paesi siano messe fortemente in crisi dagli elevati livelli di indebitamento nei confronti di creditori privati, governi ed enti pubblici dei paesi più ricchi. L’unica risposta possibile, secondo Oxfam, è quella di cancellare tutti i pagamenti per il servizio del debito per i paesi in via di sviluppo nell’anno in corso. Così facendo, questi 33 stati avrebbero a disposizione più di 27 miliardi di euro da reinvestire nella sanità, nell’educazione e nei sistemi di protezione sociale.
Chi invece può permettersi di pagare, conclude la ong, sono i miliardari e le multinazionali che hanno accresciuto i loro profitti e il loro potere durante l’emergenza sanitaria. Ipotizziamo per esempio che venga imposta una tassa progressiva del 2 per cento su ogni patrimonio netto personale superiore ai 5 milioni di dollari, che sale al 3 per cento sopra i 50 milioni e al 5 per cento sopra il miliardo: i proventi sarebbero di 2.520 miliardi di dollari, cioè 2.325 miliardi di euro. In parallelo, bisognerebbe impedire alle grandi corporation di nascondere i loro profitti nei paradisi fiscali.
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