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Esistono classifiche dei paesi più ricchi, più popolosi, più attrattivi per gli investitori. Ma tutte queste dimensioni, da sole, non bastano a far capire quali siano i paesi più stimati agli occhi degli stranieri. La risposta arriva dalla classifica stilata dal Reputation institute: nell’edizione 2016 la Svezia è stabilmente al primo posto, ma anche l’Italia
Esistono classifiche dei paesi più ricchi, più popolosi, più attrattivi per gli investitori. Ma tutte queste dimensioni, da sole, non bastano a far capire quali siano i paesi più stimati agli occhi degli stranieri. La risposta arriva dalla classifica stilata dal Reputation institute: nell’edizione 2016 la Svezia è stabilmente al primo posto, ma anche l’Italia si è conquistata una reputazione di tutto rispetto.
Gli studiosi del Reputation institute sono arrivati a stilare una graduatoria della reputazione dei paesi del mondo. Un punteggio superiore a 80 è considerato “eccellente”, tra 70 e 79 “forte” e tra 60 e 69 “nella media”.
E l’Italia? Nella classifica generale è dodicesima, più in alto rispetto a Regno Unito, Giappone, Francia, Belgio, Spagna e Germania. Ma con una particolarità: il giudizio che danno gli stranieri dall’esterno (71,7) è decisamente più incoraggiante rispetto a quello che noi stessi attribuiamo al nostro paese, che non arriva nemmeno alla sufficienza (57,1). “Insomma, siamo i peggiori ambasciatori di noi stessi – commenta Alessandro Detto, direttore del Reputation institute Italia –. L’esempio opposto è la Russia, che gode di una reputazione interna eccellente, pari a 80,8, che però crolla agli occhi degli stranieri, che le danno un voto di 39,8”.
“La reputazione è innanzitutto un legame emotivo, ‘di pancia’, che l’individuo prova nei confronti di un’azienda, di un personaggio celebre o, in questi casi, di un paese. Ed è formato da quattro dimensioni: stima, ammirazione, fiducia, feeling positivo”, spiega Alessandro Detto.
Ogni volta che ci interfacciamo con uno straniero, mettiamo il nostro piccolo tassello nel mosaico della sua esperienza diretta con l’Italia e i suoi abitanti. Un mosaico in cui la conversazione con noi sta fianco a fianco con gli stereotipi, i fatti di cronaca, l’immagine trasmessa dai media, la qualità dei prodotti made in Italy, le istituzioni. Questa nuvola di esperienze porta al legame emotivo che si sente nei confronti dell’Italia, e che a sua volta si traduce in comportamenti: la scelta di andare in vacanza in Italia e non in Francia o in Spagna, di iscriversi all’università di Bologna o Milano, di investire in un’azienda made in Italy o acquistare i suoi prodotti. I comportamenti, a loro volta, si traducono in un valore economico, perché i turisti, gli studenti, gli investitori, gli acquirenti non fanno che riempire le casse dello stato.
#Italy is the 12th most reputable country in the world; 2nd among G7
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— Italy in US (@ItalyinUS) 21 ottobre 2016
Per capire come lavorare sul legame emotivo che è alla base di questo circolo virtuoso, il Reputation Institute ha elaborato un modello che si struttura su tre dimensioni:
C’è un aspetto che può stupire. Se disponiamo gli stati del mondo in ordine di pil, a dominare sono gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, India, Italia, Brasile e Canada. Insomma, nulla a che vedere con la classifica dei paesi più stimati dall’estero: l’unico presente in entrambe le top 10 è il Canada. “La reputazione secondo noi è l’asset intangibile più importante che ogni paese ha a disposizione, perché muove le persone a fare delle cose. Si tratta di un concetto totalmente diverso rispetto al pil, che al contrario è un indicatore assolutamente tangibile, pur essendo costituito soprattutto da risorse intangibili (i servizi, che nelle economie avanzate hanno un peso sempre maggiore”, conclude Detto. In altre parole, il pil non basta. Se un paese rincorre la crescita economica senza avere nessun riguardo per i diritti, la sicurezza, la bellezza, l’efficienza, non riuscirà a guadagnarsi stima e fiducia.
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