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— Palantir (@PalantirTech) June 14, 2023
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Palantir guadagna in un mese il 75 per cento in borsa. La promessa è quella di IA in grado di far vincere qualsiasi guerra.
Da qualche mese si discute molto dei possibili rischi legati all’utilizzo delle intelligenze artificiali. Tra fake news, risposte incorrette e persino IA che consigliano ad alcuni utenti di divorziare dalla loro moglie (com’è successo a un giornalista del New York Times usando Bing), le possibilità che le risposte di questi “chatbot” creino problemi anche gravi sono note da tempo. Ma forse l’orizzonte da osservare più vasto e lontano di OpenAI, l’azienda produttrice di ChatGpt. Perché le IA sono utilizzate, da tempo, in molti ambiti, e lo saranno sempre di più. Anche il settore militare sta iniziando ad apprezzarle, come dimostra il recente successo in borsa di Palantir, azienda del settore della difesa che nell’ultimo mese ha visto il suo valore aumentare del 75 per cento.
Eppure, Palantir non è uno di quei servizi in grado di generare video assurdi di Will Smith che mangia gli spaghetti; è piuttosto una realtà all’avanguardia nell’applicazione dei modelli linguistici, una delle tecnologie alla base di servizi come ChatGpt, al comparto della difesa. In particolare, Palantir si sta presentando come il futuro della guerra – e la cosa sta funzionando, se si guarda all’andamento del suo titolo in borsa. Tra i fondatori di Palantir Technologies c’è anche Peter Thiel, tra i più influenti e temuti nomi della Silicon Valley, già co-fondatore di Paypal (dove ha conosciuto anche Elon Musk) e tra i primissimi esponenti del mondo tecnologico ad appoggiare pubblicamente la candidatura di Donald Trump. Da tempo, Thiel è tra i personaggi più controversi degli Stati Uniti e Palantir è la sua azienda più discussa. Sin dalle sue origini, si è specializzata nell’analisi dei big data – enormi moli di informazioni spesso personali, analizzate da tecnologie apposite che ne estraggono valore – ai fini della sicurezza nazionale, tessendo relazioni con governi, enti federali e corpi di polizia (come quello di New York City).
Se la società è stata fondata nel 2014, però, perché il suo titolo in borsa è balzato verso l’alto solo di recente e così all’improvviso? La risposta sta proprio nell’implementazione delle intelligenze artificiali “alla ChatGpt” nella sua offerta, con l’annuncio di Aip (Artificial intelligence platform, piattaforma di intelligenza artificiale), un servizio che viene descritto come una sorta di chatbot con cui gestire le informazioni raccolte dal campo di battaglia, chiedere scenari futuri e fare domande sul da farsi. Nella demo presentata dall’azienda, si parla di un ipotetico scenario bellico nell’Europa dell’est, con un sospetto movimento di truppe ai confini di un Paese, mostrando come Aip potrebbe essere usato per visualizzare gli spostamenti e determinare scenari possibili.
Alex Karp, co-fondatore e amministratore delegato di Palantir, ha così riassunto il potenziale della tecnologia: “Se guidi queste tecnologie correttamente e in modo sicuro, avrai un’arma che ti consentirà di vincere, che farà paura ai tuoi competitor e avversari”. Un pitch che a quanto pare è bastato a generare una domanda “senza precedenti”, come dichiarato da Karp stesso. A rendere la tecnologia meno minacciosa è una sua possibile applicazione civile, ad esempio nell’organizzazione dei soccorsi dopo un uragano. È però chiaro che il focus dell’AIP sia un altro, ovvero la possibilità di vendere “un’arma che ti consentirà di vincere” in qualsiasi contesto, bellico o meno. Forse è giunto il momento di rivedere le nostre preoccupazioni e cominciare a pensare ad aziende simili quando si parla dei “pericoli legati alle IA”. Palantir fa già impallidire OpenAI e la sua ChatGpt.
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