Tra gli argomenti preferiti di Donald Trump, oltre alla squinternata teoria cospiratoria secondo la quale avrebbe vinto le ultime elezioni presidenziali, ce n’è uno che potrebbe sorprendere qualcuno: riguarda le pale eoliche.
L’ultima volta è successa questa settimana, durante una sua testimonianza per il processo che lo vede imputato per frode a New York City. L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è da tempo noto anche per la sua ossessione nei confronti delle pale eoliche, che l’ha portato a dichiarare in tribunale di “non essere una persona da mulino a vento”. Il motivo dell’avversione di Trump per questi impianti viene da lontano, da quando ha cercato di fermare un progetto per un impianto eolico in Scozia, nei pressi di una sua proprietà, in una battaglia legale contro il governo scozzese che ha perso nel 2015, poco prima di diventare Presidente.
Negli ultimi mesi, l’attuale candidato repubblicano ha continuato ad attaccare questo nemico come un novello Don Chisciotte. Recentemente, per esempio, ha associato il rumore delle pale all’aumento di cancro tra chi ci vive vicino, per poi sostenere che le pale rendano in qualche modo “pazze” le balene. Ma soprattutto, ripete spesso preoccupato l’ex presidente, questi impianti uccidono gli uccelli. In massa. Alla base di un qualsiasi impianto eolico, secondo Trump, ci sarebbe un cimitero di volatili, cosa che ritiene essere “molto triste”.
È un ritornello molto diffuso anche dalle nostre parti, anche se la variante nazionale sembra accusare le pale eoliche di “deturpare il paesaggio”, come fa da ormai anni il “nostro” Vittorio Sgarbi. L’obiettivo finale è sempre lo stesso: delegittimare questi impianti presentandoli come di grosso impatto per l’ambiente. Se si guardano i dati, però, la realtà sembra essere diversa e la notizia del ruolo dell’eolico nella morte degli uccelli grossolanamente esagerata, per citare una vecchia battuta attribuita a Mark Twain. Con questo non diciamo che le pale eoliche non siano responsabili della morte di volatili, sia chiaro, solo che se davvero vogliamo occuparci della salute degli uccelli dovremmo avere ben altre priorità rispetto l’eolico.
Partiamo dai dati per avere un’idea del quadro d’insieme. Secondo uno studio citato dal Climate portal dell’Mit, infatti, ogni anno muoiono tra i 140mila e i 679mila uccelli per colpa delle pale eoliche (i numeri aggiornati sono a una decina d’anni fa, oggi potrebbero essere più alti). Sono tanti, su questo non ci sono dubbi.
Come detto, però, le pale eoliche non sono esattamente le uniche strutture contro le quali i volatili tendono a sbattere contro: l’impatto con gli edifici in genere sarebbe la causa della morte di 988 milioni di volatili all’anno, ad esempio. Per non parlare degli enormi danni fatti dai gatti domestici, responsabili di una strage silenziosa che costa la vita di un numero di gatti tra 1,3 e i 4 miliardi di uccelli annuii. Il 69 per cento di quest’ultimi sarebbe attribuibile ai gatti randagi. Ma non è tutto: altri 200 milioni di esemplari morirebbero ogni anno a causa di automobili e mezzi vari. È quindi interessante il peso dato all’eolico in questo fenomeno, specie se si considerano i danni causati dai combustibili fossili: l’estrazione del carbone, ad esempio, è causa di disboscamento e quindi della scomparsa di interi ecosistemi essenziali per molte specie d’uccelli. E poi ci sono le conseguenze dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici in generale, che ha un impatto su tutto l’ambiente.
Wind turbines are not only killing millions of birds, they are killing the finances & environment of many countries & communities.
Ciò non significa ovviamente che il problema delle pale eoliche non esista e non vada affrontato: fortunatamente, alcuni esperimenti hanno dimostrato che è possibile rendere più visibili le pale eoliche, dipingendo di nero una lama di ciascuna pala. Con questo metodo le morti degli uccelli sono diminuite di circa il settanta per cento.
Quello delle pale eoliche che fanno rumore e perlopiù sterminano uccelli ha quindi tutta l’aria di essere uno spauracchio pensato per diffamare una fonte energetica pulita e sostenibile (oltre che in continuo aumento). I numeri raccontano anzi una storia del tutto diversa, in cui sono i combustibili fossili e la loro filiera a essere il principale fattore di rischio per questi animali. Ma tutto questo – stranamente – non pare preoccupare Trump.
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