Gli atleti palestinesi saranno presenti alle prossime Olimpiadi di Parigi 2024, indipendentemente dalla loro qualificazione. Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio) ha dichiarato che una rappresentanza composta da un minimo di sei e a un massimo di otto atleti palestinesi saranno invitati a partecipare ai giochi. Bach ha inoltre ribadito che il Cio “fin dal primo giorno del conflitto” nella Striscia di Gaza ha “sostenuto in molti modi diversi gli atleti per consentire loro di partecipare alle qualificazioni e di continuare il loro allenamento”.
La distruzione di Gaza, cominciata il 7 ottobre dopo l’attacco di Hamas nei confronti della popolazione civile israeliana, è da mesi al centro di un dibattito nell’opinione pubblica francese. Dall’inizio dei bombardamenti sulla Striscia, che hanno già causato decine di migliaia di vittime, parte delle proteste in Francia si sono concentrare sulla richiesta del boicottaggio della delegazione israeliana ai Giochi olimpici, l’ultima avvenuta il 2 maggio.
La storica partecipazione palestinese ai Giochi
Gli atleti palestinesi hanno preso parte a tutte le Olimpiadi estive da quando sono stati ammessi per la prima volta ai Giochi di Atlanta del 1996. Ogni partecipazione ha avuto un significato importante per i palestinesi dei territori occupati e della diaspora palestinese, dando al popolo senza uno stato riconosciuto, una sede in cui competere con il resto del mondo. La partecipazione a Parigi sarà ancora più significativa nel contesto della guerra che ha devastato la maggior parte della Striscia di Gaza.
La guerra ha costretto il comitato palestinese a ridimensionare le proprie ambizioni, ponendo bruscamente fine a un programma volto ad aumentare il numero di atleti qualificati per le Olimpiadi. Nonostante l’enorme battuta d’arresto, le speranze palestinesi hanno ricevuto un’importante spinta il mese scorso, quando Omar Ismail si è assicurato il primo biglietto per i Giochi nel taekwondo maschile.
La delegazione palestinese ha schierato il più alto numero di atleti ai Giochi di Tokyo, con una delegazione di cinque atleti. Ora, anche grazie alle dichiarazioni di Bach, con la presenza di almeno sei atleti, la Palestina parteciperà alle Olimpiadi con il gruppo più numeroso di sempre.
C’è un grande messaggio che dobbiamo trasmettere: non ci arrendiamo. Preserveremo l’identità palestinese, attraverso lo sport, e mostreremo che siamo un popolo pacifico, pieno di orgoglio e di rispetto per le altre nazioni.
Nader Jayousi, direttore tecnico Comitato olimpico palestinese
Il Comitato olimpico accusato di double standard
Nel suo discorso alla Camera, Caron ha ricordato che il Cio ha già vietato a diversi paesi di partecipare alle Olimpiadi. Tra gli esempi riportati, è stato citato quello del Sudafrica, escluso dalle Olimpiadi per trent’anni a causa della sua politica razzista. E proprio riferendosi all’apartheid, Caron ha chiesto di seguire la stessa linea di condotta nei confronti di Israele.
In ultimo, Caron ha chiesto che per gli atleti israeliani valgano le stesse condizioni che il Cio ha messo in atto per gli atleti russi e bielorussi. A loro infatti è permesso di partecipare ai Giochi come atleti indipendenti solo nel caso in cui si siano espressi contro l’invasione dell’Ucraina e, in ogni caso, non sfileranno alla cerimonia di apertura.
Successivamente, una trentina di deputati francesi del Nupes – Europe Ecologie les Verts e France Insoumise – hanno inviato una lettera per chiedere che gli atleti israeliani sfilino sotto una bandiera neutrale alle Olimpiadi di Parigi, in considerazione del numero di vittime civili a Gaza.
La risposta del Cio alle richieste dei parlamentari è arrivata a marzo: Israele non rischia alcuna esclusione dalle Olimpiadi. La Russia aveva usato durante il ricorso alla Corte Arbitrale dello Sport (Cas) proprio il conflitto su Gaza e altre dispute internazionali, come il Kashmir e il Nagorno-Karabakh, per evidenziare il doppio standard del Cio nei confronti degli atleti russi e bielorussi.
Il Cio ha giustificato la sua scelta ribadendo che i due contesti sono differenti. Le azioni contro il Comitato olimpico russo sono state prese a causa della violazione della Carta olimpica, in seguito all’inglobamento al proprio interno delle organizzazioni sportive delle regioni ucraine occupate che, in realtà, sono sotto l’autorità del Comitato olimpico ucraino. Il Comitato olimpico israeliano, invece, in seguito all’offensiva iniziata il 7 ottobre e, in generale all’occupazione dei territori palestinesi, non ha inglobato al suo interno nessuna associazione sportiva o atleta palestinese. Per il Cio, quindi, la questione non riguarda il numero di vittime, il conflitto in sé o le accuse di genocidio verso Israele in giudizio presso la Corte internazionale di giustizia, ma le violazioni della Carta olimpica.
La strage di atleti palestinesi
La guerra sulla Striscia di Gaza è nota per essere, secondo il Comitato per protezione dei giornalisti (Cpj) e per l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), la più letale a livello storico per i giornalisti, per gli operatori umanitari e per i sanitari, ma si può dire lo stesso anche per gli atleti. Secondo l’ultimo dato aggiornato a gennaio, sono almeno 88 gli atleti di alto livello uccisi dalle forze israeliane a partire dal 7 ottobre, in risposta all’attacco di Hamas e del Jihad Palestinese (Pij), non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania. Lo sport che ha il record di vittime è il calcio. Secondo l’Associazione calcistica palestinese afferma degli 88 atleti uccisi, 67 erano calcatori. Inoltre, il gruppo conta 24 amministratori e personale tecnico uccisi.
I casi più emblematici sono la morte di Hani al-Masdar, l’allenatore della squadra olimpica palestinese morto in un bombardamento israeliano su Gaza City, e quella della campionessa nazionale di karate Nagham Abu Samrah, morta in seguito alle ferite causate da un bombardamento, in cui aveva perso una gamba. Abu Samrah avrebbe dovuto partecipare alle Olimpiadi di Parigi quest’estate.
Questa è solo una parte dell’orrore che è stato inflitto alla comunità atletica palestinese dall’inizio della campagna di bombardamenti israeliana. A dicembre le forze israeliane hanno trasformato uno stadio di Gaza in una struttura di detenzione su larga scala
L’Euro-Med human rights monitor, un’organizzazione no profit indipendente con sede a Ginevra, ha poi confermato che nello stadio sono state eseguite esecuzioni nei confronti dei prigionieri, la stragrande maggioranza civili.
Per una tregua olimpica
Non sono bastate almeno 34mila vittime, di cui 88 atleti, e almeno 77mila feriti per far prendere una posizione al Cio, ma sembra che il presidente francese Emmanuel Macron voglia tentare di arrivare a una tregua olimpica, già richiesta a novembre dall’Assemblea generale dell’Onu e dal Cio a gennaio. Macron, infatti, il 15 aprile, a 100 giorni dall’inizio dei giochi, ha fatto un appello alla tregua olimpica, al rispetto, alla tolleranza da parte degli atleti, dando una serie di garanzie per quanto riguarda la sicurezza.
La tregua olimpica consiste nell’instaurare il cessate il fuoco forzato durante gli eventi sportivi dei Giochi olimpici. Con i vari fronti aperti, tra Russia e Ucraina, la guerra su Gaza, ma anche in Sudan, Repubblica Democratica del Congo e in tante aree del mondo, il presidente francese sta tentando di arrivare a un cessate il fuoco generale. E la cosa più interessante è aver chiesto aiuto al presidente cinese Xi Jinping, che si recherà a Parigi a inizio maggio.
Guardando all’aumento delle proteste a livello globale per la Palestina e a tutte le bandiere sventolate negli stadi in giro per il mondo e durante le coppe d’Africa e d’Asia lo scorso gennaio, ci dobbiamo aspettare proteste e azioni in solidarietà del popolo palestinese per tutte e Olimpiadi, e forse anche per i prossimi Europei di calcio, che si terranno in Germania poche settimane prima dei Giochi olimpici.
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