Le parole cambiano al mutare del mondo in cui viviamo. Quanto la vita influenzi ciò che diciamo e come parliamo è reso evidente dall’uscita di una nuova versione di un vocabolario italiano: tra i neologismi rientrano tutte quelle parole che fanno parte della stretta attualità. Così è stato anche per l’edizione digitale del Devoto Oli 2021, pubblicata alcuni giorni fa.
Tra leparole assenti fino all’anno scorso e ora contenute nel dizionario della lingua italiana, non poteva mancare lockdown (letteralmente confinamento), vocabolo entrato nel linguaggio di tutti i giorni a causa dei provvedimenti che il governo italiano ha preso per contrastare il diffondersi della del contagio e della pandemia da Sars-Cov-2.
Nel Devoto Oli 2021 ci sono altre parole legate al Covid-19: tra queste non poteva mancare spillover. Ovvero, il momento del “salto inter-specifico” in cui un agente patogeno – come un virus – passa da una specie ospite a un’altra, come nel caso del coronavirus in cui lo spillover è avvenuto da animale a uomo, scatenando, quasi certamente, la pandemia in corso. Tra i nuovi vocaboli c’è anche il fenomeno, non nuovo ma aumentato esponenzialmente con la pandemia della circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta contraddittorie o non vagliate con accuratezza detta infodemia, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.
Nuove parole, vecchi problemi
La pandemia è una novità per la nostra epoca: l’ultima epidemia a estendersi su scala globale apparve in Asia nel 1968, e fu la cosiddetta “influenza di Hong Kong”. Una variazione del virus influenzale A (H3N2) fu registrata nella metropoli asiatica e si diffuse in tutto il mondo con un modello molto simile a quello di oggi causando un milione di vittime.
Secondo l’Oms uno dei problemi che ha contribuito ad aggravare la pandemia e a rallentarne la diffusione è stata proprio l’infodemia. Il fatto è che se per contrastare le fake news sul virus, l’organizzazione mondiale della sanità ha spinto tutti i governi a gli organi di stampa a diffondere “informazioni basate sull’evidenza”, a fine settembre, durante la corsa elettorale per la Casa Bianca, il presidente – ora uscente poiché sconfitto – Donal Trump dichiarava ai suoi elettori in un comizio in Pennsylvania: “Non chiamatelo coronavirus, è il Chinavirus. Corona lo fa suonare come una cittadina italiana o qualcosa del genere. È il virus cinese”. Alludendo al fatto che si il virus sia stato prodotto dalla Cina stessa.
Ci sono anche altri termini, presi in prestito dai dizionari stranieri e entrati in pianta stabile nell’uso quotidiano italiano a seguito della pandemia, come contact tracing, il tracciamento, ovvero una delle 3T (tracciare appunto, testare e trattare) per contenere il contagio, i tracciamento e droplet, che significa gocciolina, e il termine è significativo perché il coronavirus si trasmette soprattutto attraverso quelle goccioline respiratorie.
La pandemia dà un senso nuovo a “vecchie” parole
Il vocabolario Devoto Oli 2021, ha avuto la sua prima stampa nel 1967 a cura di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli. Nell’edizione 2021 ci sono finite parole che usate da sole, accompagnate o con un prefisso, assumono un significato tutto nuovo, soprattutto perché calato nella stretta attualità della pandemia: sono parole come autoquarantena,quarantenare, autoisolamento e distanziamento sociale.
Tra i cambiamenti di questa epoca non c’è solo il modo di salutare, dalla stretta di mano al gomito, ma anche i significati delle parole. Ad esempio tamponare passa dal codice della strada al tracciamento dei contagi, positivo non è più un modo di approcciare alla vita ma la peggiore delle risposte mediche.
Quest’anno molte parole sono entrate nell’uso comune molto velocemente. Ma è sempre così? “No – spiega Francesco Muzzopappa, tra i più conosciuti e apprezzati copywriter, autore di pubblicità, italiani e scrittore, a volte servono anni, soprattutto per le parole straniere perché prima attraversano la fase del termine settoriale. In questo caso permettetemi di dire che non hanno dovuto fare alcuna quarantena”.
È interessante il fatto che alcune parole hanno assunto nuovi significati. “La pandemia ha avuto un impatto forte anche in questo senso. Oggi usiamo i termini distanziamento sociale con un significato preciso, così come immunità di gregge e tamponare. Penso al termine positivo: una volta era un atteggiamento favorevole, ora è la risposta ad un’analisi che non vorremmo avere”. Ma anche mascherina, ormai di nome e di fatto è sulla bocca di tutti, ma fino a pochi mesi fa era il gioco dei bambini a Carnevale”.
L’ambiente trova sempre più peso nel nostro vocabolario
Non solo le parole legate alla pandemia, dopo l’exploit del 2019, anche quest’anno continuano ad aumentare le parole usate, e quindi inserite nel dizionario, legate all’ambiente e alla crisi climatica in atto. Un esempio è il termine microplastiche prodotte dai capi di abbigliamento figli del fast fashion, su cui è cresciuta moltissimo l’attenzione nell’ultimo anno.
Ma le novità non si fermano qui, infatti nel 2021 all’espressione cambiamenti climatici saranno preferite espressioni quali emergenza climatica, crisi climatica o rottura climatica. Infatti il termine ‘global heating’ andrà preferito a quello usato sin qui di ‘global warming’ (che in italiano si può rendere forse con la differenza tra ‘surriscaldamento’ e ‘ricaldamento’ climatico, anche se non esiste una esatta corrispondenza), ma i vecchi termini non saranno comunque banditi. Tra i 600 nuovi termini del 2021, legati ai cambiamenti climatici c’è anche climaticida, e cioè la persona, l’azienda o lo Stato che “contribuisce negativamente al processo di cambiamento climatico, causando emissioni inquinanti o sconvolgendo l’ecosistema circostante”.
The Oxford Word of the Year is … CLIMATE EMERGENCY.
‘Climate emergency’ is defined as ‘a situation in which urgent action is required to reduce or halt climate change and avoid potentially irreversible environmental damage resulting from it.’https://t.co/JLepdcgt0Upic.twitter.com/UKJqpa2KAJ
Nel nuovo vocabolario c’è una parola che si unisce a quelle che definiscono il genere: si tratta di cisgender. Che è l’opposto del transgender. La persona cisgender si sente a proprio agio con il sesso e il genere che gli sono stati attribuiti alla nascita. La definizione ha un imprimatur più che accreditato: è stata inserita infatti nel Dizionario Inglese di Oxford, storica e prestigiosa pubblicazione della Oxford University Press. Eccola nella sua traduzione letterale: cisgender indica “un individuo il cui senso di identità personale corrisponde al sesso e al genere attribuitogli/le alla nascita”. Chi conosce poco il mondo Lgbtqi potrebbe obiettare: “Ma allora siamo tutti cisgender”. Assolutamente no, perché non tutti si riconoscono nel sesso che hanno dalla nascita.
L’inserimento del termine rappresenta una piccola vittoria per i movimenti di lotta Lgbtqi perché contribuisce a cambiare culturalmente la percezione del transgenderismo: classificando anche chi è cisgender, infatti, non esisterebbero più i “diversi” – i transgender – contrapposti alla generalità delle persone “normali” e pertanto prive di un termine di riferimento, ma due categorie perfettamente alla pari.
I segni del tempo: ecco le nuove parole escluse
Se la lingua influenzi o meno la società e il pensiero, l’attenzione e la memoria, è una questione non ancora del tutto risolta per antropologi, linguisti e filosofi. Insomma, non ci è possibile afferrare con il pensiero o la memoria una cosa per cui non esiste una parola nel nostro vocabolario, viceversa non possiamo dire di conoscere saper “maneggiare” l’oggetto o l’esperienza a cui farebbe da etichetta. Altrimenti sarebbero solo lettere giustapposte.
La lingua però, lo abbiamo visto, è in continuo mutamento. Si adegua o descrive i tempi che viviamo e racconta le esperienze che abbiamo vissuto, come la pandemia iniziata nel 2020. A volte, nella storia, sono le parole stesse – e il loro uso – a determinare comportamenti sociali: come il razzismo. “Negro”, un termine usato fino agli anni ‘60 con un certo significato, è stato revisionato dopo anni di lotte e battaglie per i diritti civili. Eppure quella parole ha ancora il suo significato di insulto razziale.
Se nuove parole sono approdate nell’ultima edizione del dizionario Devoto Oli, altre la lasciano. Tra queste troviamo addoparsi, ovvero collocarsi dietro o dopo, adustezza, cioè asciuttezza, magrezza, aridità. Ma anche lanino, ovvero l’operaio addetto alla lavorazione della lana oppure appaltatore della filatura della lana nel contado, e “mascheraio”.
L’Italia produce metà del riso europeo, soprattutto in pianura Padana. La salinizzazione dovuta alla siccità sta facendo danni, ma oggi c’è una soluzione.
Una campagna del Cnr svela una forte attività delle faglie tra le isole proprio dove sorgerà il Ponte, per la Società Stretto di Messina nessuna problema.
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
Per l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile il quadro è fosco: molti obiettivi sembrano irrealizzabili per il 2030, preoccupano povertà e clima.
16 persone dell’Egitto e del Bangladesh sono arrivate in Albania su una nave militare italiana. Sono ufficialmente partiti i trasferimenti forzati voluti dal governo Meloni.