“Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana”. Queste sono le parole scritte cinque anni fa da papa Francesco e raccolte nell’enciclica Laudato si’. Concetti che sono ancora attuali, non solo perché il primo settembre ricorre la Giornata per la custodia del Creato, ma anche per via della pandemia da coronavirus. Infatti “proteggere la casa comune, controllando il riscaldamento globale e altri danni ambientali“, è fondamentale per il futuro dell’umanità. Oggi abbiamo ancora meno tempo per farlo rispetto a cinque anni fa.
Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi, allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo. #UdienzaGenerale
Papa Francesco: “Fino al 4 ottobre, il Giubileo della Terra”
Cambiare il modello di sviluppo per evitare che i poveri siano sempre più poveri e far si che questo paradigma diventi sostenibile e integrale. Questa la proposta della Laudato si’. Ma a distanza di un lustro, proprio domenica scorsa, durante l’Angelus, il Papa ha raccontato il dramma ambientale l’ultimo disastro che si è verificato alle isole Mauritius il 25 luglio 2020, quando la nave mercantile giapponese, la Mv Wakashio si è incagliata riversando enormi quantitativi di petrolio nell’oceano Indiano e ancora oggi sta mettendo in pericolo l’habitat naturale dell’arcipelago. Per sensibilizzare sul cambiamento climatico Bergoglio ha indetto, in occasione dei 50 anni della Giornata della Terra di aprile 2020, il Giubileo della Terra che andrà avanti fino al 4 ottobre, ha dichiarato all’Angelus di domenica scorsa.
Il Papa torna così a puntare i riflettori sul rapporto uomo-ambiente e sul bisogno di proteggerlo per non incrinare ulteriormente un equilibrio già compromesso. Domenica 30 agosto, alla soglia della Giornata per la custodia del Creato, nella cattedrale della capitale di Mauritius, è stato eseguito un concerto per ricordare la Laudato si’.
Come modificare il modello di sviluppo finora insostenibile?
In una delle ultime udienze generali del mercoledì il Papa è tornato sul concetto della “crescita economica iniqua” che ha portato a “un’economia malata”. Nel mondo vi sono pochi ricchissimi che possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Secondo Bergoglio le disuguaglianze sociali ultimamente si sono aggravate con la pandemia e con la costante indifferenza per i danni inflitti al Creato.
L’Economy di papa Francesco, il futuro è già ora in mano ai giovani
Sul tema, dal 19 al 21 novembre, si aprirà ad Assisi – anche se in modalità streaming – l’Economy di Francesco, una specie di Davos dove si incontreranno economisti, ecologisti, finanzieri e giovani da tutto il mondo, per affrontare il tema dello sviluppo economico e della sostenibilità ambientale. Alla base c’è l’idea del Papa di guarire l’attuale modello economico modificandolo dall’interno.
Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura del creato, della casa comune? Pensiamoci. #UdienzaGeneralehttps://t.co/YblCKi6q6V
Dall’Economy di Francesco, la nuova frontiera dello sviluppo sostenibile
Il futuro della terra, del Creato, è qualcosa che ha a che fare con tutti, nessuno escluso. Fino a tempi recenti, si era pensato che sarebbe bastato aumentare la ricchezza, aumentare il reddito nazionale e di fatto il mercato avrebbe poi corretto tutto. Purtroppo non è accaduto così. A porre l’accento è una ricerca dell’anno scorso del Politecnico di Milano secondo cui gli investimenti in “equità” (equity) ammontavano a 1,8 miliardi di euro, ma solo 197 sono stati impattanti in modo concreto. Le proiezioni dello studio suggeriscono che per andare in una direzione come quella suggerita da papa Francesco, asset gestiti dagli operatori equità sarebbero dovuti crescere del 19 per cento nel 2020 con un volume – si legge nello studio – che avrebbe dovuto raggiungere i 573 milioni di euro. Naturalmente la ricerca resa nota nel 2019 non teneva conto del Covid e della crisi attuale. C’è allora da partire dalla pandemia per dare corpo a un modello alternativo e sostenibile di economia.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.