Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Esiste un pappagallo in grado di calcolare le probabilità
Il pappagallo kea, originario della Nuova Zelanda, è uno degli uccelli più intelligenti al mondo. I ricercatori dell’università di Auckland hanno scoperto che riesce perfino a valutare le probabilità che un evento si verifichi. Una capacità che finora si riteneva appartenere soltanto all’uomo e alle grandi scimmie.
Testa o croce? Un quesito cui spesso ci affidiamo quando non riusciamo a prendere una decisione razionalmente. Una domanda che di certo non si pongono i pappagalli kea. I ricercatori hanno scoperto, infatti, che questi uccelli sono in grado di calcolare le probabilità.
Il nome scientifico del kea è Nestor notabilis ed è l’unico pappagallo alpino al mondo: vive sulle montagne della Nuova Zelanda, ed è una specie in via d’estinzione. Già si sapeva che questi esemplari sono davvero intelligenti: sono famosi per essere dei “ladruncoli” e per assumere spesso un atteggiamento scherzoso nei confronti dei propri simili, mentre non hanno paura degli esseri umani. Ora, però, un team dell’università di Auckland ha dimostrato che sono persino capaci di stimare le probabilità che un evento accada prima di compiere una scelta.
Com’è andato l’esperimento dei ricercatori dell’università di Auckland
L’esperimento, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature communications, ha coinvolto sei esemplari: Blofeld, Bruce, Loki, Neo, Plankton e Taz. “La maggior parte di loro prende il nome dai cattivi del mondo del cinema e della letteratura”, scherza Amalia Bastos, una delle ricercatrici.
Agli uccelli sono stati mostrati due barattoli di vetro contenenti sia gettoni neri, a cui corrispondeva una ricompensa in cibo, sia gettoni arancioni, ai quali invece non corrispondeva alcuna ricompensa. Nella prima fase dell’esperimento, i due barattoli contenevano lo stesso numero di gettoni, ma in uno prevalevano quelli neri. Nella maggior parte dei casi, i pappagalli hanno indicato proprio quel barattolo, sapendo che il ricercatore avrebbe avuto più probabilità di pescarvi un gettone nero.
Successivamente, i due barattoli contenevano lo stesso numero di gettoni neri, ma in uno prevalevano gli arancioni. I pappagalli hanno dimostrato di saper valutare le proporzioni e scegliere quindi il barattolo contenente meno gettoni arancioni. Infine, gli animali hanno anche dato prova di riuscire a distinguere un ricercatore dall’altro, privilegiando chi più volte aveva pescato un gettone nero.
Si credeva che soltanto gli ominidi potessero condurre simili ragionamenti
Questo tipo di elaborazione è detta “dominio-generale” e corrisponde alla capacità di analizzare informazioni di varia natura prima di prendere una decisione. Finora, quest’abilità sembrava appartenere soltanto agli ominidi, cioè all’uomo e alle grandi scimmie (scimpanzé, gorilla e oranghi). Altri animali possono risolvere un solo problema alla volta, oppure si sono “specializzati” nei compiti che per loro sono abituali, come nel caso dello scoiattolo che deve ricordarsi dove ha nascosto le ghiande. “Il nostro studio, invece, dimostra che il kea possiede un’intelligenza flessibile, paragonabile a quella di umani e scimpanzé. Cosa che in natura garantisce una serie di benefici”, puntualizza la dottoressa Bastos.
L’importanza di tutelare il pappagallo kea
Altre specie di uccelli hanno dato prova di essere molto intelligenti: ad esempio il pappagallo cenerino aiuta i suoi simili a portare a termine delle mansioni in maniera disinteressata, inoltre si ritiene sia in grado di contare e distinguere i colori. Il cacatua, invece, ricorda la posizione di un oggetto anche quando viene nascosto ed è un abile ballerino, tanto da inventarsi persino nuove mosse. Tutti questi splendidi animali meritano protezione; del kea, in particolare, rimangono meno di cinquemila esemplari. Ci uniamo pertanto all’appello dei ricercatori neozelandesi affinché questi pappagalli non vadano perduti, e con loro la possibilità di delineare meglio il filo che unisce la nostra con tutte le altre specie.
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