C’era anche Greta Thunberg tra gli attivisti che hanno protestato contro la costruzione di sei parchi eolici nelle terre degli indigeni Sami, in Norvegia.
Decine di manifestanti, lunedì 27 febbraio, hanno bloccato l’ingresso del ministero dell’Energia a Oslo.
La protesta è diretta alla costruzione di sei parchi eolici nelle terre degli indigeni Sami.
Una sentenza della Corte suprema norvegese ha già stabilito che il progetto infrange i loro diritti.
C’era anche la celebre attivista svedese Greta Thunberg, nella mattinata di lunedì 27 febbraio, tra i manifestanti seduti di fronte all’ingresso del ministero dell’Energia norvegese, a Oslo. “Lo Stato norvegese sta violando i diritti umani e questo è assolutamente inaccettabile. Dobbiamo essere solidali in questa lotta”, ha dichiarato all’agenzia Reuters. Al centro delle proteste, la costruzione di sei parchi eolici nella penisola di Fosen, nella Norvegia centrale, dove abitano gli indigeni Sami.
I parchi eolici nelle terre degli indigeni Sami
Il popolo indigeno Sami conta circa 80mila individui: circa la metà vive in Norvegia, prevalentemente nelle regioni settentrionali, il resto tra Svezia, Finlandia e Russia. L’attività principale a cui si dedicano gli indigeni Sami è l’allevamento delle renne, animali di cui usano tutto: la carne, pilastro della loro cucina tradizionale, ma anche la pelle, per abiti e scarpe, e le corna, per utensili e oggetti d’arte.
Anche la penisola di Fosen, nella Norvegia centrale, comprende le terre Sami. Lì però è stato scelto di costruire sei parchi eolici onshore (cioè a terra), il più grande progetto di questo tipo in Europa, in grado di produrre energia a sufficienza per alimentare circa 100mila abitazioni. A gestirlo è una joint venture composta da Statkraft (controllata dallo stato norvegese), TrønderEnergi e Nordic Wind Power.
Non c’è giustizia climatica senza giustizia sociale
Gli indigeni Sami però sostengono che i macchinari siano troppo invasivi, in termini di inquinamento visivo e acustico, e spaventino gli animali. Compromettendo così la loro principale fonte di sostentamento, oltre che le loro tradizioni. La Corte suprema norvegese ha dato loro ragione. Una sentenza del mese di ottobre del 2021, infatti, sancisce che i lavori violano i loro diritti, senza però specificare quale sarà il destino delle 151 turbine né delle strade che sono state costruite ad hoc per il cantiere. Una delle ipotesi al vaglio è che i parchi eolici restino in funzione ma si mettano in atto delle misure per risarcire gli indigeni Sami.
Greta Thunberg and dozens of other activists have blocked entrances to Norway’s energy ministry, demanding removal of wind turbines built on land traditionally used by Indigenous Sami reindeer herders https://t.co/1T2XKXxu92pic.twitter.com/dx4nK0aXMQ
A cinquecento giorni di distanza dalla sentenza, non è cambiato nulla. Da qui la manifestazione di protesta organizzata da circa duecento attivisti, alla quale si è unita anche Greta Thunberg. “I diritti indigeni, i diritti umani, devono andare di pari passo con la tutela del clima e l’azione per il clima. Se quest’ultima avviene alle spese di alcune categorie di persone, non c’è giustizia climatica”, ha spiegato Thunberg all’agenzia Reuters durante il sit in. La polizia ha portato via i manifestanti e li ha trattenuti per qualche ora, per poi rilasciarli.
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