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Parchi nazionali, attività in natura e biodiversità: la Spagna meno conosciuta
I parchi nazionali spagnoli si trovano sul continente e sulle isole, sono destinazioni perfette per una vacanza attiva, sostenibile e all’aria aperta.
La Spagna è una destinazione vicina e ben nota, con un clima e una cultura a noi familiari; ciononostante abbiamo trovato un modo di guardarla con occhi nuovi: attraverso i suoi parchi nazionali. Con il suo territorio esteso e la varietà dei panorami, il Paese offre un ventaglio di opportunità uniche per chi desidera immergersi nella natura e svolgere attività all’aria aperta. La Spagna ha infatti una superficie di più di 500mila chilometri quadrati, rispetto ai 300mila dell’Italia, e attraversa ambienti ed ecosistemi molto diversi tra loro: dalle coste calde del Mediterraneo a quelle atlantiche della Galizia o quelle che si affacciano sul golfo di Biscaglia; dalle catene montuose del nord e i Pirenei ai massicci nel centro del Paese, senza dimenticare l’arcipelago delle Baleari o quello delle Canarie, a un soffio dalle coste africane.
I parchi nazionali sono distribuiti in tutto il Paese e si prestano a tipologie di esplorazione diverse, da svolgere in autonomia o seguendo percorsi prestabiliti. L’osservazione degli uccelli e della fauna, le passeggiate a piedi, in bicicletta o a cavallo e le visite ai centri di interpretazione proposti dai parchi nazionali per educare e sensibilizzare i visitatori, sono solo alcune delle attività più diffuse. È possibile organizzare spedizioni fotografiche, momenti di osservazione delle stelle, sessioni di yoga, passeggiate con le ciaspole in inverno e molto altro.
Dei sedici parchi nazionali spagnoli, quattro sono stati iscritti nell’elenco del Patrimonio Mondiale dall’Unesco: sono quelli di Garajonay e Teide nelle isole Canarie, Ordesa e Monte Perdido in Aragona, Doñana in Andalusia. Abbiamo fatto una selezione di alcuni di essi, rappresentativi e disseminati su tutto il territorio della Spagna.
Parchi nazionali spagnoli, eccone un assaggio
Arcipelago di Cabrera (isole Baleari)
A un’ora di barca da Maiorca, la più grande delle isole Baleari, si trova il parco terrestre-marino di Cabrera, un insieme di isole calcaree le cui coste frastagliate hanno permesso a questo angolo di paradiso di conservarsi pressoché intatto, rivelando qui e là numerose grotte, come la Laguna Azul dove la luce nell’acqua crea effetti affascinanti. Luogo perfetto per gli sport subacquei, Cabrera ha uno dei fondali meglio conservati del litorale spagnolo, dove si trova una grande abbondanza di Posidonia oceanica, una pianta marina fondamentale per la vita di questo ecosistema di cui ossigena le acque. A terra è possibile ammirare gran parte della flora e della fauna autoctone delle isole Baleari nonché fiori unici come l’astragalo e l’iperico, mentre la costa, praticamente vergine, ospita colonie numerose di uccelli marini.
L’arcipelago è formato da 19 isole e isolotti di cui Cabrera è la maggiore. È qui che si trovano gli otto itinerari autoguidati proposti dal parco, facilmente percorribili a piedi viste le dimensioni contenute dell’isola. Dal castello di Cabrera, una costruzione del Sedicesimo secolo che è diventato un ottimo punto di riferimento e di osservazione, si gode una vista completa tutt’intorno. Un tuffo a Sa Cova Blava, la grotta blu in maiorchino, sarà un’esperienza da ricordare, e una maschera e un paio di pinne renderanno tutto più interessante. A Cabrera la sveglia suona presto, perché l’alba regala spettacoli davvero emozionanti.
Garajonay (isole Canarie)
Nel parco nazionale di Garajonay sull’isola vulcanica de La Gomera, nell’arcipelago delle Canarie, le montagne sono ricoperte da una giungla, conosciuta con il nome di laurisilva, vestigia delle foreste subtropicali che milioni di anni fa dominavano tutta l’area mediterranea. In questo ecosistema vivono più di mille specie, molte delle quali si trovano solo qui, grazie all’isolamento in cui si trova La Gomera. La sopravvivenza di queste foreste ancestrali è resa possibile dalla presenza dell’Atlantico che con la sua umidità genera una nebbia perenne.
Questa nebbia avvolge i panorami rigogliosi del parco, misteriosa come la storia dell’amore sfortunato di Gara e Jonay, che danno il nome a questo luogo. Un indovino aveva previsto che il loro amore avrebbe portato disgrazie sotto forma di fuoco e lava e per questo le rispettive famiglie si erano opposte fermamente ad esso. Non vedendo sbocco per il proprio amore, i due si uccisero con una lancia che trafisse entrambi, fondendosi per sempre in un abbraccio nel bosco rigoglioso de La Gomera.
Ad aggiungere mistero al mistero è il silbo gomero, tradotto fischio di La Gomera, una particolare lingua che è possibile ascoltare ancora oggi. Forma di comunicazione degli antichi abitanti dell’isola, attualmente è “parlata” fluentemente da più di 22mila persone e si vanta di essere l’unica lingua fischiata al mondo.
Potrete esplorare il parco in autonomia scaricando un’audioguida che vi guidi attraverso i 18 itinerari, semplici e accessibili, e dopo l’avventura rinfrescarvi con un tuffo nelle acque tranquille della Playa del Inglés, nella località di Valle Gran Rey, luogo di contrasti grazie alla nera sabbia vulcanica che profila la costa.
Doñana (Andalusia)
Il viaggio nei parchi nazionali spagnoli prosegue attraverso questo parco, che è un mosaico di paesaggi ricchissimi di biodiversità. Tra tutti gli ecosistemi presenti, dalle scogliere alle spiagge, dalle lagune alle dune, le paludi sono tra quelli più peculiari: fondamentali per gli uccelli migratori che si fermano qui a svernare e procreare, ospita una enorme varietà di specie animali e vegetali. Con pazienza e fortuna è possibile proprio in questo parco avvistare alcune specie a rischio: il cavallo delle paludi, l’aquila bianca imperiale e la lince iberica, oggetto quest’ultima di un programma di ripopolamento di successo.
In una sola giornata è possibile passare in ambienti differenti tra loro e ammirare fenomeni spettacolari: dal tappeto rosa di fenicotteri alle dune mobili alte più di 30 metri che si spostano dalla spiaggia e seppelliscono anche le foreste di pini che incontrano. Il parco si può visitare in moltissimi modi, a piedi, a cavallo e persino a bordo di una barca che percorre l’ultimo tratto del fiume Guadalquivir.
Tornando con i piedi terra, merita una visita il paese di El Rocío, con le sue casette tutte bianche, che cinquanta giorni dopo il termine della settimana santa diventa punto di incontro di migliaia di persone per un evento che unisce festa e religione: il Pellegrinaggio del Rocío. Un appuntamento legato ai cicli della natura invece è la “saca de yeguas”, la transumanza delle giumente, che da più di 500 anni viene organizzata dagli allevatori di Almonte il 26 giugno e durante il quale è possibile vedere gli animali pascolare nel parco nazionale ma anche sfilare verso il santuario del Rocío dove vengono condotti per una benedizione.
Monfragüe (Estremadura)
Il fiume Tajo è la spina dorsale di questo parco nazionale, che si estende nella provincia di Caceres tra montagne e grandi prati. È un luogo perfetto per l’osservazione degli uccelli come la cicogna nera, l’avvoltoio monaco o l’aquila reale, ma anche il gufo reale e il grifone. Appostarsi pazientemente in prossimità del salto del gitano, una parete con uno strapiombo di 300 metri è il modo migliore per ammirare questi animali meravigliosi e lasciarsi rapire dalla bellezza di questi luoghi.
Il parco si presta bene per essere esplorato a piedi in autonomia, lungo percorsi piuttosto semplici, ma è possibile organizzarsi anche per escursioni in bicicletta o a cavallo fino alla sera, quando è possibile fermarsi ad osservare le stelle: l’aria tersa e buia fa del parco un sito perfetto per mettere il naso all’insù e visitare gli osservatori astronomici.
Altri punti di interesse sono il centro di interpretazione dell’arte rupestre di Monfrague, che approfondisce i ritrovamenti fatti nella zona, il ponte del Cardenal, spesso sommerso dalle acque del fiume Tago, e il maschio del castello, raggiungibile solo dopo aver percorso 134 gradini, da cui si gode una vista spettacolare. Per chi volesse esplorare anche la zona circostante, il parco si trova nel centro tra le tre città di Plasencia, Cáceres e Trujillo, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Questi luoghi hanno rischiato di essere trasformati in coltivazioni di eucalipto, che avrebbero distrutto la macchia e il bosco autoctono, ma entrando a far parte dei parchi nazionali, questo territorio oggi continua a offrire riparo e casa a numerose specie minacciate.
Cabañeros (Castiglia-La Mancha)
Nel parco nazionale di Cabañeros possiamo trovare due aree distinte e contrastanti: una parte pianeggiante coperta da un abbondante manto erboso e punteggiata di lecci rigogliosi, e alle sue estremità la montagna rocciosa, rifugio di grandi mammiferi e culla di cascate e corsi d’acqua. È in questo parco che si trovano le ampie pianure della Raña de Santiago, conosciute anche come il Serengeti spagnolo, dal nome della savana africana tra le più famose al mondo. In questi spazi è possibile osservare i cervi, l’aquila reale, l’avvoltoio nero e la cicogna nera. Nei monti di Toledo, invece, si trova una delle più grandi estensioni di bosco mediterraneo di tutta la penisola. Ancor più in alto, una volta celeste meravigliosa, in cui si possono osservare le stelle grazie all’aria tersa e alle attività dedicate organizzate dal parco.
Questo parco situato nel centro della Spagna, ha una storia particolare. Nel 1987 il ministero della Difesa spagnolo comprò una proprietà di circa 16mila ettari nel cuore della regione dei monti di Toledo con l’intenzione di farne un poligono di tiro, ma la mobilitazione di cittadini e associazioni ambientaliste portò alla cancellazione del progetto. Nel 1988 tutta la zona fu dichiarata parco naturale e nel 1995 nacque il parco nazionale Cabañeros, che include anche altre zone limitrofe.
Il nome del parco deriva dalle capanne, cabañas in spagnolo, costruzioni temporanee dalla caratteristica forma triangolare realizzate con rami e sterpi che venivano costruite da pastori e raccoglitori di carbone vegetale. Quelle visibili oggi sono state restaurate dal parco, la cui missione è anche quella di diffondere la conoscenza della storia di questi luoghi, abitati sin dal paleolitico inferiore, e delle attività tradizionali sostenibili e compatibili con la preservazione della natura.
Ordesa y Monte Perdido (Aragona)
Una natura selvaggia, un paesaggio di contrasti tutto da scoprire, dove l’aridità estrema delle zone alte, spicca con le valli verdi coperte di boschi e prati, con cascate e canyon. Il Monte Perdido è la vetta più alta dei Pirenei aragonesi, mentre Ordesa è una delle quattro valli che compongono il parco, insieme a Añisclo, Escueta e Picuaín. Tutt’intorno, gole, ghiacciai, pareti carsiche e burroni ammorbiditi dal manto delle foreste di faggio e ampie praterie.
Il parco ha altitudini variabili che vanno dai 700 agli oltre 3mila metri e può soddisfare un po’ tutti i gusti: 19 itinerari coprono 380 chilometri di sentieri di diverse difficoltà ma sempre da affrontare con rispetto e attenzione (ci si trova pur sempre in una zona di alta montagna); bisogna arrivare preparati e non farsi sorprendere dalle condizioni variabili. I centri di accoglienza e i punti informazioni sono risorse importantissime per conoscere il territorio e affrontare l’escursione nel modo migliore.
Un percorso a piedi attraverso il Balcón de Pineta porta a 2.590 metri di altitudine fino al ghiacciaio del Monte Perdido, luogo spettacolare per ammirare sotto di sé un paesaggio potente plasmato nel corso dei millenni. È un itinerario impegnativo per escursionisti ma se siete in forma sarete ripagati della fatica. Una volta a valle, in uno dei numerosi paesi che popolano queste zone, le migas de pastor (ricetta tradizionale a base di pane raffermo, chorizo, pancetta e aglio che si completa con un uovo fritto ndr) o i funghi sono il cibo perfetto per ristorarsi e farsi coccolare dall’accoglienza aragonese.
Aigüestortes i Estany de Sant Maurici (Catalogna)
Nell’estremità nordorientale del Paese, nella Catalogna, questo parco nazionale ha un elemento naturale principe, un cuore pulsante che ne fa un eden dove nasce la vita: l’acqua. Qui fiumi, torrenti, cascate e più di 200 laghi creano uno splendido scenario. Situato sui Pirenei centrali, è annidato tra picchi di oltre 3mila metri che danno forma a un paesaggio da favola. Il nome del parco deriva da aigüestortes, i caratteristici meandri di alta montagna. Tra le imponenti pareti volteggiano l’aquila reale e il gipeto, uno dei più grandi uccelli al mondo. A terra invece abbondano altri due emblemi dei Pirenei: il gallo cedrone, che si fa notare con i suoi colori e le sue penne vistose, e il camoscio che si arrampica nei luoghi più impervi e inaccessibili.
Ci sono ben 27 itinerari da percorrere a piedi e 13 in bicicletta: ogni visitatore potrà trovare quello che preferisce, senza dimenticare però che le montagne sono alte, occorre essere ben equipaggiati e prestare sempre attenzione a quello che c’è intorno.
Le tradizioni in questi paesi catalani sono ancora molto vive. In estate, tra giugno e luglio, nei Pirenei di Lleida i pendii si accendono quando gli uomini del villaggio, con enormi torce, scendono a valle dalla cima della montagna creando grandi serpenti di fuoco. Questa festa viene chiamata “las fallas del Pirineo” ed è stata dichiarate Patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco. Nei paesi della Valle del Boí, chiese ed eremi dell’undicesimo e dodicesimo secolo sono vestigia del tempo passato, con quello stile inconfondibile, semplice e austero, che caratterizza l’architettura di queste zone: il romanico.
Islas Atlánticas (Galizia)
Sono isole di una bellezza antica che si snocciolano lungo la costa atlantica del nord della Spagna in un susseguirsi che mette a nudo le origini di questa terra di rocce scure, pareti a picco, cale, grotte e spiagge di sabbia, roccia o conchiglie, lambite da acque trasparenti. Il parco delle isole atlantiche è un luogo in cui l’oceano è il protagonista ma dove si incontrano acqua dolce e acqua salata, là dove le rías baixas, fiordi bassi, profonde insenature, incontrano il mare protetti da quattro piccoli arcipelaghi con le isole di Cies e Ons, Cortegada e Sálvora.
Il fondo del mare è ricco di pesci e molluschi e relitti di navi affondate, e gli uccelli marini uniscono in modo viscerale il mare e la terra dove vivono, si nutrono e si riproducono, annidati tra le scogliere in un equilibrio che solo la natura sa rendere infallibile. Proprio come le piante, adattate a vivere tra la sabbia o nelle fessure delle rocce, protette dal vento e dagli elementi. Questo è un luogo che offre una varietà di ecosistemi incantevoli, che già i romani avevano battezzato Isole degli dei.
Un punto di osservazione privilegiato, seppure relativamente basso sul livello del mare è raggiungibile con una passeggiata poco impegnativa: è il Monte Faro sull’isola di Cies, da cui l’occhio spazia su terra e mare sottostante regalando una vista mozzafiato sulla ría di Vigo.
Su queste coste l’uomo si affaccia per lo più in estate, raggiungendo in barca il mare cristallino antistante le isole, magari da Vigo, città con una forte tradizione marinara. In Galizia la pesca è particolarmente sviluppata e i suoi frutti di mare sono tra i prodotti più noti e apprezzati. Imperdibile anche una visita a Pontevedra, bella città romana a ridosso della ría, con un elegante intrecciarsi di viuzze, vicoli e piazze su cui si affacciano imponenti architetture, famosa anche per non avere automobili in circolazione.
Le informazioni sui parchi nazionali e sugli itinerari in Spagna si trovano sul sito dell’Ente spagnolo del Turismo.
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