La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Secondo quanto riferito dal parco è un risultato molto positivo per questa sottospecie di orso rara e minacciata.
Meno di tre mesi fa circa il 6 per cento della popolazione mondiale di orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), uno dei mammiferi più rari del pianeta, moriva in modo assurdo e ingiustificabile, annegato in una vasca per la raccolta dell’acqua, compromettendo ulteriormente il futuro di questa sottospecie endemica dell’Italia centrale. Il 2018, però, ha portato anche notizie positive per questi animali, secondo quanto riferito dal parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, sono undici i cuccioli di orso marsicano nati nel 2018.
Sono 11 i cuccioli di orso marsicano contati nel 2018 nel Parco. | Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise https://t.co/89NAUnb8fq #parcoabruzzo #orso pic.twitter.com/yDt6HoPJ5k
— Parco Abruzzo (@Parcoabruzzo) 29 gennaio 2019
Dal monitoraggio effettuato nell’area protetta, l’unico luogo al mondo dove sopravvivono questi animali, un tempo diffusi in tutte le regioni appenniniche, è emerso che sono almeno quattro le femmine di orso marsicano che si sono riprodotte quest’anno. L’ente parco, in un comunicato, ha espresso la propria soddisfazione per questa stagione riproduttiva. “Il risultato è molto positivo, in virtù del fatto che questo è il terzo anno consecutivo che si osservano da dieci a dodici nuovi nati nella popolazione”.
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Il censimento, effettuato combinando osservazioni dirette, segnalazioni e i dati raccolti attraverso l’uso di fototrappole, ha evidenziato la presenza di quattro unità familiari. Questi nuclei familiari, distribuiti in tutta l’area del parco, sono composti da tre femmine con tre cuccioli e una femmina con due cuccioli. Il numero dei nuovi nati è dunque incoraggiante e, a differenza dei precedenti anni di monitoraggio, ha raggiunto valori elevati pur non essendo successivo ad annate di eccezionale produzione di frutti di faggio, di cui gli orsi vanno ghiotti, cui sono abitualmente legati i valori massimi di produttività. “Questo ci permette di dire che l’area del parco offre buoni livelli di produttività alimentare – si legge nel comunicato – e che, nonostante la bassa consistenza numerica degli orsi, nella popolazione è presente una riserva importante di femmine adulte”.
Questa sottospecie di orso bruno, differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi, è però ancora a grave rischio di estinzione, considerato che la popolazione conta appena cinquanta-cinquantacinque esemplari. Tra le cause del suo declino c’è il bassissimo tasso riproduttivo, da un’analisi dei dati raccolti negli ultimi dieci anni è infatti emerso che una femmina, che si riproduce solo ogni 3-4 anni, fa nascere mediamente 0.2 cuccioli ogni anno.
Il problema principale è comunque rappresentato dalla scarsità di femmine in età riproduttiva, attualmente sono circa quindici, e dalla loro salute dipende la sopravvivenza della popolazione. “Il futuro dell’orso sta in buona parte nella sopravvivenza delle femmine adulte e in misura minore nella sopravvivenza dei cuccioli: in caso di mortalità di una femmina adulta sono necessari più di dodici anni affinché un cucciolo femmina possa prendere il suo posto”. L’azione più importante per la conservazione dell’orso marsicano è pertanto ridurre la mortalità delle femmine adulte causata direttamente o indirettamente dall’uomo. “È realistico ipotizzare che l’orso marsicano potrà uscire dal rischio reale di estinzione se si riuscirà ad incrementare, anche di poco, la sopravvivenza delle femmine adulte – ha affermato il presidente del parco, Antonio Carrara. – Su questo il parco deve assicurare il massimo impegno”.
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