Dalla Basilicata alla Sicilia, passando per la Puglia: cambiamenti climatici e infrastrutture non all’altezza stanno creando una situazione insostenibile.
Il Parco dell’Alta Murgia è stato dichiarato Geoparco mondiale Unesco
Il territorio dell’Alta Murgia in Puglia è il dodicesimo geoparco proclamato dall’Unesco in Italia.
È il dodicesimo nel nostro paese: il Parco dell’Alta Murgia è diventato Geoparco mondiale Unesco. Si tratta di un territorio caratterizzato da una successione di habitat diversi e testimonianze storico culturali di immenso valore che, grazie a questa nomina, saranno certamente riscoperte e valorizzate ancor meglio.
Che cos’è un Geoparco mondiale Unesco
I Geoparchi Unesco sono, dopo queste ultime nomine, 213 e si trovano in 48 paesi del mondo. Ma quali caratteristiche deve avere un territorio per essere definito tale? Tra le più importanti c’è sicuramente che un Geoparco riconosciuto a livello internazionale è un’area che possiede un patrimonio geologico particolare e di conseguenza una strategia per svilupparla in modo sostenibile. Deve avere confini ben definiti e una estensione sufficiente per uno sviluppo economico efficace del comprensorio. Inoltre, deve comprendere un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, rilevanza estetica o valore educativo. La maggior parte dei siti presenti nel territorio di un Geoparco deve appartenere al patrimonio geologico, ma il loro interesse può anche essere archeologico, naturalistico, storico o culturale.
Queste le maggiori peculiarità ma ve ne sono altre di carattere amministrativo e gestionale.
Il Parco dell’Alta Murgia: storia e territorio
Il Parco nazionale dell’Alta Murgia è nato ufficialmente nel 2004 ed è a oggi, grazie a oltre 68mila ettari di estensione, uno dei più vasti in Italia. La sua area comprende 13 Comuni: Altamura, Andria, Bitonto, Cassano Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto che fanno parte di due diverse Province, Bari e BAT (Barletta, Andria, Trani).
Ciò che appare chiaro visitando il Parco è che costituisca un mix armonioso tra ambienti naturali molto diversi tra loro come creste rocciose, dolci colline, cavità carsiche, scarpate ripide, estesi pascoli naturali, boschi di quercia e di conifere e opere “umane” quali masserie in pietra, chiesette o reticoli infiniti di muri a secco. Questa, infatti, è terra di pastori e massari, già dai tempi antichi e le testimonianze non mancano: sono numerose le tombe scavate nella pietra presenti in vari siti archeologici, ma è stato anche ritrovato uno scheletro umano perfettamente conservato custodito in una delle tante cavità carsiche presenti nella zona Altamura e impronte degli antichi ed enormi rettili impresse sulle superfici di strato affioranti di alcune cave di pietra esaurite.
Tra le unicità e le meraviglie presenti nel suo territorio ci sono due habitat prioritari (vengono definiti tecnicamente così): le “Praterie su substrato calcareo con stupenda fioritura di orchidee” e i “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue “. Senza dimenticare che si tratta di un territorio che costituisce uno scrigno di biodiversità florofaunistica a pochi chilometri da zone abitate. Aree, quelle del Parco, che possono essere scoperte grazie a itinerari sia a piedi che in bicicletta e anche attraverso visite guidate organizzate.
Un luogo unico: le cave di Bauxite di Spinazzola
Le cave di bauxite nel territorio del Parco sono molto note, non solo tra i cittadini delle Murge. Hanno saputo attrarre anche l’attenzione di media stranieri per la loro bellezza unica: si trovano sul costone murgiano nella zona di Spinazzola e, tra metà del Novecento e sino agli anni Ottanta, sono state il più importante giacimento italiano per l’estrazione della bauxite, la roccia sedimentaria che costituisce la principale fonte per la produzione dell’alluminio. Quando è terminata l’attività estrattiva, la cava che si presenta con una scenografica profondità di circa 50 metri, e i toni accesi del rosso e dell’arancione in contrasto con il verde brillante della vegetazione circostante, è divenuta una riserva naturale.
Ma c’è voluto del tempo e un grande progetto di ripristino: le cave erano diventate un luogo abbandonato a sé stesso e colmo di rifiuti. Gli interventi le hanno invece rese un’area fruibile in totale sicurezza, grazie alla rimozione di 11 tonnellate di rifiuti vari, la messa in sicurezza dei muretti di recinzione, il consolidamento delle scarpate in erosione nel primo tratto di ingresso della miniera, il ripristino dei prati aridi mediterranei che circondano il sito, il recupero e la riqualificazione degli stagni temporanei che il sito ospita, l’installazione di casette nido per incrementare i siti riproduttivi faunistici e il posizionamento di webcam e fototrappole per il monitoraggio della fauna.
Inoltre, per una visita del tutto sostenibile, sono stati realizzati un’area didattica, punti di osservazione rialzati e un percorso pedonale didattico fruibile anche da persone con disabilità, con pannelli informativi in pietra lavica che raccontano la storia, il paesaggio, la flora e la fauna del luogo.
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