Sull’arcipelago di Mayotte, territorio d’oltremare dipendente dal governo francese, per ora si contano 15 morti e centinaia di feriti. I servizi essenziali sono al collasso.
Un nuovo parco per i gorilla del Congo
La Repubblica Democratica del Congo ha istituito il parco nazionale Ntokou-Pikounda per proteggere 15mila gorilla di pianura occidentale che si trovano in un’area della foresta pluviale del bacino del fiume Congo nota come “the green abyss”.
L’abisso verde, “the green abyss” in inglese, è un’area che
si trova nel nord della Repubblica Democratica del Congo. Scoperta
dai ricercatori della Wildlife conservation society (Wcs) nel 2008, si stima
che nell’intera regione vivano 125mila gorilla di pianura
occidentale, il più comune delle quattro sottospecie di
gorilla.
Il 31 gennaio la Wcs ha annunciato che il governo di Kinshasa ha
deciso di trasformare “l’abisso” in un parco nazionale a cui hanno
dato il nome di Ntokou-Pikounda. Si estende su una superficie di
4.572 chilometri quadrati e ospita 15mila gorilla di pianura
occidentale, ma anche elefanti, coccodrilli, ippopotami e una
grande varietà di specie di pesci.
“Celebriamo e riconosciamo gli sforzi del governo congolese per
proteggere questo ecosistema straordinario. Ora la regione del
bacino del fiume Congo ospita tre parchi
nazionali, quindi una grande fetta della foresta pluviale è
ora protetta e gestita in modo sostenibile”, ha dichiarato Cristián Samper,
presidente e amministratore delegato di Wcs.
Le minacce maggiori che corrono i gorilla che
vivono nel parco Ntokou-Pikounda sono la deforestazione, le guerre
e il bracconaggio, ma anche la presenza del virus Ebola che
ciclicamente causa la morte di decine di esemplari. Per tutti
questi motivi, l’Unione mondiale per la conservazione della natura
ha inserito i gorilla di pianura occidentale nella lista delle
specie in “pericolo critico di estinzione” insieme alle altre due
sottospecie: i
gorilla di montagna e i gorilla del Cross river (un fiume che
scorre in Nigeria sudorientale). Il gorilla di pianura orientale,
invece, è l’unico classificato come “a rischio estinzione”.
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