Parigi azzererà le proprie emissioni di CO2 entro il 2050

Il comune di Parigi ha approvato un Piano di lungo termine che consentirà di rendere nullo l’impatto ambientale della metropoli entro il 2050.

Parigi diventerà entro il 2050 una città “carbon neutral”, ovvero a impatto nullo in termini di emissioni di CO2. E sarà alimentata al 100 per cento da energie rinnovabili. L’obiettivo è stato approvato il 21 marzo e posto nero su bianco nel nuovo Piano clima, aria, energia della capitale della Francia.

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500 misure per trasformare Parigi in una metropoli a “carbon neutral”

Il testo contiene ben 500 misure che dovranno essere adottate nei prossimi decenni e che puntano a trasformare profondamente il modo di vivere dei cittadini parigini: dai trasporti all’alimentazione, dagli stili di vita alla gestione dei rifiuti. Ma se per vedere tutto ciò all’opera occorrerà aspettare ancora del tempo, il Piano ha già ottenuto un grande risultato a livello politico: il documento è stato infatti approvato dai consiglieri comunali della metropoli transalpina all’unanimità. Da destra a sinistra, tutti hanno convenuto sulla necessità di adottare un cambiamento radicale, che nel medio periodo possa assicurare alla città di rendere nullo il proprio “peso” sui cambiamenti climatici globali.

Il quotidiano Le Monde ha ricordato in questo senso che “un primo voto, anch’esso all’unanimità, era arrivato nel novembre 2017. Il Piano era stato quindi trasmesso al governo, alla regione e alla città metropolitana per ricevere il loro parere”, prima del via libera definitivo. Secondo Aurélie Solans, assessore all’Ambiente del comune francese, il programma rappresenta “la traduzione in atti concreti dell’Accordo di Parigi. Assicurare il nostro contributo affinché non si superi il limite di due gradi centigradi di riscaldamento globale, alla fine del secolo, per noi era una conditio sine qua non”.

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Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo © Thierry Chesnot/Getty Images

Prima tappa nel 2030: emissioni di CO2 dimezzate e 45 per cento di energia da fonti rinnovabili

Il processo avverrà per gradi: la prima tappa è prevista per il 2030. Entro tale data, la città dovrà aver ridotto del 50 per cento rispetto ai dati del 2004 le proprie emissioni di gas a effetto serra e del 35 per cento i consumi energetici. Inoltre, dovrà aver raggiunto il 45 per cento di produzione da fonti rinnovabili: di questa quota, il dieci per cento dovrà arrivare da infrastrutture locali. “Parigi si è impegnata da tempo su una politica di lungo termine – ha aggiunto Solans -, senza aspettare che scattassero gli obblighi imposti dalla legge sulla transizione energetica del 2015: il nostro primo Piano per il clima risale infatti al 2007. La Cop 21 ha rappresentato poi un elemento di grande accelerazione in questo senso”.

Anne Bringault, dirigente di una federazione di ong ambiantaliste, ha spiegato al quotidiano francese che “una delle priorità della città è di ottenere dei risparmi energetici nel settore immobiliare e in quello della mobilità. Si tratta di une elementi-chiave”. Per riuscirci, si punta a ristrutturare 110mila edifici entro il 2050, il che equivale a un milione di abitazioni e 50 milioni di metri quadrati di superficie. Proprio i palazzi sono infatti responsabili (principalmente per via del riscaldamento) del 20 per cento delle emissioni di CO2 della metropoli.

Parigi piste ciclabili
Un rendering delle nuove piste ciclabili annunciate dal sindaco di Parigi. Immagine tratta dal sito www.paris.fr

Dal blocco delle auto a motore termico al limite di velocità a 30 km/h

Come noto, inoltre, Parigi ha deciso di vietare la circolazione di tutti i veicoli alimentati a gasolio (diesel) entro il 2024 e di estendere il blocco anche a quelli a benzina entro il 2030. Si punta inoltre a generalizzare il limite di velocità urbano a 30 chilometri all’ora (ad eccezione dei grandi assi) e di arrivare entro il 2020 all’obiettivo di una città “100 per cento ciclabile” estendendo la rete delle piste per le due ruote.

Per verificare gli avanzamenti, infine, il sindaco Anne Hidalgo ha immaginato di creare un “comitato cittadino digitale” che si possa occupare di monitorare i risultati ottenuti. E che possa al contempo consentire agli abitanti e alle organizzazioni non governative di avere a disposizione un luogo nel quale essere ascoltati.

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