La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Parigi vieta i circhi con animali selvatici
Anche Parigi si è aggiunta al lungo numero di amministrazioni francesi e non che hanno detto basta ai circhi con animali. I circensi saranno aiutati economicamente nella transizione.
È fatta. I circhi con animali selvatici sono stati ufficialmente banditi da Parigi, in Francia. La decisione arriva direttamente dal Consiglio della città che ha deciso di revocare le autorizzazioni per l’uso del territorio a tutti gli spettacoli circensi che sfruttano gli animali.
I circhi installati in modo permanente nella capitale sono stati inseriti in un programma di tre anni per aiutarli nella transizione, mentre i circhi itineranti non potranno più svolgere questi spettacoli già a partire dal prossimo anno.
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Pénélope Komités, già dirigente di Greenpeace Francia e membro del comune di Parigi incaricata della tutela della natura in città, ha definito questa decisione un “avanzamento sociale per tutti”. E come dimostrano i sondaggi, i francesi sono d’accordo: il 67 per cento di loro si dichiara contrario all’uso di animali nei circhi.
Le #ConseilDeParis l’a voté vendredi à l’unanimité : dès 2020, il n’y aura plus de cirques avec animaux sauvages dans notre ville ! Merci à mon adjointe @PKOMITES pour la concertation menée avec tous les acteurs concernés depuis 2 ans. https://t.co/E5lBiUthU4
— Anne Hidalgo (@Anne_Hidalgo) November 16, 2019
I dettagli della transizione verso i circhi senza animali
La decisione di vietare gli animali dai circhi si colloca all’interno della strategia Animaux en ville, Animali in città, un piano di oltre settanta azioni per migliorare il benessere di tutti gli animali parigini. Diviso in quattro parti, una di queste è dedicata proprio agli animali circensi di cui si riconoscono finalmente i diritti etologici.
La municipalità ha avviato un ciclo di lavori in due fasi, cominciato nel 2018, per aiutare i circhi nella loro transizione. Il problema è stato analizzato a 360 gradi, sia dal punto di vista degli animali, sia dal punto di vista dei circensi, delineando così una transizione sostenibile per tutte le parti coinvolte.
Entro tre anni, i circensi dovranno ridimensionare i loro spettacoli e trovare agli animali una nuova casa. La città si impegna ad aiutare economicamente la loro riconversione, mettendo a disposizione tariffe preferenziali e 50mila euro da impiegare per lo sviluppo di nuovi numeri. Inoltre, la capitale finanzierà una campagna di comunicazione per invogliare i propri cittadini a vedere i nuovi spettacoli.
Sono due i circhi esenti da questo provvedimento
Gli unici due circhi esclusi, almeno per il momento, sono quelli di Bouglione e Gruss. Il primo è proprietario del terreno dove si esibisce, e quindi il provvedimento non è applicabile, mentre il secondo gode di un contratto per il terreno valido fino all’anno prossimo. Quando questo scadrà, il circo Gruss dovrà decidere se lasciare la città o allinearsi al cambiamento.
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Verso un divieto nazionale
La capitale dell’esagono si aggiunge ad un elenco di 387 comuni francesi che hanno già bandito i circhi con animali dal loro territorio, ma la sua decisione è soprattutto simbolica.
“Parigi rappresenta un forte precedente che ci aiuterà in una campagna comune per raggiungere un divieto nazionale – ha dichiarato Alexandra Morette, presidentessa dell’associazione Code animal –, perché se una realtà come Parigi ci riesce, allora lo può fare tutto il mondo”.
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“Si vede che c’è in corso un cambiamento dell’opinione pubblica che influenza inevitabilmente anche la politica. Questo contribuisce a far capire ciò che non è più accettabile”, ha affermato Cèdric Villani, deputato di La république en marche e candidato sindaco della città per il 2020.
Si attende ora una presa di posizione da parte del governo, in particolare di Elisabeth Borne, ministra della Transizione ecologica, che dovrebbe rilasciare una dichiarazione nei prossimi giorni. Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, confida in uno stop totale entro al massimo il 2022. E con lei, lo speriamo anche noi.
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