Chi lotterà per diritti e ambiente tra i nuovi eletti al Parlamento europeo

Le elezioni europee hanno visto un trionfo dell’estrema destra, ma tra i nuovi nomi al Parlamento europeo ci sono anche profili attenti all’ambiente e ai diritti umani.

Una tendenza chiara che è emersa dalle ultime elezioni per il Parlamento europeo è l’avanzata dell’estrema destra. In Francia il grande successo di Rassemblement national ha portato il presidente Emmanuel Macron a indire nuove elezioni, in Italia il partito della premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, ha aumentato il suo consenso rispetto alle ultime elezioni. Ma l’estrema destra ha ottenuto risultati molto rilevanti anche in Austria, dove il Partito della Libertà è stato il più votato, in Germania, dove Alternativa per la Germania è arrivato secondo, ma anche in Belgio e altri paesi europei.

Il nuovo parlamento europeo, quello che si appresta a dare il via ai lavori, sarà dunque caratterizzato da una maggiore ostilità verso le tematiche legate ai diritti umani, a questioni urgenti come la lotta ai cambiamenti climatici e a tutto ciò che attiene la sfera umanitaria. Per quanto la cosiddetta “ondata nera” non si sia tradotta in una maggioranza al parlamento europeo, visto che l’estrema destra non ha i numeri per governare da sola, sicuramente il vento è cambiato. In negativo.

Di fronte a tutto questo, abbiamo guardato dall’altra parte e selezionato alcuni profili tra i neoeletti e le neoelette al Parlamento europeo, in Italia e all’estero, che mettono diritti umani e questioni ambientali al centro della propria agenda politica.

Li Andersson (Finlandia)

Li Andersson ha 37 anni ed è considerata la politica del momento in Finlandia. Quello che ha fatto alle elezioni europee con il partito di cui è alla guida, Alleanza di Sinistra, è stato definito un miracolo. Il 17,3 per cento dei consensi, quando i sondaggi lo davano sotto il dieci per cento. Andersson è stata eletta al parlamento europeo con oltre 247mila voti: significa che un finlandese su sette che si è recato alle urne ha scelto lei. E infatti qualcuno storce il naso che la politica finlandese del momento vada all’europarlamento, invece che mantenere un ruolo di primo piano nelle istituzioni nazionali. Lei che ha già ricoperto il ruolo di ministra dell’Istruzione nel governo di Sanna Marin.

Gli ideali di Andersson, che ha ribadito nella campagna elettorale per le europee, sono chiari: sanzioni a Israele per il genocidio che sta commettendo nella Striscia di Gaza; limitazioni alle armi nucleari; politiche di accoglienza contro l’Europa dei muri e dei porti chiusi; politiche rivolte ai giovani, con un focus sul lavoro e sulla salute mentale; misure ambientali che, tra le altre cose, disincentivino l’utilizzo dell’automobile.

Bruno Gonçalves (Portogallo)

Bruno Gonçalves è tra i più giovani neoeletti al parlamento europeo. Ha 27 anni e dal 2021 è segretario generale dell’Unione internazionale della gioventù socialista. La sua elezione è arrivata abbastanza a sorpresa tra le file del Partito Socialista portoghese, il più eletto nel paese. 

Al centro dell’agenda politica di Gonçalves c’è la lotta alla povertà e la riduzione delle disuguaglianze. “La povertà che esiste oggi riguarda tanto coloro che non lavorano quanto coloro che lavorano. Nel mondo continua ad esserci un’enorme disparità, accentuata dalle diverse crisi a livello globale”, ha sottolineato in una recente intervista. E tra le crisi internazionali, quella che gli sta più a cuore riguarda la Striscia di Gaza. Gonçalves ha iniziato a interessarsi alla politica da piccolo proprio venendo a conoscenza della questione israelo-palestinese e oggi chiede a gran voce maggiore sostegno umanitario a Gaza e la necessità del riconoscimento dello Stato di Palestina.

Un altro pilastro del suo pensiero, che si rifà all’agenda 2030, è la protezione del pianeta, attraverso misure radicali di contrasto ai cambiamenti climatici.

Rima Hassan (Francia)

Rima Hassan è nata nel 1992 in un campo profughi palestinese e si è trasferita in Francia a dieci anni. Ha lavorato alla Corte nazionale francese del diritto all’asilo e ha fondato l’ong Osservatorio dei campi di rifugiati. Nel 2023 la rivista Forbes l’ha nominata donna francese dell’anno e ora, grazie ai voti presi con il partito La France Insoumise, si appresta a entrare nel Parlamento europeo come prima deputata palestinese.

Hassan ha un profilo da attivista, in questi mesi si è fatta sentire senza sosta a proposito del genocidio messo in atto da Israele nella Striscia di Gaza. Un profilo scomodo, che ha portato anche a perquisizioni e convocazioni della polizia con l’accusa di “apologia del terrorismo”, nonostante abbia sempre preso le distanze dalle azioni di Hamas. Dopo l’elezione ha promesso che in cima alle sue priorità tra Bruxelles e Strasburgo ci sarà proprio Gaza e ha chiamato a un riconoscimento della Palestina da parte dell’Unione Europea.

Mimmo Lucano (Italia)

“È la fine di un incubo“, aveva detto lo scorso ottobre Mimmo Lucano, 66 anni, dopo che la corte d’appello di Reggio Calabria aveva fatto cadere tutte le accuse nei suoi confronti. Lucano per anni è stato sindaco del paesino calabrese di Riace e qui ha costruito un modello di accoglienza, in cui rifugiati e richiedenti asilo avevano trovato occupazione e integrazione nelle varie botteghe del paese. Poi però era finito sotto processo per associazione a delinquere e altri pesantissimi capi d’accusa, legati alla gestione dei fondi a Riace.

Da simbolo dell’integrazione che funziona, Lucano era diventato oggetto della propaganda politica delle destre e della loro dialettica dei porti e delle frontiere chiuse. Ma alla fine aveva ragione Lucano, che ora non solo è stato eletto al parlamento europeo nelle file di Alleanza Verdi e Sinistra, ma ha anche vinto le elezioni per il nuovo sindaco di Riace. In Europa porterà i valori di integrazione e accoglienza che ha affermato in Calabria, ma sarà anche voce del Mezzogiorno italiano. “Appartengo al Sud, voglio fare il possibile e l’impossibile per questa terra”, ha dichiarato dopo l’elezione.

Lena Schilling (Austria)

“Un’Europa democratica e rispettosa del clima”. È quello a cui vuole contribuire come nuova parlamentare europea Lena Schilling, 23 anni, eletta tra le file del partito austriaco dei Verdi. Proprio quell’Austria dove il consenso più alto l’ha ottenuto l’estrema destra, ma dove un po’ di spazio nelll’europarlamento sarà riservato a chi come Schilling mette diritti e ambiente in cima alle priorità (i Verdi hanno ottenuto un altro seggio, oltre al suo).

Schilling è un’attivista climatica e ha avuto un ruolo di rilievo all’interno del movimento Fridays for Future. “Per i prossimi cinque anni mi batterò ogni giorno per la protezione del clima con la stessa energia e passione”, ha dichiarato la neodeputata, che si batterà per aumentare i trasporti pubblici e per politiche di protezione dell’ambiente che tutelino le fasce più povere della popolazione.

Kira Marie Peter-Hansen (Danimarca)

Nel 2019 Kira Marie Peter-Hansen era stata eletta come parlamentare europea più giovane, a soli 21 anni. Oggi la candidata del Partito socialista danese si è riconfermata con 178mila voti, il più alto numero di preferenze in Danimarca.

Due sono le principali battaglie che Peter-Hansen ha portato avanti durante il suo primo mandato, e che continuerà a mettere al centro della sua agenda politica. La lotta ai cambiamenti climatici, con la sua crociata contro il trasporto aereo e provvedimenti per un’industria dell’abbigliamento più sostenibile. E la parità di genere. Proprio l’europarlamentare danese è stata nel 2023 tra le menti della direttiva sul gender pay gap, volta a equipare nei ventisette paesi dell’Unione europea gli stipendi senza distinzione di genere e a sanzionare i datori di lavoro inadempienti. Temi su cui ha dichiarato che continuerà a insistere nel nuovo mandato, oltre che sulla lotta alla povertà.

Cecilia Strada (Italia)

Poche persone in Europa hanno un’esperienza in tema di diritti umani come Cecilia Strada, 45 anni. Figlia di Gino Strada, fondatore di Emergency nel 1994, Cecilia ha lavorato nell’associazione umanitaria fin dai suoi primi giorni. In occasione delle elezioni europee del 2024 ha deciso che era arrivato il momento di prestare il suo impegno sociale alla politica, candidandosi tra le file del Partito Democratico.

Al centro del suo impegno per l’Europarlamento c’è la parola pace, perché “la guerra non può essere considerata una cosa inevitabile”. E quindi pace in Ucraina, accettando di negoziare. E anche nella Striscia di Gaza, facendo pressione su Israele perché ponga fine all’offensiva che dal 7 ottobre a oggi ha causato oltre 37mila morti. Un esercito comune europeo è l’ultimo dei suoi pensieri, in questo momento.

Strada ha detto che si batterà anche per un’Europa più accogliente, dove le persone migranti siano considerate una risorsa e non un problema e dove la dignità umana sia rispettata, cosa che gli accordi con la Libia (voluti dallo stesso Pd ai tempi di Marco Minniti) e strutture come i Cpr non possono garantire.

Carola Rackete (Germania)

Carola Rackete, 36 anni, è un altro di quei profili che per un certo periodo di tempo le destre avevano usato per fare propaganda politica. Rackete era finita a processo da capitana della nave Sea-Watch per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e resistenza a pubblico ufficiale, poi tutte le accuse erano cadute: la capitana non aveva fatto altro che salvare vite.

Ora Rackete è stata eletta al parlamento europeo in Germania con il partito di sinistra radicale Die Linke. Sicuramente porterà a Bruxelles le istanze dell’accoglienza e dell’integrazione che hanno caratterizzato buona parte della sua vita professionale e da attivista, ma ha giurato che la sua attenzione sarà anche e soprattutto sulle tematiche ambientali. In particolare la lotta alla deforestazione, la transizione dall’agricoltura industriale all’agroecologia e interventi radicali sui trasporti. Con una convinzione: “Le società energetiche non possono essere nostri partner e interlocutori se vogliamo eliminare gradualmente i combustibili fossili”.

Irene Montero (Spagna)

Se c’è una deputata che porterà le istanze femministe al parlamento europeo, quella sicuramente è Irene Montero. 36 anni, è stata eletta nelle file del partito di sinistra Podemos e ha dalla sua l’esperienza da ministra dell’Uguaglianza in Spagna, carica che ha ricoperto dal 2020 al 2023. Montero è la promotrice della legge sul consenso sessuale “solo il sì è un sì”, che ha fatto da apripista in Europa nel 2022.

Ora per Montero si aprono le porte delle istituzioni europee. Qui ha promesso che si batterà perché nei paesi dell’Unione europea si possa avere un accesso libero e sicuro all’aborto, ma anche per la tutela del congedo di paternità e maternità e per il rafforzamento della legislazione comunitaria sulla violenza di genere e sulla violenza ostetrica. Ma anche per lo stop al genocidio in Palestina.

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