Tre milioni di euro in avorio, corni di rinoceronte e squame di pangolini sono stati sequestrati negli Stati Uniti e nella Rdc grazie all’analisi del dna degli elefanti.
Sequestrati a Parma 172 oggetti in avorio durante una fiera
Durante una fiera dedicata all’antiquariato, le forze dell’ordine hanno sequestrato 172 oggetti di avorio per un valore complessivo di 200mila euro.
- A Parma, durante una grossa fiera dell’antiquariato, sono stati sequestrati centinaia di oggetti in avorio.
- Secondo le forze dell’ordine, il valore complessivo ammonta a 200mila euro.
- Il bracconaggio mette a rischio l’esistenza degli elefanti, dalle cui zanne deriva l’avorio in commercio.
Sono 172 gli oggetti in avorio in vendita sequestrati dalle forze dell’ordine durante la manifestazione Mercanteinfiera di Parma. Undici persone sono state denunciate e ora dovranno rispondere del reato di commercio illecito.
Un sequestro del valore di 200mila euro
Mercanteinfiera è uno degli appuntamenti più in vista nel settore dell’antiquariato e del collezionismo. Secondo le prime informazioni, il valore complessivo del materiale posto sotto sequestro supera i 200mila euro.
Tra questi c’è uno scettro ecclesiastico intarsiato (posto in vendita all’interno della fiera a 40mila euro), una marotte (cioè un bastone) da giullare a 15mila euro, un pettine lavorato a 4mila euro, una zanna lavorata a 15mila euro e poi numerose sculture, crocifissi e oggetti di vario genere. Tutti, appunto, in avorio.
Per gli investigatori, i pezzi d’antiquariato – tutti derivanti dalle zanne di elefante – non avrebbero avuto la documentazione necessaria per la detenzione e la vendita. Le pene previste per questo reato, se dovesse essere confermato, sono l’arresto da 6 mesi a 2 anni e una multa da 15mila a 150mila euro.
Il commercio illegale d’avorio mette a rischio l’esistenza degli elefanti
L’avorio è tutelato dalla Cites, la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione. Nel dicembre 2021, l’Unione europea ha inasprito le proprie norme sul commercio di avorio, prevedendo l’obbligo di un certificato Cites per il commercio di tutti gli oggetti in tale materiale, anche per quelli realizzati prima del 1947 (che fino all’anno scorso potevano essere commercializzati con una semplice perizia o documentazione che ne attestasse la qualifica di oggetto antico).
La Cites è entrata in vigore in Italia nel 1980 ed è attualmente applicata da 183 Stati. Ma ciò non basta a salvaguardare gli elefanti: sia quelli di foresta sia quelli di savana sono stati inclusi nella lista dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) come specie a rischio. Appena mezzo secolo fa, infatti, nel continente africano vivevano circa 1,5 milioni di elefanti. Stando all’ultimo censimento del 2016, ora ce ne sono soltanto 415mila.
Le minacce più serie per i pachidermi sono la crisi climatica – e le conseguenti siccità – e il bracconaggio dovuto in larga parte proprio alla domanda di avorio, fenomeno che coinvolge anche i gruppi terroristici e la criminalità organizzata, visto il guadagno che può derivare dal commercio illegale.
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