La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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In alcune regioni del nord Italia sono iniziate le immissioni di Trissolcus japonicus per il controllo biologico della cimice asiatica.
È noto che l’introduzione di specie alloctone sia tra le principali cause di perdita di biodiversità nel mondo e abbia contribuito a numerose estinzioni, soprattutto in ambienti insulari. Le specie introdotte, se in grado di adattarsi alle condizioni climatiche ed ambientali, si trovano spesso in un ambiente privo di predatori e competitori naturali, proliferando e alterando gli equilibri ecosistemici formatisi nel corso del tempo.
Si stima che in Italia le specie aliene siano circa tremila, tra cui la nutria (Myocastor coypus), la tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) e lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis), ci sono anche numerosi invertebrati, meno noti ma non meno dannosi. Tra questi c’è la cimice asiatica (Halyomorpha halys), scoperta in Italia nel 2012, responsabile di gravi danni alle colture. Per combattere questa specie aliena e contrastarne la diffusione si è deciso di ricorrere ad un’altra specie aliena.
È stato infatti approvato dal ministero dell’Ambiente un metodo di lotta biologica, sviluppato dal Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea-DC), che prevede l’utilizzo di un imenottero alloctono, la vespa samurai (Trissolcus japonicus). Il 14 e 15 giugno scorsi sono stati introdotti i primi sciami di vespe in 712 siti in sei regioni: Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto-Adige, Veneto e Piemonte.
Prima di procedere alla liberazione di una specie alloctona, che tuttavia è già presente in Italia in piccoli numeri, giunta probabilmente per caso, insieme alla cimice, sono stati analizzati i possibili impatti ambientali negativi ed è stato condotto dal Crea uno studio scientifico durato due anni. Il controllo biologico, alla luce degli ingenti danni causati dalla cimice asiatica al settore agricolo e per trovare un’alternativa allo spropositato uso di insetticidi adottato finora, è stato ritenuto il metodo migliore.
Questa mattina a #Pegognaga, alla presenza di @FRolfi @RegLombardia, è stato effettuato il primo lancio regionale di #VespaSamurai, l’antagonista scelto per la lotta alla #CimiceAsiatica
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La cimice asiatica è una specie altamente polifaga e può attaccare oltre 170 specie di piante appartenenti ad almeno 12 famiglie, causando gravi perdite economiche nelle aree colpite. Ha un impatto particolarmente grave sugli alberi da frutto, come pero, melo, pesco, ciliegio, kiwi e nocciolo.
Non sono però al sicuro neppure specie erbacee, come fava, pisello, soia, pomodori, peperoni, mais e girasole. La presenza di questi insetti può causare deformazioni, alterazioni della polpa e aborto dei semi. Dal suo arrivo in Italia, la cimice ha devastato campi e frutteti provocando, secondo Coldiretti, danni complessivi per 740 milioni di euro.
Fino ad oggi, per contrastare questa specie invasiva sia in Italia che in altri paesi europei, è stato intensificato l’utilizzo di insetticidi ad ampio spettro. Tali sostanze, oltre a costituire un rischio per la salute umana e per la biodiversità autoctona, hanno finora dato scarsi risultati. Per questo si è deciso di ricorrere alla vespa samurai.
Nel suo areale nativo, in Asia orientale, la cimice asiatica ha numerosi antagonisti naturali, il principale, in base agli studi, è risultato essere proprio la vespa samurai. Questo minuscolo imenottero, lungo non più di due millimetri e innocuo per l’uomo, è un parassitoide oofago che si riproduce deponendo le proprie uova all’interno delle uova della cimice asiatica.
Si tratta di un parassitoide piuttosto specializzato, in Asia sono stati documentati livelli di parassitismo che spesso vanno dal 50 al 90 per cento. C’è tuttavia il rischio che, una volta introdotta in un nuovo ambiente, possa attaccare anche uova di cimici autoctone. È ritenuto comunque un rischio accettabile, specie se l’alternativa è l’intensivo utilizzo di insetticidi, certamente meno selettivi di Trissolcus japonicus, e i cui effetti negativi su un grande numero di artropodi sono noti.
I primi sciami di vespe samurai sono stati introdotti in frutteti e margini boschivi caratterizzati da scarsi trattamenti chimici, per permettere alla specie di insediarsi nel territorio. Gli esperti ritengono che per vedere risultati concreti e raggiungere una situazione di equilibrio sarà necessario qualche anno.
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