Tra gennaio e 2024 gli incendi in Brasile si sono estesi su 308mila kmq, di cui il 58 per cento in Amazzonia. L’aumento è del 79 per cento sul 2023.
Parte la Vogaposse, 450 chilometri a remi per salvare il Po
Commercialisti, fotografi, consulenti, avvocati, architetti e professori sono partiti da Milano per arrivare a Venezia vogando. “Il Po è un grande malato”.
È passato quasi un secolo da quando si è tentato di percorrere il Po in barca a remi. L’ultima volta che si tentò un’impresa del genere correva l’anno 1927. Ma lo scorso sabato un gruppo di 21 persone, dalle figure più disparate e dall’età compresa tra i 35 e i 65 anni, si è dato appuntamento alla storica sede della Canottieri Milano per dare il via alla Vogaposse, una regata che prevede di raggiungere Venezia a bordo di tre imbarcazioni alimentata dalla sola forza di braccia e remi. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la comunità sullo stato di salute del “grande fiume” italiano, sui problemi che lo affliggono – dalla siccità all’inquinamento – e mostrare come sia possibile un turismo lento, legato a territori spesso poco conosciuti ma ricchi di fascino e natura.
“Il Po è un grande malato”, spiega a LifeGate Federico Comolli, l’ideatore dell’iniziativa, che insieme ad altre 20 persone ha deciso di percorrere l’intera tratta che va dai navigli di Milano a Venezia, precisamente all’Arsenale dove in questi giorni si sta tenendo la consueta edizione del Salone nautico. “L’obiettivo è quello di dimostrare che si può fare attività sportiva in maniera sostenibile, sensibilizzando allo stesso tempo sulla protezione dell’ambiente che circonda il fiume”.
Vogaposse, tre barche, 60 km al giorno
Le barche, lunghe circa 12 metri, larghe meno di uno e pesanti circa 80 chilogrammi, ospiteranno gli equipaggi composti da sei donne e 15 uomini. Tra loro fotografi, consulenti, avvocati, architetti, professori, con un’età media di oltre 45 anni, che vogheranno 6 ore al giorno senza pausa, per percorrere le otto tappe da circa 60 chilometri l’una.
Un’impresa non semplice, a partire dal superamento delle 12 chiuse che si trovano tra i Navigli e il Ticino. “Le prime due funzionano e le supereremo navigando, mentre per le altre 10 dovremmo tirarle fuori per poi rimetterle in acqua, utilizzando dei verricelli azionati a mano”, continua Comolli. Un’operazione non semplice, dato il peso delle imbarcazioni e la distanza dalla superficie dell’acqua.
Ma gli ostacoli non si fermano qui; non sarà semplice infatti remare per sei ore al giorno. “Quello che nessuno di noi sa è come reagiremo a tanti chilometri percorsi di fila”. Per questo motivo c’è una squadra che seguirà a riva il gruppo di vogatori, attrezzati comunque con veicoli elettrici e a basso impatto ambientale.
Salviamo il grande fiume
Non si tratta solo di un’impresa sportiva, ma di un’iniziativa che vuole testimoniare la bellezza, la ricchezza, la storia e la fragilità del fiume Po e del suo ecosistema. Un’occasione per accrescere la consapevolezza rispetto al fatto che valorizzare un “gioiello italiano”, patrimonio naturale che per secoli è stato anima e fulcro di un territorio e motivo della sua prosperità, deve essere una priorità per tutti. Per questo motivo la Vogaposse ha coinvolto gli operatori locali che vivono e lavorano lungo il corso del Po (e del Ticino): un modo per dare visibilità e valorizzare il lavoro di chi vive con e per il fiume.
L’abbiamo poi visto con la drammatica siccità che ha colpito non solo il fiume ma anche tutta la pianura padana in questi ultimi mesi: decine e decine di carcasse di metallo e rifiuti abbandonati sul letto del fiume, tornare alla luce dopo decine di anni. Ancora là a testimoniare quanto sia enorme l’impatto dell’uomo per tutto l’ecosistema fluviale. “Secondo alcuni studi recenti ogni giorno il fiume Po trasporta 11 tonnellate di microplastiche nell’Adriatico”.
Il “row-funding” di Vogaposse
Per questo motivo tra gli obiettivi della Vogaposse c’è anche quello di lanciare una raccolta fondi, ovvero un un “row-funding” per adottare chilometri del Po, ovvero 1 km ogni 10 euro raccolti che saranno poi devoluti a Legambiente e Plastic Free per la salvaguardia di questo fiume. “Stiamo inoltre raccogliendo dei fondi dagli sponsor che useremo per un’iniziativa di Legambiente a Polesine parmense” continua Comolli. “Qui l’associazione implementerà un porticciolo esistente con un altro molo adibito al canottaggio, per un turismo lento e impatto zero, allestendo poi anche un ostello nelle vicinanze. Inoltre a Ficarolo in Veneto avvieremo una campagna per la raccolta della plastica e altri rifiuti”.
Il Po non è solo un fiume. È biodiversità, è riserva idrica, ed è anche lo specchio della sofferenza di molti degli ambienti naturali del nostro paese, dovuta ad una pressione sempre maggiore dei cambiamenti climatici e degli impatti delle attività antropica. Il grande fiume ci sta parlando, forse pure implorando. E navigarlo, soprattutto in questo periodo di estrema siccità, mostrerà ancora di più quanto sia necessaria un’azione collettiva per salvarlo e continuare così a condividerne storie e tradizioni.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dopo un’estate 2024 segnata dalla moria di pesci a causa delle alghe e dei cambiamenti climatici, si corre ai ripari. Ma il Wwf manifesta dei dubbi.
Normative, greenwashing e ruolo del retail: a Marca 2025 un dialogo tra aziende e consumatori promosso da CCM Coop Cartai Modenese e LifeGate.
Nelle foto di Los Angeles sfigurata dagli incendi si notano case, terreni, automobili e boschi coperti da una polvere rosa. Vediamo di cosa si tratta.
Entra in vigore un’altra disposizione della direttiva europea sulla plastica monouso: quella sul contenuto di Pet riciclato delle bottiglie.
Smetteremo di produrre vestiti per rigenerare il Pianeta: è la visione della giornalista Tansy E. Hoskins in “Il libro della moda anticapitalista”.
Dopo oltre tre giorni, gli incendi che hanno circondato la metropoli californiana non accennano ad arrestarsi. Almeno 10 i morti e quasi 200mila le persone evacuate.
Per accelerare l’integrazione di metodi innovativi non animali nella ricerca biomedica è necessario avviare una trasformazione culturale.
Da qui al 20 gennaio saranno designati il Chuckwalla e il Sáttítla national monument: il primo, in particolare, estenderà il parco nazionale di Joshua Tree.