È stata osservata la partenogenesi nei coccodrilli dopo che una femmina ha deposto 14 uova senza essere entrata in contatto con un maschio per 16 anni.
Nel 2018 un coccodrillo femmina ha deposto 14 uova senza essere mai venuta in contatto con un maschio.
In un uovo era presente un feto completamente formato per partenogenesi.
Le analisi del dna hanno dimostrato che feto e madre erano uguali al 99,9 per cento.
Ci troviamo in uno zoo della Costa Rica, qualche giorno fa l’attenzione internazionale si è concentrata qui dopo la conferma della notizia che una femmina di coccodrillo americano, chiamata Coquita, è riuscita a riprodursi da sola dopo aver deposto quattordici uova nel 2018. Questa femmina di coccodrillo, infatti, viveva da sola in un recinto da anni. Per la precisione dal 2002. E dopo ben cinque anni di studi e ricerche è stato possibile affermare che in quella covata, un uovo aveva sviluppato un feto completo identico a lei, confermando la tesi che per la prima volta si fosse verificato un caso di partenogenesi nei coccodrilli.
Un feto di coccodrillo completamente formato
17 gennaio 2018, Parque Reptilandia, Costa Rica. All’interno del recinto di una femmina di coccodrillo americano (Crocodylus acutus) di 18 anni, è stata ritrovata una covata di quattordici uova. Il coccodrillo in questione è arrivato allo zoo quando aveva due anni, nel lontano 2002, e ha passato il resto della sua vita in solitudine. Di quelle uova raccolte e osservate dai custodi, solamente sette sembravano essere fertili e quindi sono state incubate artificialmente. Dopo tre mesi di incubazione nessuna delle uova si è schiusa così sono state aperte per studiarne il contenuto. Qui la sorpresa: in sei uova il contenuto non era distinguibile, ma in un uovo era presente un feto di femmina morto completamente formato.
Nota bene: nell’ordine Crocodylia (coccodrilli, alligatori e gaviali) non sono presenti cromosomi sessuali e la determinazione del sesso viene controllata dalla temperatura. Ad esempio nel Crocodylus acutus, con temperature di incubazione al di sotto dei 30 gradi o superiori ai 33 gradi nascono certamente femmine. Invece, i maschi nascono quando le temperature sono intorno ai 31,5 gradi.
A crocodile in Costa Rica had a virgin birth. Here’s what that means. https://t.co/wjXJ4gnDsZ
Come è stato possibile che un coccodrillo isolato da ben 16 anni abbia prodotto una prole? Stessa domanda a cui ha risposto lo studio pubblicato lo scorso 7 giugno su Biology Letters e che ha poi portato all’attenzione dei mezzi d’informazione internazionali. In questo lavoro sono stati prelevati campioni di dna del feto e della madre, poi confrontati mediante analisi genetiche. I risultati hanno dimostrato che la madre e il feto avevano un genotipo uguale al 99,9 per cento con la completa assenza di alleli paterni. Questo fenomeno prende il nome di partenogenesi facoltativa (dal greco parthenos, “vergine” e dal latino genesis, “nascere”). Praticamente, la cellula uovo della madre, contenente la metà dei geni necessari per un individuo, non si è unita con uno spermatozoo, come normalmente accade, bensì con un globulo polare – una piccola sacca contenente gli stessi cromosomi della madre. Questa sacca è un sottoprodotto che di solito viene scartato, ma in questo caso (e come succede a volte negli individui che possono compiere partenogenesi) si è andata a fondere con la cellula uovo donandole l’altra metà di cromosomi necessari per formare l’individuo.
La partenogenesi è presente anche in altre specie
Questa capacità di generare una prole senza contributi genetici maschili è stata più volte documentata nei vertebrati, e la sua conoscenza è in continua crescita. Primo perché molti degli esempi arrivano dalle istituzioni zoologiche, compresi campioni difficili da ottenere in natura come il condor della California (Gymnogyps californianus), il drago di Komodo (Varanus komodoensis) e il cobra reale (Ophiophagus hannah). Secondo, perché grazie alle moderne analisi molecolari è stato possibile differenziare la partenogenesi facoltativa da un’altra strategia adottata dalle femmine: la conservazione dello sperma, con record anche di sei anni, che rappresentava la risposta più immediata alle nascite dopo lunghi periodi di isolamento da potenziali compagni. La partenogenesi è quindi presente in diversi gruppi di animali come gli uccelli, lucertole, serpenti e pesci elasmobranchi (come squali razze e pesci sega), ora anche dei coccodrilli.
Una strategia meno rara del previsto
La partenogenesi non è una strategia molto efficace di sopravvivenza, anche se alcuni individui nati per partenogenesi riescono a sopravvivere fino all’età adulta e a riprodursi. Inoltre, come si sta scoprendo non è così rara. Come spiega Warren Booth, principale autore dello studio, è possibile che la partenogenesi dia alla specie la possibilità di sopravvivere per lunghi periodi quando non è disponibile un compagno per riprodursi. In questo modo, un nuovo individuo, più giovane e fresco, con gli stessi cromosomi del genitore potrebbe vivere abbastanza a lungo da trovare un compagno e riprodursi sessualmente – riproduzione questa che tende a produrre sicuramente una prole più sana e duratura.
Ora che anche nei coccodrilli è stata dimostrata la partenogenesi gli scienziati sono in fermento poiché vogliono scoprire anche in quale antenato fosse presente. La tecnologia ci sta portando sempre di più a scoperte incredibili, però, lasciando gli scienziati con questo dubbio, recuperare il dna dei dinosauri (al momento) risulta ancora impossibile.
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