Come funziona il passaporto digitale per le batterie

Dal 2027 le norme europee renderanno obbligatorio il passaporto digitale per quasi tutte le batterie dei veicoli elettrici: più attenzione all’ambiente e ai diritti umani.

Tracciare le informazioni relative alle batterie delle automobili adesso è possibile. Lo scorso maggio è stato presentato alla fiera di Hannover il primo passaporto digitale delle batterie: un documento elettronico dove sono riunite tutte le informazioni sensibili sulle batterie dei veicoli esattamente come previsto dal nuovo regolamento Ue 2023/1542 che disciplina l’informativa che devono contenere le batterie all’interno dell’Unione Europea.

La norma prevede, infatti, che da febbraio 2027 tutte le batterie dei veicoli elettrici, dei veicoli a due ruote e le batterie industriali con una capacità superiore a 2 kWh si dotino obbligatoriamente del passaporto digitale. Si tratta di un grande successo per il settore e un passo in avanti per il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica. Conoscere la storia di una batteria è fondamentale per avere più coscienza sul suo impatto climatico e sul suo smaltimento.

Il ciclo di vita della batteria

Il passaporto digitale consentirà di tracciare quasi tutte le info relative al ciclo di vita di una batteria. L’insieme delle informazioni raccolte sulle batterie è raccolto di mano in mano lungo tutta la catena di valore da parte degli attori che ne fanno parte, così da rendere più trasparente l’intero processo. Nello specifico il documento conterrà tutti i dati relativi alla composizione della batteria, la lista dei materiali usati, le operazioni di manutenzione da svolgere, le modalità di smaltimento, i dettagli relativi alla quantità di Co2 generata e le info riguardo i processi di trattamento e recupero. Quasi tutti i dati saranno pubblici, ma alcuni saranno visibili soltanto alle autorità di regolamentazione.

Registro unico delle batterie

Fondamentale sarà garantire un sistema di controllo delle informazioni adeguato. Per queste ragioni l’Unione europea ha pensato di sviluppare un registro elettronico unico delle batterie dove saranno inseriti tutti i passaporti digitali. Non è facile, infatti, assicurarsi il monitoraggio della filiera. Esistono le autorità di vigilanza del mercato ma queste non sempre riescono ad assicurarsi che lo scambio di informazioni tra tutti gli attori della supply chain avvenga in modo trasparente e adeguato. È necessario che intervengano i consorzi per rendere più facile il flusso informativo dal processo di fornitura a quello di smaltimento. Fondamentale, inoltre è che le autorità nazionali eseguano controlli a campione per verificare con regolarità il rispetto dei parametri imposti dall’Unione europea.

I diritti umani e la sostenibilità

Oltre agli aspetti tecnici-materiali, il passaporto digitale batterie mira anche a verificare che le condizioni di lavoro lungo la filiera siano adeguate. Secondo i dati Unicef, infatti, soltanto in Congo nel 2014 erano circa 40mila i ragazzi minorenni che lavoravano nelle miniere di cobalto, materiale fondamentale per la produzione di batterie in litio ricaricabili.  In queste zone i bambini lavorano mediamente 12 ore al giorno, senza alcuna assicurazione e con salari da fame. Si tratta di un fenomeno ben noto alle istituzioni e all’Unione Europea e ora si sta cercando di contenerlo con un sistema che impone alle imprese della filiera di rendere conto alle istituzioni tutto il lavoro svolto per produrre una batteria. Non si può dire ancora con certezza se il passaporto si rivelerà uno strumento adeguato. Tuttavia, si può dire che dal punto di vista della sostenibilità sono stati fatti dei passi in avanti.

 

 

 

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