È il passaporto italiano quello che consente di accedere al più alto numero di nazioni al mondo. A spiegarlo è la nuova classifica dell’Henley Passport Index, elaborata dalla società di consulenza londinese Henley & Partners. Si tratta della prima volta che il nostro paese, che si era comunque piazzato ai vertici anche nelle edizioni passate, raggiunge il primo posto.
Al secondo posto Finlandia, Svezia e Corea del Sud
Sono sei le nazioni i cui passaporti risultano i più “efficaci” alle frontiere: assieme a quello italiano figurano quelli di Francia, Germania, Giappone, Singapore e Spagna. Si tratta, in tutti i casi citati, di documenti che consentono di accedere senza specifiche carte di soggiorno a ben 194 dei 227 stati del mondo.
La classifica è stilata sulla base di dati in possesso della Iata, l’Associazione del trasporto aereo internazionale, che è in grado di verificare, appunto, quali siano i passaporti che consentono più facilmente di entrare nei territori dei vari paesi. Negli ultimi anni, la classifica era stata dominata dalle nazioni asiatiche, con Giappone e Singapore da sole in testa. Ma l’aggiornamento del 2024 indica un’ascesa degli stati europei.
In particolare, al secondo posto figurano i passaporti di Finlandia e Svezia, assieme a quello della Corea del Sud: essi consentono di accedere a 193 nazioni. A completare il podio – al terzo posto con 192 paesi, sono Austria, Danimarca, Irlanda e Paesi Bassi. Buoni i risultati anche di Belgio, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo e Regno Unito, che occupano la quarta posizione, mentre quinte risultano Grecia, Malta e Svizzera.
Le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo si riflettono anche nel passaporto
In generale, le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo appaiono evidentissime anche dal punto di vista dei documenti di viaggio. La Henley & Partners ha pubblicato infatti anche una media del totale di nazioni alle quali è possibile accedere per ciascuna categoria di paesi: quelli del G7 garantiscono frontiere aperte nell’85 per cento dei casi, quelli dell’Unione europea all’84 per cento e quelli del G20 ancora sono piuttosto alti, con il 69 per cento.
Si scende già di livello nel caso delle nazioni che appartengono al Mercosur, con il 58 per cento, e ancor di più per quanto riguarda i Brics (43 per cento) e gli Asean (40 per cento). Molto indietro l’Unione africana, i cui paesi membri non superano il 28 per cento.
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