Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
Il pastore indiano che ha dato tutto per garantire l’acqua agli animali
Kalmane Kamegowda ha 84 anni, vive in India e da solo ha costruito 16 piccoli laghi per dare accesso all’acqua a tutti gli animali della foresta.
Kalmane Kamegowda ha trasformato le sterili colline del suo villaggio in Karnataka, nell’India del sud, in rigogliosi specchi d’acqua. In 40 anni ha creato diversi piccoli laghi, scavando per lo più in solitaria, mentre il suo gregge era al pascolo. Ora in quell’area, afflitta da una gravissima siccità che sta mettendo in ginocchio tutte le regioni meridionali dello stato indiano, gli animali hanno accesso all’acqua anche nei torridi mesi estivi. E l’arido paesaggio si è tinto quasi magicamente di verde. “È la mia eredità – dice Kamegowda – I soldi possono sparire in un giorno, quello che ho fatto è destinato a rimanere”.
Sopravvisuto al Covid-19, Kamegowda è stato lodato dal primo ministro Modi
Potrebbe avere 84 anni ma l’età esatta è incerta, quel che è indubbio è il valore della motivazione e della tenacia che lo hanno spinto a scavare incessantemente la terra, per farla diventare il fondo di un nuovo laghetto. Ne ha creati 16, collegati tra di loro da canali, che ora raccolgono l’acqua delle piogge monsoniche. A farlo conoscere a tutta la nazione è stato il primo ministro indiano Narendra Modi, che lo ha definito pubblicamente “Il guerriero dell’acqua: un contadino ordinario, con una personalità straordinaria”.
Per ringraziarlo del suo notevole contributo all’ambiente, gli è stato consegnato un pass per spostarsi gratuitamente su tutti gli autobus della regione. Gli ultimi mesi di Kemegowda sono stati difficili per motivi di salute. Ferito a una gamba, è stato contagiato dal Covid-19, ma subito dopo il ricovero è ritornato nel villaggio di Dasanadoddi per continuare la sua opera.
Kamegowda ha speso tutto quello che aveva per la sua missione
“Mia madre ha avuto dieci figli e da lei non ho ricevuto affetto”, racconta ai media indiani Kamegowda. “Mi sono sempre sentito più vicino alle mie pecore e agli altri animali. D’estate soffrono molto, hanno bisogno di acqua. Se non avessi fatto qualcosa mi sarei sentito come un demone. Da quando ho iniziato a spendere i miei soldi per questa impresa, alcuni dei miei parenti si sono allontanati, allora gli uccelli, le piante, gli animali sono diventati la mia famiglia. Alcuni mi prendevano in giro, altri mi ostacolavano dicendo che stavo toccando una terra che non era mia. Ma non mi sono fermato.”
Non è mai andato a scuola ma il pastore è riuscito in un’opera ingegneristica
Senza alcuna istruzione scolastica, il pastore ottuagenario ha acquisito da solo la tecnica e i principi necessari per realizzare il suo progetto, compresa l’analisi del suolo: “Sapevo che ovunque fossi riuscito a scavare alla profondità di almeno un metro e mezzo, lì l’acqua sarebbe rimasta – spiega Kamegowda -. Ho costruito dei canali per collegare le riserve, così quando i bacini in alto si riempiono, l’acqua raggiunge quelli più a valle”. Intorno ai laghetti ha piantato anche degli alberi ed ha costruito dei sentieri. Su alcune rocce si possono leggere i suoi pensieri sulla natura.
A due bacini ha dato il nome dei suoi nipoti insegnando loro ad apprezzare quel dono: “Lasciare in eredità questi laghetti, che garantiscono l’acqua tutto l’anno, li rende più ricchi di qualsiasi somma di denaro – conclude il pastore -. Quando qualcuno mi dà dei soldi per uso personale li accetto e così come una persona dipendente dall’alcool li spende tutti in liquori, io li investo nelle riserve d’acqua. Ormai è una dipendenza”.
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