L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Patagonia contro Trump per la riduzione dei parchi americani
Patagonia ha querelato il presidente degli Stati Uniti responsabile della più grande riduzione della superficie di aree protette della storia degli Usa.
La vita all’aria aperta e le attività outdoor sono un aspetto tipico della cultura statunitense, ben sintetizzate da John Muir, uno dei padri del conservazionismo. “Sono uscito per fare una passeggiata e ho finito per star fuori fino al tramonto del sole, perché andare fuori, mi sono accorto, in realtà significava andare dentro”. Eppure l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha iniziato un’opera di riduzione delle aree protette pubbliche, revocandone la protezione e lasciandole alla mercé dello sfruttamento minerario, della ricerca di idrocarburi e dell’edilizia. Patagonia, l’azienda di abbigliamento outdoor fondata da Yvon Chouinard, ha condannato con fermezza questo provvedimento.
Trump taglia 8mila km di aree protette
Lo scorso 4 dicembre il presidente degli Stati Uniti ha effettuato la più grande riduzione della superficie di aree protette della storia degli Usa mutilando due monumenti nazionali nello Utah: il Bears Ears National Monument e il Grand Staircase, ridotti rispettivamente dell’85 e del 50 per cento circa.
Il presidente ha rubato la tua terra
In una dichiarazione ufficiale Rose Marcario, Ceo e presidente di Patagonia, ha attaccato la decisione di Trump mettendone in dubbio la legalità. “Gli americani hanno già espresso in maniera netta la propria opinione riguardo al tentativo senza precedenti di eliminare i monumenti nazionali portato avanti dal governo Trump. Le azioni illegali del governo tradiscono la nostra responsabilità condivisa di proteggere questi luoghi iconici per le future generazioni e rappresentano la più grande cancellazione di aree protette mai avvenuta nella storia d’America. Abbiamo lottato per difendere questi luoghi da quando siamo nati e ora continueremo questa lotta in tribunale”.
Patagonia denuncia Trump
Patagonia, insieme ad un’ampia coalizione composta da nativi americani, istituzioni scientifiche come il Natural Resources Defense Council e il Center for Biological Diversity e organizzazioni ambientaliste come il Sierra Club, ha citato in giudizio il presidente statunitense. Secondo la coalizione la decisione di Trump sarebbe contraria alla legge e ignora lo schiacciante sostegno pubblico per la tutela dei monumenti nazionali. Il presidente avrebbe inoltre preso la decisione senza visitare il Bears Ears o incontrare le tribù di nativi che considerano sacre e ricche di valore spirituale quelle terre.
Il ruolo di Patagonia nella conservazione
L’azienda californiana si batte per tutelare la wilderness statunitense da quasi trenta anni e ha avuto un ruolo importante nell’istituzione di numerosi monumenti nazionali, tra cui il Bears Ears National Monument nello Utah e il Gold Butte National Monument in Nevada.
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Uno spot per la natura
Lo scorso agosto Patagonia ha diffuso uno spot pubblicitario per la televisione, il primo realizzato in quasi 45 anni, per chiedere all’amministrazione Trump di salvaguardare le terre pubbliche americane per le generazioni future. Nello spot Yvon Chouinard chiede la tutela delle aree selvagge, fondamentali per la sua formazione. “Sono stato un imprenditore di successo grazie a tutte le lezioni che ho imparato negli spazi aperti. Le terre pubbliche oggi più che mai sono sotto minaccia perché ci sono alcuni politici egoisti che vogliono venderle e ricavarci del denaro. Dietro i politici ci sono aziende di energia e grosse società che vogliono sfruttare queste risorse nazionali. È solo avidità, questo appartiene a noi, appartiene a tutto il popolo americano. È la nostra eredità. Spero che i miei figli e i miei nipoti potranno vivere le stesse esperienze che io ho vissuto”.
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