La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Patentino cane speciale a Milano: razze coinvolte, pro e contro
Il patentino per le razze cosiddette pericolose è una realtà a Milano. Ecco una disamina di un provvedimento contestato e senz’altro da migliorare.
Approvato nell’ambito del regolamento per il benessere e la tutela degli animali del comune di Milano, il patentino cane speciale ha sollevato immediatamente critiche e richieste di delucidazioni sulle sue normative. La delibera del Consiglio comunale n°4 del 3 febbraio 2020, all’art. 8 comma 2, infatti, introduce l’obbligo di conseguire il patentino per i proprietari e/o i detentori di un cane appartenente a una serie di razze considerate “pericolose”. Una sorta di discriminazione che non prende in esame molte variabili e che si aggiunge ai costi – il patentino costa 50 euro – che i compagni di cani di razze specifiche (ma anche derivati da incroci con questi soggetti) vanno ogni giorno ad affrontare per spese burocratiche, veterinarie, nutrizionali, ecc. E, in un momento in cui si discute di facilitazioni destinate a chi sceglie di avere un amico a quattro zampe, l’introduzione del patentino è vista come un’ulteriore gabella che incide sul conto economico familiare.
Il patentino, uno strumento utile?
Dopo le ben note vicende riguardanti la Covid-19, l’acquisizione del patentino è stata prorogata al 25 ottobre 2020. Per ottenerlo si dovrà seguire un percorso formativo che prevede dieci ore di formazione teorica specifica. Oltre alle lezioni teoriche sono previste anche quattro ore di formazione pratica che saranno condotte da un educatore/istruttore cinofilo, sotto la supervisione del veterinario che organizza il corso (in modo da condividerne i contenuti). La parte teorica sarà tenuta da medici veterinari comportamentalisti e/o da medici veterinari specificatamente formati.
“Il patentino che identifica 27 razze ‘potenzialmente pericolose’ è un’iniziativa non sorretta da alcuna evidenza scientifica e che ha già visto molti comuni penalizzati dal Tar per aver preso decisioni analoghe. Non esistono cani pericolosi. Se un cane si rivela aggressivo significa che il suo proprietario non si è preso cura di lui. Inoltre il patentino si traduce in un nuovo costo per i proprietari con multe fino a 500 euro per chi non è in regola”, spiega Gianluca Comazzi, consigliere comunale a Milano e presidente Fiba (Federazione italiana benessere animale). “Parto da una premessa. Non esistono cani buoni e cani cattivi. Ci sono invece, purtroppo, tanti cani mal condotti. Alcuni, rispetto ad altri, hanno una dimensione della mandibola che può fare la differenza. Sono, appunto, i cani che il regolamento considera “impegnativi”.
In Italia la cultura cinofila è ancora a un livello medio troppo basso. Vivere con un cane è una cosa bellissima, ma bisogna conoscere i suoi bisogni, i suoi comportamenti, i suoi diritti. È un membro della famiglia, non un oggetto. Ci sono persone che, pur accompagnandosi a cani cosiddetti “impegnativi” sono assolutamente incapaci di gestirne le reazioni. E allora ben venga un patentino, che significa dover frequentare un corso e apprendere conoscenze di etologia e benessere animale unite a corrette modalità di conduzione”, ribadisce Edgar Meyer, presidente di Gaia animali & ambiente.
In alcuni paesi del nord Europa, in effetti, chiunque voglia convivere con un cane deve dimostrare conoscenza e superare esami. E il patentino sembra andar proprio in questa direzione: fare formazione. Ma i dubbi sulla corretta formulazione di questo contestato provvedimento rimangono. E rimangono gli interrogativi sulla lista delle razze cosiddette pericolose. “Nell’elenco figura persino il pitbull che, come tutti sanno, non è una razza canina riconosciuta in Italia, sia dalla Fci (Federazione cinologica internazionale) sia dall’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana)”, conclude Comazzi.
Le razze per le quali serve il patentino
Ecco l’elenco delle razze incriminate: american bulldog, pastore dell’anatolia, pastore di ciarplanina, pastore dell’Asia centrale, pastore del Caucaso, pastore maremmano abruzzese, cane da Serra da Estreilla, dogo argentino, fila brazileiro, perro da canapo majoero, perro da presa canario, perro da presa mallorquin, pitbull, pitbull mastiff, pitbull terrier, rafeiro do alentejo, rottweiler, rhodesian ridgeback, tosa inu, american staffordshire, bandog, bull terrier, boerboel, cane corso, cane lupo cecoslovacco, cane lupo di saarloos, cane lupo italiano. L’elenco però non è completamente esaustivo.
Oltre ai già citati incroci derivati da queste razze (alcune decisamente rare e poco conosciute), infatti, non viene preso in esame un cane da guardia e difesa “per eccellenza” come il dobermann che, stando alla classificazione internazionale della Fci rientrerebbe tra i molossoidi, invece che fra i lupoidi. E, sull’argomento rimane una sostanziale incertezza. Che sia bastato questo a far sì che il dobermann non venga considerato pericoloso?
Possibili soluzioni e spunti di intervento
Il problema del patentino e della sua corretta formulazione non può non prescindere da una seria e consapevole educazione cinofila. Al di là di razze pericolose o meno e degli incroci da esse derivate (come si possa poi identificare un incrocio non si sa con esattezza: solo sulla base di un riscontro visivo?), gli incidenti fra cani e persone a Milano, come in tutto il resto d’Italia, sono spesso il risultato di una scarsissima educazione civica dei proprietari. E di una non osservanza delle leggi a riguardo.
La conduzione con collare (o pettorina) e guinzaglio, per esempio, rimane un problema irrisolto, malgrado le leggi in merito, e i cani lasciati liberi di vagare senza controllo alcuno in città come in campagna rimangono un grosso problema sia per le persone che per gli altri animali. In questo caso il patentino dovrebbe essere un necessario complemento per chiunque voglia avere un cane al proprio fianco, che sia di razza o non, piccolo o grande, pericoloso o meno.
Controlli più frequenti, inoltre, riuscirebbero a evitare risse e aggressioni e magari fare in modo che si adotti una corretta gestione del proprio amico consapevolmente, senza colpevolizzare razze o incroci e formulare elenchi discriminatori e poco incisivi. Vedremo, comunque, come si concretizzerà l’esperienza milanese e se davvero preluderà a una crescita cinofila adeguata e a un più corretto rispetto civico.
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