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Patrick Blanc, il guru dei giardini verticali. La mia ispirazione viene dalle piante
I suoi giardini verticali sono ovunque, da New York a Singapore, dal Kuwait alla Cina. Perché le piante non solo portano benessere, ma aiutano a ridurre le temperature e gli inquinanti in città.
Botanico e visionario. A Mantova si presenta insieme a Stefano Boeri col colore che probabilmente preferisce di più: capelli verdi, completo verde. E una carica travolgente. Al teatro sociale racconta dei suoi viaggi intorno al mondo che l’hanno portato a studiare come le varie specie vegetali abbiano colonizzato i più inusitati anfratti creati dagli agenti atmosferici. Le foreste della Thainlandia, della Cina, l’Amazzonia. Centinaia di specie vegetali che hanno trovato il modo di abbarbicarsi e arrampicarsi su rocce, costoni, grotte. Creando spesso ecosistemi e paesaggi unici. Basti pensare al monte Tianzi o alle Hallelujah Mountain all’interno dello Zhangjiajie national forest park.
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È da questa predisposizione delle specie vegetali che Blanc ha preso ispirazione per i suoi progetti, famosi in tutto il mondo. I suoi giardini verticali sono ovunque: hotel, uffici, torri, interi palazzi. E ognuno è a suo modo unico, perché per ogni progetto il botanico crea una particolare composizione in base alle caratteristiche climatiche del luogo e al risultato che vorrà ottenere. “Gran parte del mio lavoro scientifico si basa sullo studiare come le piante si siano adattate a sopravvivere nella zona inferiore e meno illuminata delle foreste tropicali, laddove solo l’1 per cento della luce solare è disponibile”, racconta dietro le quinte del teatro sociale dopo un panel su come rendere più verdi le città del futuro. “Qui a causa della scarsità di luce si crea un’architettura del tutto particolare, alla quale appunto mi ispiro”. Le foglie infatti per “catturare” quel poco di luce disponibile spesso formano strutture verdi dalle forme più disparate, mentre arbusti e alberi riescono a crescere dove l’uomo non ha mai messo piede. “Studio la loro resistenza, la loro struttura, come si propagano, come i semi crescano vicino alla pianta madre o come vengono trasportati più lontano. Cerco di considerare l’intero ciclo di vita della pianta”.
Giardini verticali per città più verdi
A Mantova si è discusso molto su come le foreste urbane e il verde in generale potranno concorrere ad avere città più fresche e salubri nei prossimi decenni. A causa dei cambiamenti climatici le temperature nelle città aumenteranno, causando vere e proprie ondate di calore. “I giardini verticali sono perfetti per i viali e le strade più strette, perché in questo caso è possibile abbassare notevolmente le temperature”. La corretta presenza di foreste urbane e verde nelle città può ridurre infatti le temperature dai 2 agli 8°C. “Quando realizzo un giardino verticale, pianto dalle 100 alle 200 specie diverse. Che devono convivere e sopravvivere nel tempo. Per questo prendo in considerazione la loro crescita negli anni, in modo tale che non debbano essere sostituite e che possano avere la minor manutenzione possibile”. Secondo Blanc i giardini verticali si possono piantare ovunque, “anche un parcheggio sotterraneo può andare bene se si scelgono le piante giuste”. O anche in pieno deserto, come al Kafd Conference Center a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, dove il botanico ha realizzato uno spettacolare tetto verde. “Qui è stato molto interessante perché ho dovuto scegliere le piante pensando che d’estate le temperature possono toccare anche i 55°C”.
Le città del futuro saranno delle foreste urbane
È questo il manifesto nato a Mantova dal primo World forum on urban forests. Piantare alberi nelle città significherà ridurre le emissioni di CO2, ridurre le temperature medie, ridurre gli inquinanti. E aumentare il benessere dei suoi abitanti. “Ovviamente le foreste urbane possono essere parte della soluzione”, spiega Blanc. “Oggi la maggior dei progetti d’architettura nelle grandi città sono ‘green’, in particolare nelle grandi città occidentali e orientali”. Basti pensare a “Le Nouvel towers” inaugurate quest’anno a Kuala Lumpur, uno dei progetti preferiti del botanico perché lì “ho potuto piantare 243 piante rampicanti diverse, creando quello che è un giardino botanico verticale a tutti gli effetti”.
Per comprendere la vena creativa di Patrick Blanc bisogna guardare a Parigi, al suo appartamento: una foresta indoor. “A casa volano gli uccelli, ho le lucertole che si arrampicano sui muri e una piscina tutta intorno dove nuotano i pesci. Così mentre lavoro vedo la natura intorno a me”. Un giardino verticale che gli permette di vivere senza aria condizionata. “Quest’estate a Parigi c’erano 39°C, ma nel mio appartamento ce n’erano 28”. Qui sopravvivono esemplari raccolti negli anni ’80 e provenienti da ogni parte del mondo, in un’apoteosi di verde che probabilmente non solo gratifica la vista, ma quieta anche l’animo.
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