
La Commissione europea ha presentato a fine maggio una direttiva volta a ridurre l’inquinamento da plastica. Un obiettivo da raggiungere entro il 2030.
L’Italia aderisce al Patto europeo sulla plastica, che prevede obiettivi stringenti anche se non vincolanti su riciclo e riuso da raggiungere entro il 2025.
L’Italia è uno dei quindici paesi ad aver aderito al Patto europeo sulla plastica (European plastic pact), lanciato nel 2019 su iniziativa di Francia e Olanda per accelerare le pratiche di riuso e di riciclo. Con soluzioni innovative e per una transizione più rapida verso l’economia circolare. Il patto è stato sottoscritto anche da 66 aziende e organizzazioni private, e impegna i firmatari su quattro punti specifici: la progettazione circolare di prodotti e imballaggi in plastica; l’uso responsabile di tale materiale; il riciclo; l’uso dei prodotti riciclati.
#Ambiente: Italia aderisce al Patto europeo sulla #plastica. Il @SergioCosta_min: “La gestione necessita di strumenti condivisi tra governi e imprese” – https://t.co/dH2qi9yXpV pic.twitter.com/ASXfP6Q9Jj
— Ministero Ambiente (@minambienteIT) March 6, 2020
Nestlé, Unilever, Suez and more have signed the European Plastics Pact.https://t.co/KoVkymMNTt#PACK2020 #packaging #packagingdesign #packagingideas #ecopackaging #sustainablepackaging #plastics #plasticfree #plasticpact pic.twitter.com/8cwLSVg8bJ
— PackagingInnovations (@EasyfairsPACK) March 11, 2020
Per facilitare il raggiungimento di questi obiettivi, i governi che hanno aderito al patto, tra i quali figura l’Italia, si impegnano ad attuare politiche che investano nelle infrastrutture di raccolta e riciclo di rifiuti, prevedendo politiche fiscali di sostegno, sensibilizzando i consumatori. Interventi che andranno effettuati a livello nazionale, ma che anche grazie al patto andranno pensati a livello europeo da tutti gli attori pubblici e privati in prima fila nella lotta all’inquinamento legato alla plastica. L’adesione al patto è su base volontaria, ma presuppone l’assunzione di impegni quantificabili ed estremamente ambiziosi, verificabili ogni anno.
L’Italia ha deciso di sottoscrivere il patto, ha spiegato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, perché “siamo convinti che una tematica così complessa come quella legata alla plastica e il contrasto all’inquinamento prodotto necessitino di strumenti condivisi tra i paesi europei e tra i molteplici attori coinvolti nella gestione”. Il presidente di Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero della plastica Antonello Ciotti ha avvisato però che ora è necessario che i paesi aderenti stabiliscono delle regole comuni per raggiungere i medesimi obiettivi, altrimenti “ogni azione su questo tema è benvenuta, ma il rischio è una giungla di disposizioni e richieste che cambiano da un paese all’altro”.
L’#Italia aderisce al Patto europeo sulla #plastica https://t.co/u6CbAyZo0N pic.twitter.com/QfpJuMm1zw
— Adnkronos (@Adnkronos) March 6, 2020
Secondo la ministra dell’Ambiente olandese Stientje van Veldhoven, ideatrice del patto, “se vogliamo affrontare i cambiamenti climatici dobbiamo guardare, oltre all’energia, ai materiali e iniziare a trattare la plastica come materia prima preziosa e tenerla fuori dai nostri oceani”. D’altronde, gli oceani sono di tutti, e proprio come l’atmosfera necessitano di uno sforzo comune e globale.
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