Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
Paul Revere & The Raiders: ode ai nativi americani
24 luglio 1971, Stati Uniti. I Paul Revere & The Raiders raggiungono per la prima volta nella loro storia la posizione più alta della classifica con il singolo Indian Reservation (The Lament of the Cherokee Reservation Indian), una canzone di protesta dei nativi americani composta da John D. Loudermilk’s. Curioso il fatto che che la band non sia
24 luglio 1971, Stati Uniti. I Paul Revere & The Raiders raggiungono per la prima volta nella loro storia la posizione più alta della classifica con il singolo Indian Reservation (The Lament of the Cherokee Reservation Indian), una canzone di protesta dei nativi americani composta da John D. Loudermilk’s. Curioso il fatto che che la band non sia presente in studio quando questo singolo viene registrato: la canzone è opera infatti del solo cantante Mark Lindsay.
Ad ogni modo, capito l’enorme potenziale commerciale dell’operazione, il buon Paul Revere compie un immenso tour in tutti gli Stati Uniti per promuovere Indian Reservation e l’album omonimo. Gli sforzi vengono ripagati: per una settimana, infatti, il singolo rimane al vertice della classifica, vendendo oltre sei milioni di copie e facendo diventare così i Raiders il gruppo di maggior successo della Columbia Records per un bel periodo.
I Paul Revere & The Raiders si erano affermati a metà anni ’60 con la cover di Louie Louie e soprattutto con i singoli Steppin’ Out, Just Like Me, Hungry, Him or Me-What’s It Gonna Be e Kicks, quest’ultima tra le 500 migliori canzoni di sempre secondo la rivista Rolling Stone. Una garage-band di successo, che ha cambiato vari stili e generi (dal R’N’B strumentale alla psichedelia, fino al country-rock nei ’70s) e che sul palco si presentava conciata da statunitensi di fine XVIII secolo.
Roberto Vivaldelli
Twitter: @rvivaldelli
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