Il fondatore di Sea Shepherd Paul Watson è libero e non sarà estradato in Giappone

Paul Watson è stato rilasciato dalla prigione in Groenlandia dove era detenuto da luglio. Respinta la richiesta di estradizione in Giappone.

  • Paul Watson è uscito dalla prigione in Groenlandia dove era detenuto da luglio.
  • L’attivista, fondatore di Sea Shepherd, non sarà estradato in Giappone.

Nella giornata di martedì 17 dicembre le autorità danesi hanno rilasciato Paul Watson, fondatore dell’organizzazione no profit Sea Shepherd, dalla prigione della Groenlandia in cui era detenuto. L’attivista 74enne non sarà estradato in Giappone, dove rischia una pena massima di 15 anni di detenzione.

Perché Paul Watson era stato arrestato

Paul Watson era stato arrestato domenica 21 luglio in Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, non appena la nave John Paul je Doria su cui viaggiava aveva fatto tappa a Nuuk nel corso di una missione volta a intercettare una baleniera di progettazione giapponese. Watson, che ha nazionalità canadese e statunitenese, aveva lasciato Sea Shepherd nel 2022 per poi fondare la Captain Paul Watson Foundation.

Su di lui pendeva dal 2012 un mandato d’arresto da parte del Giappone: dapprima con un “red notice” da parte dell’Interpol, scaduto due volte, e poi con una richiesta diretta avanzata alla Danimarca lo scorso giugno. I fatti risalgono al 2010. All’epoca, secondo l’accusa, Paul Watson avrebbe fatto irruzione illegalmente durante un’operazione in Antartide, danneggiando una nave baleniera e ferendo un membro dell’equipaggio. “Dopo cinque mesi è bello essere fuori e vedere che non mi manderanno in Giappone, e quindi tornare a casa per Natale”, dice l’attivista in un video pubblicato dalla sua fondazione.

Perché la Danimarca non ha accolto la richiesta di estradizione del Giappone

Il ministero della Giustizia danese, tramite una nota, chiarisce che non esiste un trattato di estradizione tra Danimarca e Giappone: ciò significa che la procedura non è automatica ma, al contrario, il paese può decidere di volta in volta se accogliere la richiesta pervenuta. Nel caso di Paul Watson, le autorità hanno ritenuto che non ci fossero le condizioni.

Non c’è dubbio sul fatto che il Giappone rispetti i diritti umani e lo stato di diritto, precisa il ministro della Giustizia Peter Hummelgaard. Ma è anche vero che sono già passati diversi mesi dall’arresto di Paul Watson e, in seguito alla corrispondenza con il paese asiatico, non è stato possibile garantire che questo periodo di detenzione venisse poi detratto da un’eventuale pena. Tutto questo a fronte di presunti reati che risalgono a più di 14 anni fa. Per ora l’ambasciata giapponese a Copenaghen ha preferito non commentare la notizia.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati