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Sannazzaro de’ Burgondi, cosa è successo alla raffineria della Eni
Una raffineria della Eni nelle campagne pavesi è in fiamme da questo pomeriggio. Non si escludono feriti.
Un incendio, una “palla di fuoco” per i testimoni, ha interessato l’impianto Est della raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia di Pavia, una delle più grandi e vecchie d’Italia (attiva dal 1963). Le fiamme, visibili da chilometri di distanza, si sono alzate in cielo a partire dalle 15:40 del primo dicembre. Per fortuna, nessuno è rimasto ferito, anche se un operaio ha subìto una forma di intossicazione. Le procedure di evacuazione hanno funzionato regolarmente e gli operai della Eni si sono rifugiati nei bunker della struttura durante l’incidente.
“Le cause dell’incendio sono in corso di accertamento”, ha affermato la società petrolifera Eni (Ente nazionale idrocarburi). “La società prende atto che dai primi rilievi compiuti dalle autorità locali competenti non risultano nell’aria particolari concentrazioni di sostanze inquinanti”. Infine, Eni ha confermato che alle ore 7:50 del 2 dicembre è stato comunicato il “cessato allarme” alla raffineria.
Paesi deserti dopo l’incidente
Le strade provinciali di collegamento verso e dalla raffineria sono state chiuse e sono presidiate dai carabinieri. I paesi confinanti con la raffineria (Oltre a Sannazzaro, anche Ferrera, Scaldasole, Mezzana Bigli e Pieve Albignola) sono deserti per paura che i fumi sprigionati dall’incendio contengano sostanze tossiche. Anche le scuole sono rimaste chiuse nella giornata di venerdì 2 dicembre e l’Arpa Lombardia (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) ha posizionato centraline mobili per analizzare le ricadute dei fumi, in particolare le polveri sottili. I primi dati dovrebbero essere noti a partire da domenica 4 dicembre.
#Sannazzaro fiamme alte e difficili da spegnere. pic.twitter.com/VktcAOAaEw
— Ginevra Astor (@ginevraastor) 1 dicembre 2016
L’incendio è stato domato nella serata di giovedì 1 dicembre, anche se il fumo continua a uscire e la Protezione civile non ha ancora annullato il monito volto a evitare di frequentare le strade e le aree vicine alla raffineria. Secondo le testimonianze, l’incidente ha avuto due fasi. La prima caratterizzata dalle fiamme, contenute, che uscivano da un reattore. Poi l’incendio si è propagato a tutto l’impianto Est della raffineria di Sannazzaro. Dopo un’ora, ci sono state anche dei boati seguiti a scoppi (almeno tre) avvertiti a chilometri di distanza.
“Fiamme alte 60 metri”
“Stavamo lavorando in un luogo chiuso e abbiamo sentito le sirene d’allarme della raffineria e sentito visto le fiamme. All’inizio non erano molto alte, poi c’è stata una serie di scoppi con tantissimo fumo e fiamme che superavano l’altezza delle ciminiere, a più d 60 metri”, ha affermato Emilio Sala, un agricoltore che vive e lavora presso la cascina Gattinera di Ferrera.
Sulla pagina Facebook del comune di Sannazzaro il comune ha prima emesso e poi revocato lo stato di preallarme, dopo aver invitato i cittadini a rimanere chiusi nelle loro abitazioni o cercare riparo nel locale chiuso più vicino.
Pochi giorni fa (il 10 novembre) si era tenuto uno workshop Essere costruttori di sicurezza, organizzato proprio dalla raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi alla presenza delle autorità politiche locali e di rappresentanti dell’economia del territorio per parlare di sicurezza per “coloro che entrano nel perimetro dello stabilimento e che vivono nel contesto esterno”.
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