Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
I Pearl Jam donano 54mila dollari per la tutela delle foreste in Sudamerica
Il 28 novembre scorso i Pearl Jam hanno chiuso il tour in Centro e Sud America, partito il 4 novembre 2015 e caratterizzato dalle cover proposte durante le nove serate: da Comfortably numb dei Pink Floyd a Imagine di John Lennon fino agli U2. Ma la band di Seattle lascia il segno in
Il 28 novembre scorso i Pearl Jam hanno chiuso il tour in Centro e Sud America, partito il 4 novembre 2015 e caratterizzato dalle cover proposte durante le nove serate: da Comfortably numb dei Pink Floyd a Imagine di John Lennon fino agli U2.
Ma la band di Seattle lascia il segno in Sud America soprattutto per un altro motivo: i Pearl Jam hanno deciso, infatti, di compensare le emissioni di anidride carbonica prodotte dal proprio tour, finanziando progetti strategici di mitigazione delle emissioni stesse. Il gruppo investirà in progetti di compensazione delle emissioni di gas serra, piano sviluppato e previsto nell’ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).
La donazione ammonta a 54mila dollari e verrà utilizzata per sostenere due progetti di conservazione e tutela di siti e habitat naturali: il primo vede impegnata l’ong americana Carbon Fund, che interviene in Brasile a tutela della foresta amazzonica; il secondo è l’Alto Mayo Project, promosso dall’organizzazione no profit Conservation International, che prevede la conservazione della foreste della regione peruviana di Alto Mayo.
Stone Gossard, chitarrista della band, ha detto:
Accanto ai lati positivi, credo che sia giusto riconoscere anche l’impatto negativo che la nostra attività ha sul pianeta. Siamo spesso in tour e i nostri tour emettono anidride carbonica. Siamo costantemente alla ricerca di modi per ridurre e mitigarne gli effetti. La nostra strategia è stata quella di “autotassarci” e investire quei soldi in progetti di compensazione. Speriamo che questo possa servire come fonte di ispirazione per altre aziende o governi.
In realtà non è la prima volta che i Pearl Jam si impegnano in tal senso: è dal 2003 che la band tiene traccia delle emissioni di gas serra dei propri live e, ad oggi, ha investito oltre cinquecentomila dollari in progetti di compensazione.
Nel tour brasiliano i Pearl Jam hanno anche suonato dal vivo a Belo Horizonte, dove hanno ricordato le vittime del recente disastro ambientale nel quale un fiume di fango tossico ha investito il villaggio di Bento Rodrigues a Mariana, cittadina nella regione di Minas Gerais, e inquinato migliaia di chilometri quadrati di territorio, raggiungendo l’oceano Atlantico.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
I Massive Attack hanno chiuso l’edizione 2024 del Todays festival con uno show unico, dove la musica si è mescolata alla mobilitazione politico-sociale.
Dopo quasi quindici anni, il sogno dei fan si realizza: i fratelli Gallagher hanno fatto pace, gli Oasis tornano a suonare insieme.
Long Story Short è il nuovo Ep dell’artista italopalestinese Laila Al Habash. L’abbiamo incontrata per parlare di musica, attivismo e del genocidio nella Striscia di Gaza.
Hard art è il collettivo interdisciplinare fondato da Brian Eno per combattere i cambiamenti climatici e le crisi globali del nostro tempo.
Il progetto Sounds right consente agli artisti di accreditare la natura come co-autrice quando utilizzano i suoi suoni nelle loro composizioni.
La techno diventa voce di protesta contro i cambiamenti climatici nelle strade di Parigi grazie al collettivo Alternatiba Paris.
“Sulle ali del cavallo bianco” è il nuovo album di Cosmo, a tre anni dall’ultimo. Un periodo in cui il musicista di Ivrea è cambiato molto, tranne su un punto. La voglia di lottare per i diritti civili.
La commissione nazionale tedesca per l’Unesco ha dichiarato la scena techno di Berlino patrimonio culturale della Germania, riconoscendo il ruolo di musica, club e rave nei processi di trasformazione sociale.