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Pelliccia nei vestiti dei bambini, ritirati due capi tossici
Lav rileva la presenza di sostanze tossiche in alcuni capi per bambini contenenti pelliccia. Il ministero della Salute ne vieta la vendita.
In seguito a un’analisi condotta dalla Lega Anti Vivisezione, è emerso che alcuni capi per bambini contenenti pelliccia vera presentano un’elevata quantità di sostanze tossiche per la salute, il cui utilizzo è strettamente vincolato alla normativa europea Reach sulla “registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche”. L’Istituto superiore della sanità (Iss) ha ritenuto opportuno svolgere tutte le dovute indagini, avvalendosi dell’organo statale dei Nas e, alla luce dei risultati ottenuti, il ministero della Salute ha ordinato il sequestro di alcuni capi.
L’indagine condotta da Lav
Si chiama Toxic Fur 2 l’inchiesta condotta dalla Lav nel 2014 che ha denunciato la presenza di alcune sostanze tossiche in capi per bambini di età inferiore ai 36 mesi contenenti pelliccia. Nella fattispecie, i campioni implicati nell’indagine sono stati un cappotto per bambina con inserto in pelliccia di coniglio D&G; un giubbotto per bambina con bordo del cappuccio in pelliccia di coniglio Blumarine; un parka per bambino con pelliccia di procione Woolrich.
I capi ritirati dal mercato
Dopo le indagini condotte dall’Iss, il ministero della Salute ha predisposto il sequestro permanente da tutti i canali distributivi di due capi a rischio: il piumino per bambina marcato Blumarine (già segnalato da Lav) e una coperta per neonati in pelliccia d’agnello del marchio Christ. Per quanto riguarda i prodotti D&G e Woolrich, risultati altrettanto positivi nell’indagine “Toxic Fur 2”, il ministero si è detto incapace di svolgere le analisi del caso per mancato reperimento nei sopralluoghi dei Nas.
Le sostanze tossiche rilevate
Cromo esavalente (cromo +6) e cromo trivalente (cromo +3): queste sono le sostanze rilevate in entrambi i prodotti testati. La loro composizione deriva dall’ossidazione di un metallo molto pesante, il cromo, che viene largamente utilizzato nell’industria tessile, in particolar modo in quella conciaria.
In entrambi i casi, si tratta di sostanze tossiche per la salute e per l’ambiente, come riportato anche nella campagna Detox di Greenpeace sull’industria dell’abbigliamento.
Il cromo +6 è catalogato come sostanza cancerogena per qualsiasi organismo vivente, corrode la pelle e le mucose e, se ingerito, può essere addirittura letale. Il cromo +3, meno pericoloso dell’esavalente, rientra tra quelle sostanze allergeniche che, in quantità superiori al dovuto, è responsabile dell’insorgere di effetti di sensibilizzazione cutanei.
La questione delle sostanze tossiche utilizzate nell’industria tessile e, soprattutto, non dichiarate in etichetta, sono un problema da tenere costantemente monitorato. Le organizzazioni sensibili alle questioni etiche e ambientali compiono un lavoro ammirevole in questo senso, ma la rivoluzione deve partire anche dai consumatori: come afferma Simone Pavesi, responsabile della Lav – campagna pellicce, “i consumatori possono limitare l’esposizione a queste sostanze pericolose evitando di indossare e acquistare per sé e per i propri figli, prodotti contenenti anche piccole parti in pelliccia animale.”
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