Il Belize è il secondo Paese più piccolo dell’America centrale dopo El Salvador. La sua barriera corallina è patrimonio Unesco e protagonista del progetto Diritto a REsistere.
Per salvare la barriera corallina bisogna cominciare dal pesce pappagallo
Le barriere coralline, si sa, sono in pericolo. Il cambiamento climatico le sta mettendo a dura prova tra acidificazione degli oceani e eventi climatici estremi, come uragani e tempeste tropicali sempre più intensi. Ovviamente, per salvarle basterebbe tutelare l’intero ecosistema, incluse le specie che le popolano. Ma l’Unione mondiale per la conservazione della natura
Le barriere coralline, si sa, sono in pericolo. Il cambiamento climatico le sta mettendo a dura prova tra acidificazione degli oceani e eventi climatici estremi, come uragani e tempeste tropicali sempre più intensi. Ovviamente, per salvarle basterebbe tutelare l’intero ecosistema, incluse le specie che le popolano.
Ma l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) potrebbe aver trovato una causa del declino dei coralli ancora più importante e una strategia più precisa per proteggere i loro colori. Bisogna salvare i pesci pappagallo.
I pesci pappagallo sono erbivori coloratissimi, un po’ come i ricci di mare, che trascorrono il 90 per cento della loro giornata a cibarsi di alghe. La pesca intensiva, però, ha ridotto il loro numero contribuendo a un’esplosione delle alghe che ora stanno soffocando i coralli.
La soluzione è contenuta in un rapporto redatto dall’Iucn insieme al Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e al Global coral reef monitoring network. Il documento è stato scritto dopo aver monitorato 90 località caraibiche a partire dagli anni Settanta e contiene dati che non erano mai stati pubblicati finora.
L’estensione dei coralli dei Caraibi, che rappresenta il 9 per cento di tutti quelli presenti sulla Terra, si è ridotta del 50 per cento dall’inizio della raccolta delle informazioni mentre l’invasione delle alghe è cominciata a metà degli anni Novanta, da quando il sovrasfruttamento ittico (overfishing) ha messo a dura prova la popolazione dei pesci pappagallo e di altre specie erbivore.
“La velocità con la quale le barriere coralline dei Caraibi stanno scomparendo è veramente allarmante” ha spiegato Carl Lundin, direttore dell’Iucn. “Ma lo studio porta con sé anche notizie incoraggianti: il destino dei coralli caraibici non è al di fuori del nostro controllo ma, anzi, dimostra che possiamo compiere azioni concrete per salvarli”.
Il consiglio finale dei ricercatori è quindi molto semplice. Per ottenere risultati nel breve periodo i governi dei 38 paesi caraibici interessati dovrebbero bloccare la pesca di ricci e pesci pappagallo nelle loro acque territoriali e aiutare i coralli a resistere alle altre conseguenze negative del riscaldamento globale.
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