Ci sono problemi in un impianto di cattura e stoccaggio (Ccs) della CO2 negli Stati Uniti

La popolazione dell’Illinois è preoccupata per l’impianto di sequestro di CO2 (Ccs). L’azienda ha tenuto nascosto la prima perdita per diversi mesi.

  • Negli Stati Uniti, ci sono 150 richieste di costruzione di impianti di cattura e stoccaggio della CO2 (Ccs).
  • Tra quelli già realizzati (in tutto quattro), quello dell’Illinois, dell’azienda Adm, sta dando i primi segni di cedimento.
  • L’anidride carbonica stoccata nel sottosuolo starebbe fuoriuscendo, rischiando di contaminare le falde acquifere.

Le perdite di CO2 dagli impianti di sequestro e stoccaggio dell’anidride carbonica (Ccs) stanno allarmando la popolazione dell’Illinois, negli Stati Uniti d’America (Usa). Al centro della vicenda c’è l’impianto dell’Adm (Archer-Daniels-Midland), società di trasformazione globale di cereali che, dopo le autorizzazioni ricevute, sta sperimentando il sequestro della CO2 dall’atmosfera nel suo impianto di Decatur, nella contea di Macon. Si tratta del primo impianto commerciale autorizzato negli Usa a catturare la CO2 e a stoccarla nel sottosuolo.

La tecnologia utilizzata, appunto la cattura e lo stoccaggio della CO2 (carbon capture and storage, Ccs), è ancora considerata poco promettente (come dimostra il più grande impianto del mondo, in Islanda) ma per molti stati, soprattutto quelli più ricchi, sta diventando un pilastro delle strategie governative per ridurre le emissioni di gas serra prodotte da combustibili fossili e raggiungere gli obiettivi climatici. Nel caso degli Stati Uniti, l’Inflation reduction act firmato dall’amministrazione uscente guidata da Joe Biden, ha potenziato sussidi e crediti d’imposta per il settore, avviando una vera e propria corsa alla Ccs.

Attualmente, negli Stati Uniti sono operativi solo quattro pozzi per il sequestro dell’anidride carbonica – due in Illinois e due in Indiana – ma altri sono in arrivo. In Illinois, la conformazione geografica favorisce la Ccs, con tre gasdotti e 22 pozzi in attesa di approvazione, mentre a livello nazionale l’Epa (lo Us environmental protection agency) sta esaminando 150 richieste.

L’impianto cattura CO2 “Orca”, Islanda © Climeworks

I rischi della Ccs sulle risorse idriche

Le operazioni di Ccs comportano rischi per le risorse idriche, poiché la CO2 pressurizzata può fuoriuscire e spingere la salamoia nei serbatoi salini, portando alla contaminazione da metalli pesanti e all’abbassamento del pH, rendendo l’acqua non potabile. I critici temono che risolva un problema creandone altri.

A settembre, una perdita è stata rilevata nell’impianto Adm di Decatur, come riportato dalla testata online E&e news. Test successivi dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) hanno rivelato una seconda perdita nello stesso mese, ma l’agenzia ha confermato che non c’era minaccia per le falde acquifere. Tuttavia, le preoccupazioni restano, soprattutto sulla trasparenza dell’azienda e l’efficacia della Ccs.

Una perdita tenuta nascosta per mesi

Funzionari dell’Adm hanno rassicurato il consiglio comunale di Decatur, sostenendo che “non lo farebbero se non fosse sicuro”. Ma Adm ha tenuto nascosta la prima perdita per mesi. La scoperta è avvenuta a marzo, ma l’azienda non l’ha comunicata nemmeno durante le negoziazioni per ottenere il permesso di sequestrare la CO2, approvato a luglio.

Non è chiaro se Adm fosse legalmente obbligata a segnalare le perdite in anticipo, ma le autorità locali si sono dette sorprese. David Horn, consigliere comunale, ha criticato il ritardo nella comunicazione, sollevando dubbi sulla sicurezza a lungo termine della Ccs. Insomma, come ha avuto modo di dire una cittadina preoccupata sul giornale online Grist, “il sequestro di CO2 non deve essere fatto solo perché è tecnicamente possibile”.

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