Il cane sta male, permesso retribuito alla padrona per assisterlo

Per la prima volta in Italia una dipendente ha ottenuto due giorni di permesso per prendersi cura del cane sottoposto a un intervento chirurgico.

Sono oltre sessanta milioni, secondo i dati Eurispes, gli animali domestici che vivono nelle case degli italiani. Per tantissime persone dunque gli animali sono a tutti gli effetti membri della famiglia. È quindi importante che il Codice civile si adegui e riconosca giuridicamente l’importanza di questo legame. In questo senso qualcosa sembra finalmente muoversi, una dipendente dell’università La Sapienza di Roma ha infatti ottenuto due giorni di permesso retribuito per assistere il proprio cane che doveva operarsi, non era mai successo in Italia.

Non curare un animale è reato

Il suo cane, in seguito ad una paralisi della laringe, doveva sottoporsi ad un intervento chirurgico e la donna, che vive da sola, ha chiesto all’ateneo due giorni di permesso per gravi motivi personali e famigliari per assistere al meglio l’animale dopo l’operazione. Inizialmente l’università, vista la natura singolare della richiesta, avrebbe chiesto di motivare meglio la domanda, così la dipendente ha chiesto l’assistenza legale della Lav. L’organizzazione animalista è riuscita a dimostrare, tramite alcune sentenze della Cassazione, che la mancata cura di un animale configura i reati di abbandono e maltrattamenti.

 

Uno storico precedente

Dopo aver ricevuto il certificato del veterinario l’ufficio del personale dell’università ha concesso il permesso all’impiegata che potrà prendersi cura del proprio animale senza dover chiedere ferie. Si tratta indubbiamente di un gesto di civiltà che costituisce un importante precedente. “Ora, con le dovute certificazioni veterinarie, chi si troverà nella stessa situazione potrà citare questo precedente – ha affermato il presidente della Lav Gianluca Felicetti. – Un altro significativo passo in avanti che prende atto di come gli animali non tenuti a fini di lucro o di produzione sono a tutti gli effetti componenti della famiglia, è un altro passo avanti verso un’organica riforma del Codice civile che speriamo il prossimo governo e il prossimo parlamento avranno il coraggio di fare, approvando la nostra proposta di legge ferma dal 2008”.

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